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Spumante d’Abruzzo Doc Trabocco: li abbiamo assaggiati tutti in anteprima e vi raccontiamo come sono

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Se si pensa all’Abruzzo del vino, la mente va immediatamente ai grandi autoctoni bianchi e rossi. Dal Trebbiano, passando per Pecorino e Passerina, si giunge fino al re della produzione regionale: il Montepulciano d’Abruzzo. Nel corso degli ultimi decenni, poi, la riscoperta di tante varietà autoctone dimenticate da tempo ha consentito alle cantine, a partire dagli anni ’90, una svolta che ha portato in tavola una serie di alternative su cui è stato possibile sperimentare. Oggi, è proprio un nuovo passo nel solco della sperimentazione quello che si compie: con la valorizzazione della predisposizione delle uve in bianco abruzzesi alla spumantizzazione. “Un’opportunità non colta immediatamente”, spiega Davide Acerra, responsabile comunicazione del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, “ma che ora trova il suo compimento con la nascita di Trabocco, lo spumante d’Abruzzo Doc”. Un progetto nato già prima del 2010, con le prime idee di una Denominazione di riferimento capace di valorizzare le uve autoctone a bacca bianca non da Trebbiano d’Abruzzo, che fino ad allora erano relegate a Igt. Un percorso che ha avuto necessariamente bisogno di tempo per definire con una sua caratterizzazione specifica la tipologia spumante. È del 2018, poi, la scelta di ragionare attorno a un marchio collettivo a livello consortile per la creazione di un riferimento regionale che raccontasse alla perfezione le bollicine abruzzesi. “Nasce così Trabocco, un nome che riflette l’elemento caratteristico che permette d’identificare più che mai oggi la nostra regione, grazie alla grande opera di recupero fatta negli ultimi 20 anni per il restauro e la valorizzazione di queste location così caratteristiche”, riprende Acerra. Una novità nel calice che abbiamo avuto occasione di degustare in anteprima nel corso di un incontro a Milano, ieri 28 giugno.

Come nascono le bollicine abruzzesi autoctone

Consapevole di trend di mercato che confermano gli spumanti italiani capofila del comparto, il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo da tempo ha intrapreso un percorso di valorizzazione delle bollicine prodotte da vitigni autoctoni.

Nel 2018, come anticipato, il via a un percorso per valorizzare il rapporto di questo prodotto con il territorio, culminato con la nascita del marchio collettivo Trabocco – registrato nel 2020 – simbolo iconico della regione riconosciuto in tutto il mondo, che mira a valorizzare gli spumanti prodotti con Metodo Italiano in Abruzzo da uve autoctone quali Passerina, Pecorino, Trebbiano, Montonico, Cococciola e Montepulciano d’Abruzzo, caratterizzate da alta acidità e bassa gradazione, due qualità che le rendono uniche e che donano eccellenti basi spumanti. 

“Diversi viticoltori hanno iniziato ad investire in questa direzione”, spiega Alessandro Nicodemi presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, “e da qualche anno propongono spumanti con un buon successo. Credo che la strada sia lunga ma sicuramente, se percorsa con lungimiranza e strategia, si potranno avere degli ottimi risultati e l’Abruzzo potrà certamente candidarsi anche come produttore di vini spumanti oltre che come terra di grandi rossi”. 

Oggi, ad aver scelto di sfruttare l’occasione per l’utilizzo marchio collettivo Trabocco sono le cantine Casal Thaulero, Citra, Eredi Legonziano e Vin.Co, che stanno introducendo ora sul mercato la loro interpretazione dello Spumante d’Abruzzo Doc Trabocco, nelle versioni in Bianco e Rosé, Brut ed Extra Dry. Tutte etichette che abbiamo avuto occasione di degustare in anteprima nel corso di un incontro a Milano, ieri 28 giugno, e che ora vi raccontiamo.

Che cos’è lo Spumante d’Abruzzo Doc Trabocco

Prima di analizzare, uno per uno, i vini assaggiati, occorre specificare di cosa parliamo quando ci riferiamo allo Spumante d’Abruzzo Doc Trabocco.

Si tratta, in estrema sintesi, di una bollicina che si fonda su tre cardini:

  • il fatto di essere interamente un prodotto made in Abruzzo;
  • la decisione di optare esclusivamente per il Metodo Italiano;
  • la possibilità di utilizzare soltanto uve autoctone.

