Nel cuore dell’Oltrepò Pavese, terra eletta del Pinot Nero in Italia, sorge Oltrenero. Non solo una Tenuta: un nuovo modo di esprimere la cultura del Metodo Classico in Oltrepò Pavese. Siamo a Zenevredo, piccolo comune della provincia pavese, il cui nome richiama l’etimologia latina “ginepretum”, per le suggestive bacche di ginepro che già nel Medioevo ricoprivano le colline: è proprio a quel periodo che risalgono le origini della Tenuta, quando i monaci benedettini ridettero vita al terreno dopo un lungo abbandono, facendo rifiorire la vite. In questa terra, conosciuta anche con il nome di “Vecchio Piemonte”, alla fine dell’Ottocento ebbe inizio la produzione spumantistica italiana, grazie proprio alle uve Pinot Nero, un vitigno di eccellenza particolarmente adatto a dare origine a nobili bollicine prodotte con il Metodo Classico. A fine anni ’80 del secolo scorso, come detto, l’arrivo della famiglia Zonin, che espande la superfice vitata dai 30 ettari iniziali ai 104 attuali, di cui 84 vitati. Al centro, il principe dell’Oltrepò, quel Pinot Nero che qui, da oltre due secoli, esprime tutta la sua classe e personalità. A farsi carico della sua valorizzazione, da poco più di un anno e mezzo è Paolo Tealdi, direttore ed enologo di Oltrenero. Entrato nel team del Gruppo Zonin1821 dal 2021, ha da subito accolto la sfida “Oltre il Po, Oltre il Nero”. Da lui ci siamo fatti raccontare cosa rende unici i vini di questa terra speciale a poco meno di un’ora da Milano, ma soprattutto qual è il suo futuro nel calice.
Chi è Paolo Tealdi, l’uomo chiamato a spingersi “Oltre il Po, Oltre il Nero”
“Figlio di vignaioli e produttori di vino da generazioni ho fatto della mia passione la mia professione. Da sempre innamorato ed incuriosito dai processi di trasformazione ed affinamento del vino, amo condividere quando ho imparato sia con gli appassionati, sia con coloro che si affacciano, con grande interesse, a questo settore che rappresenta una vera e propria eccellenza del made In Italy. Cosa c’è di più bello di poter condividere questa cultura millenaria che qui si tramanda da generazioni?”. Esordisce così Tealdi, spiegando cosa lo ha condotto fino in Oltrepò Pavese. Il direttore di Oltrenero è chiamato a una sfida non semplice: contribuire con la sua visione a dare lustro ad una terra particolarmente vocata ed oggi più che mai sotto le luci della ribalta nel mondo del vino.
“Sono molto più fresco delle bottiglie che sto presentando, se parliamo del mio ingresso in Oltrenero”, aggiunge con tono scherzoso, “non sono ancora un Metodo Classico Oltrepò Pavese Docg, perché sono qui da soli 18 mesi”.

Il suo passato è fieramente piemontese, il suo futuro parla di Pinot Nero. “Arrivando qui ho scoperto un mondo bellissimo, dopo 30 anni di lavoro sul Nebbiolo, nelle sue varie sfumature. Oggi affronto la sfida che mi lancia un altro Signor Vitigno: il Pinot Nero che queste terre ha eletto a sua casa in Italia. Parliamo di due varietà che a livello enologico e viticolo presentano grandi affinità tra loro: sono forse tra i più complicati al mondo, ma anche tra i più affascinanti.”.
A questo si aggiunge il tema delle bollicine: un altro mondo che Paolo Tealdi ha già incontrato in Piemonte, nella realizzazione di un Metodo Classico dall’autoctono a bacca bianca Erbaluce e di microvinificazioni di Nebbiolo, anche in versione Rosé. “Per tanti anni, poi, ho collaborato con Donato Lanati, cogliendo spunti dai lavori che ha portato avanti tra Trentino, Alto Adige e Piemonte”, aggiunge il direttore di Oltrenero. “Ma il Pinot Nero rappresenta una sfida nuova quando parliamo di spumantizzazione, di cui, dopo un anno e mezzo, già posso tirare un bilancio molto positivo”.
Ma cosa definisce lo stile Oltrenero, ad avviso dell’uomo chiamato a plasmarlo?
“È la nota agrumata molto spiccata, che si ritrova proprio in tutti i vini Oltrenero, a distinguere e caratterizzare la cifra dell’azienda. E non parlo solo di Pinot Nero, ma anche della nostra piccola produzione di Meunier in purezza, particolarità che ci distingue ulteriormente a queste latitudini. Si tratta di un portato del territorio in cui ci troviamo: siamo alle pendici della prima fascia collinare. E negli altri spumanti assaggiati della zona, non si ritrova uguale al palato”.
