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Collio: un universo di longevità in bianco tutto da scoprire

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Il calice parla chiaro: oggi il vino bianco non è più quello di un tempo. Già, perché è proprio il tempo, ora, il fattore che delinea la nouvelle vague nel bicchiere anche per una tipologia che in passato è sempre stata considerata produzione da bere entro l’anno, in casi limite addirittura all’interno dei confini temporali della sola bella stagione. Oggi, no: il vino bianco sta costruendo la propria fama anche sul lungo raggio, con orizzonti di maturazione espressiva che si sono ampliati nella scoperta (in molto casi: riscoperta) della sua longevità, in cantina e poi nel calice. In Italia, laddove si parli di vini bianchi da attendere per esplorarne la straordinaria caratterizzazione e capacità di far trasparire l’unicità dei suoli in cui prendono forma, sono tanti gli esempi lungo tutta la penisola che si potrebbero citare, ma uno su tutti è il territorio che tra i primi, in tempi non sospetti, ha fatto di questa identità un baluardo che ne definisce il miglior volto: il Collio, microclima vocato fra le Alpi Giulie ed il Mare Adriatico. Una vera terra promessa per i vini bianchi, che in queste colline del Friuli-Venezia Giulia hanno trovato una casa unica nel suo genere, per la moltitudine di varietà, dalla Ribolla Gialla al Friulano, passando per i più pregiati vitigni internazionali, che la abitano e da cui sono ricavate straordinarie cartoline enoiche in bottiglia. Per una panoramica di una delle prime Doc del vino d’Italia poi tutta da ripercorrere e assaporare nel calice.

Cosa definisce il carattere delle produzioni del Collio e il segreto della longevità dei suoi vini

Spiccata mineralità e una grande longevità: questi sono i tratti che definiscono in calice e in bottiglia i vini bianchi del Collio.

Produzioni figlie di un terroir realmente unico, che si estende sulle colline fra le Alpi Giulie ed il Mare Adriatico, dove unico è il microclima, per ventilazione ed escursione termica, che si sposa con la “ponca”, il caratteristico terreno della zona fatto di marne di origine eocenica, ideali per la coltivazione della vite. 

Questi, quindi, i fattori che rendono speciale una terra tratteggiata da antichi vigneti, piccoli borghi, riserve naturali e boschive che si rincorrono su morbidi declivi soleggiati ricchi di differenti tradizioni e dalla storia millenaria.

Una mezzaluna in provincia di Gorizia, ai confini con la Slovenia, dove le condizioni hanno favorito lo sviluppo di una viticoltura di pregio e la produzione, fin da tempi antichissimi, di vini bianchi eccellenti. 

L’area del Collio, tra Judrio a ovest e Isonzo a est, si estende per una superficie di 1300 ettari vitati all’interno di otto dei 25 comuni della provincia goriziana: Capriva, Cormòns, Dolegna del Collio, Farra d’Isonzo, Gorizia, Mossa, San Floriano del Collio e San Lorenzo Isontino. 

Per un lembo di terra influenzato dalle correnti calde del mare Adriatico, che mantengono l’uva asciutta, e dallo scudo protettivo delle montagne a nord, che protegge dai venti freddi. E poi c’è la Ponca.

Friulano e altri vitigni: carattere delle produzioni del Collio e segreto della longevità del bianco di una delle prime Doc del vino d’Italia.

Che cos’è la Ponca e perché rende così unici i vini

Quando si parla di Collio la parola Ponca è associazione imprescindibile. Un po’ come il gesso per la Champagne.

Si tratta del suolo che caratterizza la zona, un complesso sedimentario composto da marne e arenarie stratificate di origine eocenica, depositate in un ambiente marino con numerosi reperti fossili.

La Ponca è il fattore forse più decisivo nell’equazione che descrive la nascita di grandi vini. È, infatti, a seguito del sollevamento del fondale marino che hanno avuto origine le colline del Collio. Ed è proprio il suo suolo identitario a conferire ai vini la caratteristica impronta di mineralità e salinità che li rende inconfondibili per gusto e profumo.

