Iconico, tradizionale, italiano: il Prosecco è senza dubbio la bollicina più conosciuta al mondo, un riferimento importante e profondo per la nostra cultura enogastronomica. È per eccellenza e sua natura lo spumante che ha trainato la nascita nel nostro paese del momento aperitivo, ma anche a tutto pasto è accompagnamento perfetto di ogni festività, occasione e celebrazione. Tante le vesti che questa bollicina italiana ha indossato nel corso del tempo, ma senza dubbio determinante è stato il modo in cui questo vino ha saputo evolversi e affermarsi. Esistono certamente molti modi per parlare di Prosecco, mille le angolazioni e innumerevoli punti di partenza, a iniziare dalla sua natura geografica e culturale, che disegna con estrema attenzione e naturalezza i contorni stilistici e gustativi percepibili ad ogni sorso. E il solo fatto di poter iniziare a parlare di Prosecco dalla sua geografia ci fa già intendere che ne esistono diverse tipologie a seconda del territorio di produzione, dove il gradino più alto sul piano qualitativo è determinato dalla denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, la zona storica di produzione del Prosecco, certamente quella che maggiormente ha contribuito a costruirne la fama. Per un’areale, dal 2019 Patrimonio Mondiale Unesco, che s’identifica nelle sottozone che definiscono il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Spumante Docg, realizzato esclusivamente sulle colline di Conegliano Valdobbiadene; la tipologia Rive, termine che indica le pendici delle colline più ripide del territorio, 43 cru riconosciuti e censiti (si tratta di singoli comuni o frazioni di esso), dove la vendemmia è esclusivamente manuale e che mettono in luce le peculiarità di suoli, esposizioni e microclimi specifici; da ultimo, ma non certo per importanza, il Cartizze, vero vertice qualitativo e sintesi aurea della Docg Conegliano Valdobbiadene, 106 ettari di vigneto compreso tra le colline più scoscese di San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol, area disciplinata fin dal 1969 e che regna su tutto l’universo Prosecco. Ma nella produzione di questa bollicina italiana simbolo di alta qualità da non dimenticare sono anche le tante differenze quando si fa riferimento alle modalità produttive. Ecco, allora, i quattro Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg che secondo WineCouture rappresentano i perfetti vini da assaggiare per capire la versione Metodo Classico.
I consigli di WineCouture: quattro vini per capire la versione Metodo Classico del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg
Per la produzione del Prosecco, come per gli altri vini, necessaria e decisiva è la prima vinificazione. Una volta che le uve vengono raccolte, il passaggio in cantina è seguito con particolare attenzione. Di grande importanza in questa fase il mantenimento dello stato di sanità delle uve stesse, così da poter procedere con l’ottenimento, tramite vinificazione in bianco, di un “vino base”, il punto di partenza per la realizzazione della celebre bollicina.
Se il Prosecco è innanzitutto uno spumante, realizzato con metodo Martinotti (detto anche Charmat), esistono tuttavia anche altre varietà, oltre a quella più diffusa: a iniziare da quella realizzata seguendo il metodo di rifermentazione in bottiglia, ovvero il Metodo Classico o Champenoise.
Ecco, per la Settimana del Conegliano Valdobbiadene, quali sono, secondo WineCouture, i quattro vini da assaggiare, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, per farsi un’idea di come la celebre bollicina cambi nella versione Metodo Classico.