Un 100% Meunier in Oltrepò Pavese: il Cuvée Emme
Insieme a Cuvée Brut e Cruasé, i due volti in bianco e rosa che parlano della lunga tradizione spumantistica di queste terre, a distinguersi nell’offerta Oltrenero sono il Brut Nature e lo speciale Cuvée Emme, un 100% Meunier. Già, perché la cantina parte del Gruppo Zonin1821 non parla soltanto la lingua del Pinot Nero.
“Il Meunier è stato introdotto come conseguenza dell’osservazione di quanto viene fatto in Champagne, dove rappresenta un ottimo vitigno di complemento”, spiega Paolo Tealdi. “Inoltre, se guardiamo alla conformazione climatica del territorio, l’uvaggio principe di questa zona tende a soffrire molto quelle che possono essere le gelate, mentre il Meunier si caratterizza per essere meno precoce del suo fratello maggiore”.
L’introduzione della nuova varietà, dunque, ha rappresentato anche una scelta viticola dettata dalla cura del particolare anche quando si affronta la programmazione in vigna.

“Una decisione che è stata supportata da prove di spumantizzazione che ne hanno evidenziato la vocazionalità alla spumantizzazione del Meunier coltivato qui in Oltrepò”, aggiunge Tealdi. “E dopo tre annate di prove, siamo stati pronti in Oltrenero ad uscire con una proposta capace di rispettare gli standard di espressione e perfezione desiderati dall’azienda. Oggi, siamo sul mercato con il millesimo 2018, che amo definire una bollicina molto croccante: la particolarità dei grandi Metodo Classico italiani. Un prodotto di nicchia, il 100% Meunier, che ci distingue anche in zona e perfetto per i veri appassionati che ricercano qualcosa di originale e diverso”.
Un altro passo “Oltre il Nero”, che va in parallelo alla ricerca dell’anima che questa terra vocata è capace di regalare alle bollicine, come dimostra l’altra etichetta che definisce questo slancio: il Brut Nature.
Oltrenero Brut Nature: l’essenza del Pinot Nero che introduce al futuro delle bollicine
“Il Brut Nature è senza dubbio quello che mi ha conquistato di più dal mio arrivo a oggi”, sottolinea il direttore di Oltrenero. “Un vino che mi diverte definire ‘come mamma l’ha fatto’. Questo perché non subisce ulteriori interventi post sboccatura e mi piace in quanto parla molto di Pinot Nero nella sua più pura essenza”.
Dopo 48 mesi di riposo, il Brut Nature offre profumi finissimi e un sorso dalla trama piena e ricca di sfumature. Le viti vecchie più di trent’anni, le rese assai contenute, la vinificazione in piccole partite, per singola parcella, con il Metodo Classico danno vita ad uno spumante elegante e grintoso capace di esprimere la cultura millenaria custodita tra le colline dell’Oltrepò Pavese.
Un territorio con un grande avvenire, ad avviso di Tealdi. “Il futuro dell’Oltrepò non può che essere roseo, come le sue bollicine Cruasé”, argomenta. “Innanzitutto, perché abbiamo tra le mani uno dei vitigni più importanti e di successo al mondo. Secondo, noto nella zona una rinnovata collaborazione: c’è affiatamento tra i produttori e tante facce giovani. Tutti questi elementi combinati tra loro non possono che far ben sperare per il futuro, affinché si giunga ad ottenere dei grandi risultati”.

Unione d’intenti che rimanda all’importanza di essere parte di qualcosa di più grande, proprio come nel caso di Oltrenero, tassello del mosaico che definisce l’immagine dell’Italia enoica secondo il Gruppo Zonin1821. “Far parte di un grande gruppo come Zonin1821 favorisce innanzitutto in quelli che sono i vantaggi derivanti da una precisa organizzazione”, spiega Paolo Tealdi. “Io, qui in Oltrepò, posso di fatto contare sull’esperienza indiretta di tutti gli esperti che operano sulle sette tenute sparse lungo l’intero Stivale. È un bagaglio tecnico davvero importante con cui potersi confrontare quotidianamente”.
Ma c’è, tra le etichette Zonin1821, un vino che ha conquistato particolarmente il direttore di Oltrenero? “A me affascina moltissimo lo Zinzula, perché si tratta di un prodotto molto trendy oltre che particolarmente buono”, risponde. “Poi, sono attratto dal Santa Caterina Chianti Classico Gran Selezione di Castello d’Albola, che non è solo un grandissimo vino, ma che collego sempre, per via del nome che li accomuna, a mia figlia Caterina.”.
E nel quotidiano, quali sono i gusti di Tealdi? “Soprattutto d’estate sono un consumatore dei vini Ca’ Bolani, perché nella nostra tenuta in Oltrepò non diamo vita a produzioni ferme in bianco”, svela. “Poi, arrivando dall’Alto Piemonte, amo Baroli e Gattinara molto strutturati. Ma al momento bevo tanto Oltrenero, perché mi piace molto il suo profilo: ma il merito, in questo caso, non va a me, ma a chi mi ha preceduto che ne è autore”.