La Ponca, d’altronde, presenta particolarità che si trasmettono poi, attraverso la pianta e le sue uve, al risultato finale che ritroveremo in bottiglia. Da un lato, se nel terroir del Collio si registrano elevate quantità di quarzo, i depositi tra gli strati includono diversi minerali, con gli elementi che, mossi dall’acqua, sono poi assorbiti dalle radici. E sotto questo punto di vista la Ponca garantisce altri plus non secondari: da una parte, la disposizione stratificata aiuta sempre un eccellente drenaggio dell’acqua, dall’altra le radici esplorano gli strati del terreno e sfruttano al meglio tanto l’acqua quanto i microelementi all’interno del suolo.

Friulano e altri vitigni: carattere delle produzioni del Collio e segreto della longevità del bianco di una delle prime Doc del vino d’Italia.

Un mosaico di vitigni: il Collio nel calice

Il Collio richiama alla mente uno stupendo susseguirsi di declivi dove vengono prodotti alcuni tra i migliori vini bianchi d’Italia. Ma quello che si ritrova nel calice è la rappresentazione di un vero e proprio mosaico, che può raccontare con i suoi tasselli, singolarmente o uniti in blend, di espressioni autoctone quali Ribolla Gialla e Friulano o del variopinto universo dei vitigni internazionali.

Estrema appendice nordorientale italiana, da sempre, per la sua posizione geografica e le sue vicende storiche, il Collio è un crocevia di culture, persone ed avvenimenti, terra di confine dalle mille sfaccettature, dove i protagonisti assoluti sono la vite e il vino. 

Lungo i circa 1300 ettari di superficie vitata, i vigneti si sviluppano su una sequenza di declivi, lungo ampie superfici esposte a mezzogiorno, in un ambiente dalla biodiversità unica e che mantiene tutto il suo fascino naturale e incontaminato. 

Friulano e altri vitigni: carattere delle produzioni del Collio e segreto della longevità del bianco di una delle prime Doc del vino d’Italia.

Un microcosmo unico dove trova dimora per l’87% uva bacca bianca e per il restante 13% la controparte in rosso. Due volti: esattamente come nella dicotomia tra profilo autoctono e anima internazionale che definisce il Collio nel calice.

Un territorio vocato che parla innanzitutto di vini bianchi puliti, complessi, eleganti, capaci di evolversi mantenendo una grande freschezza e capaci ad ogni sorso di regalare emozioni straordinarie.

Non a caso, la vera essenza e anima del territorio è il Collio Bianco, blend caratteristico dove ogni azienda trova la propria espressione peculiare esaltando le caratteristiche del terroir. 

Un uvaggio ottenuto da uve di una o più varietà, fatta eccezione per i vitigni aromatici Müller Thurgau e Traminer aromatico, i quali non possono superare il 15% del totale. In esso confluiscono esperienze e sperimentazioni differenti, che ritrovano un comun denominatore nella pulsione che anima tutti i produttori di portare questo bianco, profondo e variegato, sul gradino più alto della propria produzione.

I vitigni autoctoni del Collio

Dire autoctono nel Collio, significa riferirsi essenzialmente a tre grandi vitigni: Ribolla Gialla, Friulano (un tempo noto come Tocai Friulano) e Picolit.

La Ribolla Gialla è il più antico vitigno autoctono, del quale si trovano ancora i segni di viti centenarie nella microzona di Oslavia. I primi documenti che ne testimoniano la presenza risalgono addirittura al 1300. Oggi, riprendendo proprio tradizioni antiche, la Ribolla Gialla è anche vinificata in legno o macerata, pratica che la rende rotonda, con note più intense. Per un vino che predilige frutti di mare e piatti delicati di pesce.