Con una piccola postilla a questo ultimo dettaglio. Se, infatti, nella versione in bianco sono ammesse lavorazione in purezza o blend tra uvaggi, il rosé è soltanto 100% Montepulciano.

Trabocco s’inserisce, di fatto, come nuova tappa di quel “Modello Abruzzo” che ha recentemente ridefinito i tratti e i confini della Denominazione, portando ordine e valorizzando la produzione Doc.

E anche in questo passo oggi compiuto si assiste a una scelta, quella esclusiva del Metodo Italiano o Martinotti, che intende collocarsi come un esordio con la finalità di promuovere uno sviluppo coerente e graduale di questa iniziativa. In futuro, come confermato proprio dai vertici del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo in occasione dell’incontro milanese, ci sarà spazio anche per il Metodo Classico, che oggi nella regione esiste e ha una sua già viva tradizione di qualità, ma che in futuro sarà oggetto di un ulteriore avanzamento di questa “indicizzazione” delle produzioni abruzzesi.

Dunque, è un primo passo quello che oggi compiono le bollicine d’Abruzzo, che hanno scelto il più immediato tra i metodi di produzione per fare sistema e per “avviare la macchina”. Con le quattro aziende iniziali di riferimento – Casal Thaulero, Citra, Eredi Legonziano e Vin.Co – a rappresentare solo la punta di un movimento pronto a crescere in numeri e adesioni già nel giro di pochi anni.

Spumante d’Abruzzo Doc Trabocco: gli assaggi in anteprima di Casal Thaulero, Citra, Eredi Legonziano e Vin.Co

Il percorso che ci ha condotto alla scoperta dello Spumante d’Abruzzo Doc Trabocco ha visto protagoniste otto etichette di realtà differenti tra loro. Quattro le cantine, cinque le versioni in bianco, tre invece i rosé.

Il via è stato con l’Eredi Legonziano Trabocco Montonico Spumante d’Abruzzo Doc Brut, figlio di una storica comunità agricola abruzzese. La cantina ha sede a Lanciano (Chieti), dove questa realtà cooperativa ha avviato già nel 2004 la prima produzione di Metodo Classico, tagliando poi il traguardo nel 2010 della denominazione e lanciando lo spumante “36”, il primo Metodo Classico 100% Abruzzo Doc. Siamo innanzi, dunque, a uno specialista delle bollicine tutte abruzzesi, che oggi ha scelto di aderire al nuovo progetto con una serie di vini, a iniziare dal Montonico, perfetto da abbinare ad antipasti di pesce, carni bianche e formaggi freschi. Si tratta di una bollicina piacevole, esile e dalla morbidezza accentuata che favorisce la beva. Risaltano delle sfumature agrumate e un leggero richiamo di miele sul finale. 

Differente è, invece, l’Eredi Legonziano Trabocco Passerina Spumante d’Abruzzo Doc Extra Dry. Un vino che muta nel profilo rispetto al precedente fin dal residuo zuccherino. Un dettaglio, la versione Extra Dry, che fa sì che al palato si allarghi fin da subito, con una connotazione che quasi fa pensare a una maturazione accentuata dell’uva. Bollicina più cremosa, ma meno persistente della precedente, presenta una struttura più accentuata ma non per questo più efficace in termini di piacevolezza di beva. Si avverte col passare dei minuti tutto l’imporsi del dosaggio. Pensato da abbinare come il precedente a pesce, carni bianche e formaggi freschi, è più scelta da tutto pasto.

La degustazione è poi proseguita con il completamento della gamma dei “bianchi”, nelle loro diverse declinazioni di vitigni e dosaggi. Iniziando con il Citra Aurae Stelle Trabocco Pecorino Spumante d’Abruzzo Doc Brut.

Siamo qui davanti all’opera del principale consorzio abruzzese, fondato nel 1973, che oggi raggruppa nove realtà cooperative tutte situate nella provincia di Chieti e 3.000 viticoltori. Le bollicine sono eredità di un lavoro lungo quasi 15 anni e fatto di tante sperimentazioni, molte delle quali già di grande successo. Dal 2010, infatti, Codice Citra produce spumanti da vitigni autoctoni ormai apprezzati in tutto il mondo sia nella versione Martinotti, con riferimento all’autoclave, che con Metodo Classico e la rifermentazione in bottiglia. Proprio la valorizzazione dell’uvaggio autoctono risulta da sempre la mission della realtà cooperativa di riferimento in Abruzzo. Come dimostra anche la novità Aurae Stelle, bollicina classica che si muove lungo il confine tra piacevolezza, freschezza e un approccio secco al palato. Pesca bianca che si fonde poi a timo, salvia e una nota di macchia mediterranea. Da abbinare a piatti a base di pesce e a crudi, è da provare con ostriche o anche con Parmigiano e formaggi.