Oltrenero: qualcosa è cambiato
“Oltre il Po, Oltre il Nero”. La sfida è grande, come spiegato. E l’azienda, oggi, è vera e propria fucina di progetti che ne stanno progressivamente definendo l’impronta.
“Novità ce ne sono molte, proprio come idee da sviluppare”, spiega Tealdi. “Quello che stiamo facendo ora in tenuta Oltrenero è orientarci con decisione nel diventare un’azienda esclusivamente spumantistica: a quel livello, oggi, si posiziona l’asticella. Il cantiere, poi, è in fase di elaborazione e i progetti pronti a sbocciare sono diversi, ma per ogni cosa serve il suo tempo: esattamente come nel caso del Metodo Classico”.
Rivolgendo lo sguardo in avanti, l’evoluzione iniziata con i primi due ettari di Meunier è destinata a proseguire, anche nel pensiero attorno a nuove varietà da portare tra i filari.
“Stiamo ragionando sul futuro delle nostre bollicine. Il Brut Nature e le riserve rimarranno come tradizione 100% Pinot Nero. Mentre sulla Cuvée Brut stiamo valutando l’inserimento in uvaggio del Meunier, ma anche dello Chardonnay e del Pinot Bianco. Di quest’ultimo ancora non abbiamo impianti, ma stiamo ragionando sulla creazione di un piccolo appezzamento nei prossimi anni, perché come varietà ben si adatterebbe a far parte di una bollicina, come il nostro biglietto da visita, che deve configurarsi come spumante il più trendy e internazionale possibili”.
Ma è una visione che guarda all’insieme, quella che Oltrenero sta cercando di sviluppare, nel segno di quella sostenibilità che, come la casa madre insegna, è da vivere in tutte le sue declinazioni.
“Stiamo proseguendo nella costruzione della brand image di Oltrenero, che parla non soltanto di bollicine, ma sostenibilità a più ampio spettro”, conferma Tealdi. “Ne è un esempio non soltanto l’attenzione che riserviamo alla terra e alle nostre vigne per produrre i pregiati spumanti, ma anche iniziative come quella che l’anno scorso ci ha visti affiancare Oxfam nella loro campagna che ha coinvolto Alessandro Enriquez, eclettico fashion designer da anni testimonial e sostenitore dell’associazione, che ha realizzato grafiche limited edition ispirate al tema dell’amore per alcuni prodotti esclusivi, inclusa la bottiglia magnum Brut Oltrenero, poi veicolata attraverso gli store Coin. La nostra mission, più in generale come Gruppo, è proprio quella di uno sviluppo sostenibile a 360°. E anche in Oltrenero offriamo il nostro contributo, in particolare nella volontà di proseguire questa partnership con Oxfam che pone al centro, spumeggiante paradosso che dona ulteriore valore al lavoro fatto in vigna e cantina, la fondamentale tematica dell’accesso all’acqua potabile per tutti in giro nel mondo. Per noi significa responsabilità, che non è solo ambientale, ma anche sociale”.

E sotto quest’ultimo punto di vista c’è anche una cantina tutta da vivere, con le sue linee eleganti ed essenziali: edificata nel rispetto dell’ambiente ed inaugurata nel 1991, si propone di accompagnare gradualmente i visitatori in una “totale immersione nel mondo del vino”.
“Ci stiamo organizzando per partire, con il debutto della bella stagione, con nuovi eventi qui in tenuta, per far conoscere sempre più l’azienda all’interno del territorio e a quello che deve essere un nostro bacino privilegiato, come gli appassionati milanesi”, aggiunge il direttore di Oltrenero.
“Le idee portano nella direzione di cene in vigna prima della vendemmia, per far respirare la magia di queste terre, ma abbiamo anche una stretta sinergia con l’Enoteca Regionale qui vicino a noi, a Broni, per momenti di condivisione e racconto”.
E alla fine di questa nostra immersione “Oltre il Po, Oltre il Nero”, prima di lasciarci, non possiamo non domandare a Paolo Tealdi quali sono, tra le ultime annate, quelle su cui scommettere, tra i vini Oltrenero.
“Tra le ultime annate, trovo estremamente buona la 2019 del Brut Nature”, risponde. “Poi, consiglio il Meunier 2018: davvero eccezionale. Ma nel prossimo futuro si annuncia molto buona anche la 2020 della Cuvée Emme”.
E stasera cosa si serve in tavola? “Il Cruasé con la pizza è perfetto: un grandissimo abbinamento. Il Cuvée Emme con il Gorgonzola è invece una scelta inusuale, ma assolutamente da provare: parola mia”.