Quello che oggi è noto come Friulano è uno dei più famosi e rinomati vini della zona, fino al 2007 chiamato Tocai Friulano. Dal sapore pieno, di corpo, armonico, nel Collio viene usato come aperitivo, ma è ideale anche da abbinare a piatti di pesce e grigliate di carni bianche. È particolarmente adatto ad accompagnare il prosciutto crudo locale. 

Friulano e altri vitigni: carattere delle produzioni del Collio e segreto della longevità del bianco di una delle prime Doc del vino d’Italia.

Infine, il Picolit, un vino nobile e rarissimo, dal colore giallo paglierino con riflessi dorati più o meno intensi, profumo coinvolgente e piacevole, che ricorda i fiori di campo ed il miele d’acacia. Il sapore dolce, ampio, vellutato, è perfetto come vino da meditazione ma è capace di sorprendere davvero a tutto pasto, laddove sapientemente accostato.

Internazionali: un racconto anche in rosso

Nel Collio trovano perfetta espressione una grande varietà di vitigni bianchi internazionali. Tra questi spicca il Pinot Grigio, con il suo profumo intenso, solida struttura e persistenza, seguito da Sauvignon e Chardonnay. 

Gli altri vitigni internazionali a regalare grandi vini in zona sono Malvasia Istriana, Pinot Bianco, Müller Thurgau, Riesling e Traminer Aromatico.

Poi, c’è il caso dei vini rossi del Collio, nicchia che si ritaglia il suo spazio. Tra le produzioni si annoverano Collio Cabernet, Collio Cabernet Franc, Collio Cabernet Sauvignone Collio Merlot. È, tuttavia, il Collio Rosso a risultare la più caratteristica: ottenuto dall’unione dei più pregiati vitigni a bacca rossa del territorio e riservato esclusivamente alle annate più importanti, nel calice racconta un vino di grande pregio e finezza, di corpo e struttura, molto persistente, adatto all’invecchiamento e alle grandi occasioni.

Il Collio in bottiglia e i numeri di una delle prime Doc del vino d’Italia

Se come abbiamo visto il Collio nel calice risulta inconfondibile, altrettanto di può dire di quando lo si pensi in bottiglia. Già, perché esiste una vera e propria forma identitaria che definisce il volto di questo universo vocato alla viticoltura anche quando si parla della “veste” del vino.

Nella comunicazione dell’identità del terroir, infatti, un ruolo importante è giocato anche dalla bottiglia Collio, voluta fortemente dai suoi produttori, dal 2009. 

Friulano e altri vitigni: carattere delle produzioni del Collio e segreto della longevità del bianco di una delle prime Doc del vino d’Italia.

Con la sua figura dai tratti unici, la scritta Collio incisa sulla baga e la capsula gialla, si è nel corso degli ultimi anni imposta come un nuovo elemento di riconoscimento e unione.

La bottiglia, inoltre, attenta a spirito, sfide e sensibilità del tempo, è realizzata rispettando quei valori di sostenibilità e rispetto dell’ambiente che da sempre caratterizzano il Collio stesso: i suoi 500 grammi di peso, contro un’oscillazione tradizionale che varia tra i 550 e i 600, ne fanno un prodotto a basso impatto per il ridotto consumo di vetro.

Un tappo di alta qualità a ridotta sezione ed una forma che ricorda lo stile di una volta ne completano la linea, rendendola oggetto dal design unico.

Una bandiera per i produttori di questa zona, ma soprattutto per l’attività di promozione di uno tra i più storici Consorzi del vino d’Italia, nato nel 1964, su impulso dell’allora carismatico presidente, Conte Douglas Attems, per incentivare l’eccellenza della qualità del vino prodotto su queste colline, dal 1968 poi subito riconosciuto Denominazione d’Origine Controllata.

Oggi, il Consorzio di tutela vini Collio è dotato di una forte rappresentatività, con 270 aziende coinvolte, tra cui 178 aziende socie e contando 116 imbottigliatori, per una produzione complessiva che nel 2022 ha quasi raggiunto le 7 milioni di bottiglie.

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