Dal Chianti Classico alla Val d’Orcia, dalle Colline Pisane alla Maremma, a cavallo tra le provincie di Firenze, Siena, Grosseto e Pisa, come è la situazione dei vigneti in Toscana in vista della vendemmia 2023. Se l’anno è partito dopo un inverno mite proseguito fino a gennaio, qualche positiva nevicata e poi un febbraio secco e freddo, la primavera è iniziata lentamente almeno fino a maggio, quando dopo alcune settimane di piogge costanti, i produttori hanno dovuto confrontarsi con la pressione causata da Peronospora e Oidio. Ecco una fotografia al via della raccolta dell’uva con prospettive e previsioni da parte di alcuni protagonisti del vino toscano sull’annata 2023.
Vendemmia 2023: allerta Peronospora e Oidio per vino toscano
Mario Piccini, amministratore delegato di Piccini, uno dei brand più riconosciuti del panorama del vino toscano, sottolinea in vista della vendemmia 2023:
“Quella in corso è stata sicuramente un’annata complessa e sfidante, in particolare per quanto riguarda la denominazione Chianti Docg, tra le nostre punte di diamante in Toscana, che insiste su un’area molto vasta ed eterogenea”.
“In questi territori la diversità dei terreni, dei microclimi e le differenti altitudini ci stanno consegnando un quadro a macchia di leopardo, con le propaggini settentrionali che hanno sofferto minori conseguenze portate dalla Peronospora rispetto alle zone del Senese e dell’Aretino; tuttavia, dovendo tracciare una media, stimiamo un calo di circa il 20% sulla produzione”.
“Queste stime ci hanno fatto notare come la pressione della malattia sia stata molto più aggressiva nei vigneti ad altitudini comprese tra 150 e 250 metri s.l.m., mentre i vigneti più alti e ventilati avranno meno problemi in termini di riduzione delle quantità”.

Torre a Cona insiste sulle prime colline a est di Firenze. Si trova a circa 400 metri s.l.m. e i vigneti hanno sempre goduto di un microclima fresco. Qui, spiega Niccolò Rossi di Montelera:
“Nonostante qualche preoccupazione per la presenza di patogeni, quali Peronospora e Oidio, e il caldo intenso di luglio, l’escursione termica notturna regala costante sollievo alla vegetazione e i nostri vigneti si presentano oggi in buono stato sanitario”.
“Ora attendiamo l’evolvere della vendemmia 2023 per verificare le quantità”.
La vendemmia 2023 in Chianti Classico: le prospettive dei protagonisti del Gallo Nero
Da Firenze ci si dirige verso il Chianti Classico. Nell’area del Gallo Nero, Ricasoli 1141 è tra le aziende più iconiche del territorio e conta su oltre 240 ettari vitati tra 250 e 500 metri s.l.m.
Spiega Francesco Ricasoli:
“Gli agronomi sono stati messi a dura prova. Grazie alla gestione integrata e la perseveranza nel trattare tutte le settimane, con turni molto ravvicinati, la produzione ha superato bene l’emergenza”.
“Prevediamo una vendemmia abbastanza ricca, ma per esprimersi con più sicurezza dobbiamo aspettare le prossime settimane”.
A Castello di Querceto, 65 ettari di vigneti tra i 400 e i 530 metri s.l.m., Simone François è serio nelle sue previsioni:
“La pioggia ha purtroppo creato condizioni climatiche perfette per lo sviluppo della Peronospora, che ci ha impegnato moltissimo in un continuo controllo dei vigneti. In ogni caso, tenendo conto dell’altitudine, delle temperature e delle condizioni pedoclimatiche della nostra azienda, riteniamo di esser riusciti ad arginare la sua diffusione”.
“La previsione è di una vendemmia 2023 sicuramente ritardata, con una quantità di produzione ridotta. Da un punto di vista qualitativo sarà molto importante l’ultimo andamento della stagione e la raccolta, che dovrà essere particolarmente attenta e selezionata”.
La Massa è realtà del vino toscano che dispone di 22 ettari nella Conca d’Oro di Panzano in Chianti. Il produttore Giampaolo Motta racconta:
“Fino ad oggi l’andamento climatico è stato molto complicato da gestire. La buona esecuzione dei trattamenti fitosanitari effettuati è stata fondamentale per garantire la salute delle piante e delle uve in fase di sviluppo. Abbiamo lavorato i terreni privilegiando l’inerbimento per cercare di far assorbire quanta più acqua possibile alle coperture erbose”.
“Possiamo aspettarci una vendemmia 2023 classica, tra metà settembre e metà ottobre. La quantità di raccolto probabilmente sarà inferiore alla media però al momento ci sono tutti i presupposti per fare buona qualità”.

Si trova a Gaiole in Chianti, sempre al cuore del Chianti Classico, Bertinga. Elisa Ascani, enologa dell’azienda, evidenzia:
“Le piogge, benché molto benefiche dopo un anno e mezzo di siccità, hanno causato una forte pressione della Peronospora sui vigneti e nonostante la conduzione biologica e i continui trattamenti prevediamo una riduzione di produzione, ma se le prossime settimane saranno serene e con una sana escursione termica, la qualità sarà buona”.
Completano la rassegna delle previsioni sulla raccolta dell’uva nell’area del Gallo Nero due realtà che già introducono alla prossima tappa: la Maremma.
Léon Femfert, produttore di Nittardi, dispone infatti di vigneti in conduzione biologica sia in Chianti Classico sia sulla costa toscana. Così descrive la situazione nelle due aree:
“L’annata in Chianti Classico è stata molto insidiosa. Il lavoro incessante e tempestivo, soprattutto nella prima fase primaverile, è stato determinante”.
“Ci aspettiamo una riduzione della quantità, per la qualità siamo fiduciosi ma prevediamo un lavoro di severa selezione in vigna”.
“In Maremma la situazione è migliore: abbiamo una quantità quasi nella media, una buona qualità accompagnata da una bella vigoria delle piante. La vendemmia è prevista in entrambi i territori leggermente più tardi rispetto alla media stagionale”.

