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Vitigni resistenti in Emilia-Romagna: a che punto è il progetto del Consorzio Vitires

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Procede a passo spedito il progetto di ricerca e sperimentazione sui vitigni resistenti in Emilia-Romagna messo in campo dal Consorzio Vitires che associa, insieme al Centro di ricerche Ri.Nova, quattro big tra i gruppi del mondo cooperativo: Cantine Riunite & Civ, Cantina Sociale di San Martino in Rio, Caviro e Terre Cevico. Nei giorni scorsi a Imola, si è fatto il punto sullo stato dell’arte di un percorso avviato nel 2016 su alcuni vitigni internazionali, ed esteso poi a otto vitigni regionali. Ecco lo stato dell’arte dell’iniziativa.

Lo stato dell’arte del progetto del Consorzio Vitires sui vitigni resistenti in Emilia-Romagna promosso da Cantine Riunite & Civ, Cantina Sociale di San Martino in Rio, Caviro e Terre Cevico

Ad aprire i lavori della giornata di confronto sul progetto di ricerca e sperimentazione sui vitigni resistenti in Emilia-Romagna è stato Marco Nannetti, presidente di Vitires. 

“Questo è un progetto orizzontale che mette insieme il 70% delle uve prodotte nella nostra regione e l’11% in ambito nazionale”, ha esordito il numero uno di Terre Cevico, realtà protagonista dell’iniziativa con Cantine Riunite & Civ, Cantina Sociale di San Martino in Rio e Caviro.

“L’unione nasce dal senso di responsabilità della cooperazione verso il territorio, consapevoli che il settore vitivinicolo è alle prese con sfide quotidiane come il cambiamento climatico, gli agenti patogeni, che si aggiungono a un quadro generale non semplice. Fare squadra e dare una risposta come territorio significa rendere la viticoltura sostenibile e vicina alla gente”.

Vitigni resistenti in Emilia-Romagna: il progetto Consorzio Vitires di Cantine Riunite, Cantina di San Martino in Rio, Caviro, Terre Cevico.

Giovanni Nigro, responsabile del settore vitivinicolo di Ri.Nova ha poi presentato il percorso sin qui intrapreso nei vigneti sperimentali di Tebano. 

“Il progetto è partito nel 2016 concentrandosi dapprima nella verifica di nove varietà resistenti ai patogeni fungini, a diffusione internazionali”, ha spiegato. 

“Quasi contemporaneamente, nel marzo 2017, è iniziato il primo programma di miglioramento genetico per la costituzione di varietà locali emiliano-romagnole resistenti ai patogeni: Sangiovese, Trebbiano romagnolo, Albana, Grechetto Gentile, Ancellotta, Lambrusco Salamino, Lambrusco Grasparossa e Lambrusco di Sorbara”. 

“Dopo la prima fase di realizzazione degli incroci, svoltasi dal 2017 al 2020, e successiva selezione, i genotipi resistenti sono stati messi a dimora, nel 2021, in uno specifico vigneto sperimentale di circa 2 ettari a Tebano. A seguire è stato già possibile individuare le prime selezioni (genotipi) che hanno evidenziato caratteristiche di resistenza ai patogeni (in particolare oidio e peronospora), adattabilità ai nostri ambienti di coltivazione anche in relazione ai cambiamenti climatici in atto, e le potenzialità enologiche in confronto alle varietà tradizionali di riferimento”. 

“Inoltre, a seguito dei positivi risultati fin qui ottenuti e alla consapevolezza che la vitivinicoltura emiliano romagnola è fortemente legata anche a varietà di carattere più locale, è stato promosso dal Consorzio Vitires nel 2021 un secondo programma di miglioramento genetico su altre otto varietà autoctone: Bombino Bianco, Malvasia di Candia aromatica, Famoso – Trebbiano Modenese, Terrano, Lambrusco Maestri, Lambrusco Oliva, Lambrusco Marani”. 

Un plauso al progetto è arrivato da Riccardo Velasco direttore del Crea:

“Questo progetto ci ha coinvolti sin dall’inizio, come Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, che aveva avviato alcuni anni prima programmi di miglioramento genetico delle varietà di vitigni in Trentino. L’Emilia-Romagna è andata in questa direzione ed ha fatto bene perché sono scelte centrali per il futuro della viticoltura”. 

Le conclusioni sono state affidate all’Assessore regionale Alessio Mammi, che ha chiosato:

“Sono tre le ragioni che rendono questo progetto valido: evidenziano la lungimiranza della cooperazione che davanti alle difficoltà cerca soluzioni condivise; propone un percorso non estemporaneo, ma strutturale di medio-lungo periodo; le aziende che lo hanno fondato lavorano insieme con la filiera, per trovare soluzioni efficaci e condivise sul territorio. Questa è la giusta visione per competere come sistema Emilia-Romagna nei mercati internazionali”. 

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