Subito in scia il Casal Thaulero Voilà Trabocco Pecorino Spumante d’Abruzzo Doc Brut, etichetta che racconta l’impegno di quella che è stata la prima cooperativa abruzzese, nel 1968, ad imbottigliare ed esportare vini Doc nei paesi Nafta. Dal 2005, ad Ortona, nasce la nuova cantina Casal Thaulero che nel calice presenta in questo caso una bollicina che è selezione di un areale ben specifico rispetto alla casa madre Citra. Ed è questa una differenza che si avverte al palato, dove l’amalgama è migliore, con una nota di pesca gialla che s’inserisce nei sentori di macchia mediterranea. Piacevole, semplice, morbido: una bollicina perfettamente domenicale.

A chiudere il cerchio delle versioni in bianco è una cuvée, quella del Vinco VenereBio Trabocco Bianco Spumante d’Abruzzo Doc Bio Brut. Facciamo qui riferimento a una realtà giovane, la prima cantina in Abruzzo specializzata nella produzione di spumanti da uve autoctone. La forza della condivisione e l’innovazione nella tradizione sono le linee guida di questo gruppo che vuole promuovere e mostrare l’anima “spumeggiante” dell’Abruzzo racchiusa negli spumanti Trabocco. Per una realtà che mira a diventare hub tecnologico per la tipologia a livello regionale e in tutto il Centro e Sud Italia. Come evidenzia perfettamente la proposta di questa cuvée biologica da 87% Cococciola e 13% Pecorino, che resta a contatto coi lieviti per 100 giorni. Ne scaturisce un vino maggiormente diretto, fresco, dalla buona connotazione agrumata attorno pesca bianca e albicocca. Un perfetto gioco di equilibri, molto floreale e piacevole: una perfetta bollicina estiva, magari a tutto pasto in accompagnamento a piatti a base di pesce, sformati di verdure e carni bianche.

Tre bollicine rosé da Montepulciano d’Abruzzo

A chiudere la degustazione sono state le versioni in rosa dello Spumante d’Abruzzo Doc Trabocco. Iniziando dal Vinco Trabocco Rosè Spumante d’Abruzzo Doc Extra Dry. Una bollicina da Montepulciano d’Abruzzo che con la scelta del dosaggio punta ad allargare il momento di consumo, dall’aperitivo al dolce, spaziando tra zuppe e molluschi, finger food di pesce e pizza margherita, fino alla frutta, in associazione con delle fragole. Se si coglie ed è giustificata la decisione di offrire maggiore respiro, tanto che immediatamente al primo assaggio ci s’indirizza in direzione di un abbinamento con salumi in aperitivo o con anche carni rosse, la forte percezione di ciliegia che sfuma verso note fumée e sotto spirito non convince fino in fondo.

Come nascono le bollicine abruzzesi autoctone: abbiamo assaggiato in anteprima lo Spumante d’Abruzzo Doc Trabocco e vi raccontiamo come sono.

All’opposto, si è trovata maggiore corrispondenza per questa declinazione in rosa con una versione Brut. Ed è questa la scelta compiuta negli ultimi due vini degustati. 

Da una parte il Casal Thaulero Voilà Trabocco Rosé Spumante d’Abruzzo Doc Brut, che si propone al palato caratterizzandosi con una nota di buccia d’arancia ed essenza di agrumi. Opzione perfetta all’aperitivo, accompagnando salumi, sfiziosità come delle olive ascolane, ma anche pizze e focacce, grazie al suo buon equilibrio, è già un classico con il suo carattere facile da comprendere: una bollicina ideale per l’happy hour.

A chiudere è stato il Citra Aurae Stelle Trabocco Rosé Spumante d’Abruzzo Doc Brut con la sua piacevole nota acida capace di pulire alla perfezione il palato. Una bollicina classica da aperitivo, che gioca in bocca con la stessa impostazione di essenza di agrumi del vino precedente e un finale morbido. Anche in questo caso è consigliato all’aperitivo.

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