In vista del voto dei parlamentari in seduta plenaria, che si terrà domani 31 maggio, e, a seguire, dell’avvio dei triloghi con Commissione e Consiglio europeo, le organizzazioni della filiera del vino italiano – Alleanza Cooperative Italiane – Agroalimentare, Assoenologi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini – hanno rivolto un appello al ministro dell’Agricoltura e ai parlamentari europei, affinché venga mantenuta l’integrità del testo approvato in Commissione Agricoltura (Comagri) del Parlamento Ue relativo alla riforma delle Indicazioni Geografiche.
Come ribadito in altre sedi, le rappresentanze della filiera vitivinicola italiana sono convinte che “è necessario mantenere le specificità del settore vino, ritenendo che il pacchetto vino, così come votato dalla Commissione Agricoltura, sia riuscito in tale intento, apportando un netto miglioramento alle proposte iniziali della Commissione Europea e va pertanto mantenuto integro, senza alcuna modifica, per evitare di alterarne il delicato equilibrio”.

Il testo De Castro approvato in Comagri e il via libera del Parlamento Ue alla riforma delle Indicazioni Geografiche
Le organizzazioni, infatti, hanno accolto con favore l’approvazione della relazione dell’On. Paolo De Castro sulla riforma del sistema delle Indicazioni Geografiche, approvata all’unanimità lo scorso 20 aprile in sede di Comagri, la quale è riuscita nel complesso obiettivo di trovare una sintesi ragionata, anche per quanto riguarda la disciplina del vino.
Nel testo adottato, aveva rivendicato in quella occasione Paolo De Castro, relatore dell’Europarlamento per il nuovo regolamento Ue sui prodotti Dop e Igp, “abbiamo introdotto l’obbligo di indicare sull’etichetta di qualsiasi prodotto Dop e Igp il nome del produttore e, per i prodotti Igp, l’origine della materia prima principale”.
“Non solo, su spinta dei nostri produttori di qualità, abbiamo potuto eliminare quelle falle del sistema che consentono di sfruttare indebitamente la reputazione delle nostre Indicazioni Geografiche, come nel caso dell’aceto balsamico sloveno e cipriota, o addirittura del Prosek made in Croazia. In particolare, è stato chiarito come menzioni tradizionali come Prosek non possano essere registrate, in quanto identiche o evocative di nomi di Dop o Igp”.