Anche Benedetta, Ginevra e Michelangelo Piccini, co-titolari Piccini 1882 e rappresentanti del Progetto Generazione Vigneti, forniscono una panoramica dei due mondi del vino toscano:
“Nel corso della stagione primaverile, specialmente nel mese di giugno, abbondanti piogge hanno interessato la Toscana, favorendo il naturale insorgere della Peronospora, una delle più temibili malattie della vite”.
“Il nostro team ha prontamente risposto con interventi fitosanitari, mirati a contrastarla e a limitarne i danni in termini di produzione. Le tempestive contromisure ci permettono di guardare alla vendemmia 2023 con rinnovato ottimismo, seppure con le opportune distinzioni”.
“Presso Fattoria di Valiano, nel Chianti Classico, la notevole abbondanza delle precipitazioni ha favorito una maggiore incidenza della malattia, soprattutto nei vigneti al di sotto dei 250 metri di altitudine, a causa del più alto tasso di umidità. Poggio Teo e San Lazzaro, le vigne poste al di sopra di questa soglia, hanno infatti riportato perdite più contenute rispetto alla media della zona nord di Vagliagli”.
“In generale, ci attendiamo una riduzione sulla produzione di uva di circa il 30%, su una normale vendemmia nel Chianti Classico”.
“Sulla Toscana costiera, dove sorge Tenuta Moraia, il regime delle precipitazioni si è attestato su livelli molto inferiori rispetto all’entroterra. In aggiunta, la presenza di terreni drenanti ha permesso ai nostri agronomi di effettuare una serie di trattamenti a base di zolfo e rame, in virtù del regime biologico, in linea con gli anni precedenti. Se il clima non tornerà a fare capricci, prevediamo un’ottima annata”.
L’annata 2023 in Maremma Toscana
Spazio allora alla Maremma del vino, con le. previsioni di Ettore Rizzi, direttore tecnico di Fattoria Le Pupille, che dichiara:
“L’annata 2023 ci ha sorpresi tutti con una primavera decisamente impegnativa. Le piogge di marzo e aprile hanno permesso alle piante di sviluppare delle pareti fogliari vigorose e forti, anche nelle parcelle dove negli ultimi anni il caldo aveva indebolito le piante”.
“Da maggio fino a metà giugno, però, ha piovuto praticamente tutti i giorni e questo ha creato le condizioni per forti attacchi crittogamici”.
“Da luglio per fortuna è arrivato il sole e le varietà con grappoli più spargoli si stanno sviluppando in maniera eccezionale; quelle con grappolo più compatto potrebbero avere risentito di più”.
“Stiamo terminando i diradamenti qualitativi ed abbiamo un calo di produzione generale del 20%”.

E Brando Baccheschi Berti, produttore di Castello di Vicarello, sempre sulla costa toscana, aggiunge:
“L’annata 2023 ci ha obbligato a fare gli straordinari in vigna ma siamo riusciti a salvare la produzione sia con i trattamenti sia facendo operazioni tempestive sulla chioma, come sfemminellature anticipate, togliendo le foglie nelle zone interne alle pareti in maniera che i trattamenti potessero arrivare all’interno senza trovare ostacoli e potessero avere luce per potersi asciugare”.
“Oggi abbiamo bellissime pareti, anche perché le precipitazioni abbondanti hanno creato problemi di Peronospora ma hanno anche rimpinguato la falda e hanno garantito una crescita vegetativa importante”.
“Che vendemmia 2023 ci aspettiamo? Ancora presto per dirlo, ma potrà dare grandi soddisfazioni. Mi aspetto di non vendemmiare troppo presto e uve belle, croccanti e molto saporite”.
La raccolta dell’uva dalla Val d’Orcia alle Colline Pisane: le prime previsioni
La chiusura della panoramica su previsioni e prospettive legate alla prossima vendemmia 2023 in Toscana conduce prima in Val d’Orcia e poi sulle Colline Pisane.
I vigneti di Tenuta di Trinoro si distendono ai piedi di Sarteano, in provincia di Siena. Il direttore Calogero Portannese racconta:
“Dopo un inverno mite, a maggio siamo entrati in una lunga fase di piogge e, subito dopo, luglio ha visto le temperature medie più alte dell’ultimo decennio”.
“A causa di questa stagione anomala, ci siamo ritrovati a dover lavorare incessantemente per far fronte a forti attacchi di Peronospora. Ad oggi ci riteniamo abbastanza fortunati perché gli sforzi, fisici ed economici, non sono stati vani”.
Badia di Morrona, invece, dispone di oltre 110 ettari vitati ai piedi di Terricciola, località a 40 km a Sud di Pisa. Qui Filippo Gaslini Alberti conferma:
“L’insistenza delle precipitazioni ha favorito da un lato un accrescimento vegetativo come non si vedeva da anni ma anche il proliferare di malattie fungine che ha costretto a un lavoro molto assiduo nei vigneti”.
“Supponiamo che si arriverà a raccogliere anche per le varietà precoci verso fine agosto”.