Ritrovarsi innanzi all’anteprima di un piccolo capolavoro in bottiglia non capita tutti i giorni. Ancora più raro è poterlo fare seduto alla tavola di un tre stelle Michelin in una location da sogno. Ma quel che ha reso davvero unico il debutto ufficiale del Giulio Ferrari Collezione 2004, ultimo arrivato della casa spumatistica simbolo delle bollicine Trentodoc, è la condivisione sperimentata in occasione del lancio tra grandi appassionati e professionisti della sala. Già, perché presso Villa Crespi, dove un abbinamento gourmet studiato ad hoc dallo chef Antonino Cannavacciuolo ha deliziato i palati dei presenti, compreso chi scrive, riuniti a dare il benvenuto alla più estrema sfida con il tempo tra le creazioni Ferrari Trento, insieme alla famiglia Lunelli, c’era chi quelle bollicine è chiamato a raccontarle – la stampa –, chi le ama e ne è competente conoscitore – i collezionisti – e chi le farà conoscere agli appassionati – i sommelier dei ristoranti culto in tutta Italia –, per un confronto che ha decretato all’unanimità che il neonato Giulio Ferrari Collezione 2004 è uno di quei casi straordinari di grandissima cuvée già pronta per essere aperta e goduta nel suo sfaccettato potenziale. Ecco il giudizio di WineCouture dopo il nostro primo incontro con l’edizione limitata del mito, che Matteo Lunelli così racconta.
L’edizione limitata di un’annata da sogno
Si apre un nuovo capitolo nella gloriosa storia di un mito del Trentodoc, con il debutto dell’annata 2004 del Giulio Ferrari Collezione. Una creazione davvero unica, che è stata tenuta a battesimo a Villa Crespi dalla cucina dello chef Antonino Cannavacciuolo, tre stelle Michelin, edizione limitata che ha visto la luce in soli 3906 esemplari numerati e 331 Magnum.
Una bottiglia che è molto più di una bottiglia. Infatti, è la chiave per entrare in un gruppo tra i più esclusivi del vino italiano, accedendo quel Club dei Collezionisti Giulio Ferrari che offre ai suoi soci una serie di esperienze e privilegi speciali.








Un acquisto non per tutti, se si ragiona in termini di portafoglio, ma che testimonia una volta in più ancora la capacità della casa spumantistica trentina di dare forma a bollicine senza tempo.
E lo fa anche questa volta in scia al mito del fondatore, quel Giulio Ferrari che non soltanto aveva portato lo Chardonnay sui pendii del Trentino, ma aveva anche intuito il potenziale di bollicine figlie di un lungo affinamento sui lieviti.
E di tempo, nel buio e nel silenzio della cantina, il Giulio Ferrari Collezione 2004 ne ha passato decisamente tanto, quasi 20 anni, per arrivare oggi a testimoniare che un grande Trentodoc è capace di esprimere un’incredibile longevità, acquisendo progressivamente complessità, senza però nulla perdere in freschezza e finezza.
Ma come nasce la “super riserva” da 216 mesi di affinamento di casa Ferrari Trento?

Giulio Ferrari Collezione 2004: il giudizio di WineCouture al debutto e il potenziale di una bottiglia mito che sfida il tempo
Il Giulio Ferrari Collezione è vera e propria creazione che fa caso a sé. Vede la luce, infatti, soltanto in quelle vendemmie che raccontano di uno straordinario potenziale evolutivo ed è l’espressione più alta della continua ricerca dell’eccellenza insita in ogni scelta della realtà trentina.
Per una fotografia che fissa in un’istantanea in bottiglia quella viticoltura di montagna di cui Giulio Ferrari intuì oltre un secolo fa la vocazione e che la famiglia Lunelli ha permesso di portare alla sua massima espressione.

Giulio Ferrari Collezione 2004 giunge dopo quattro illustri precedenti. L’etichetta, infatti, ha fatto il suo esordio con la vendemmia 1995, poi seguita da 1997 e 2001. Oggi, la nuova release è figlia di un’annata che giunge dopo il fatidico spartiacque 2003, che ha mutato i paradigmi della viticoltura nel mondo a causa degli effetti del cambiamento climatico che da allora è fattore con cui dover fare prepotentemente i conti.
Il 2004 si è caratterizzato per essere stato anno dalle condizioni climatiche estremamente favorevoli. In particolare, l’estate fresca, che ha visto precipitazioni al di sotto delle medie stagionali, ha permesso allo Chardonnay di raggiungere la maturazione con un ottimo livello di sanità e un’acidità ideale per lunghi affinamenti.
Ed è così, che a distanza di quasi 20 anni oggi Giulio Ferrari Collezione 2004 fa il suo esordio in tavola, stupendo chi ha avuto il privilegio del primo assaggio per la straordinaria prontezza nel calice che lo contraddistingue fin da adesso.
Un vino che sta vincendo la sfida col tempo, avendo già trovato quella sua nota di complessità accentuata, con uno splendido accenno fumé, ma conservando finezza, freschezza ed eleganza, come deve essere per le grandi bollicine da Chardonnay.
Le alte aspettative che Giulio Ferrari Collezione 2004 non solo sono confermate fin dal primo assaggio, ma incuriosisce quella che potrà esserne l’evoluzione. Oggi è una bottiglia che si beve bene subito, grande pregio quando si parla di cuvée de prestige, e ha una lunghezza che ci si porta dietro, impressa nella memoria e al palato.


La degustazione, di fatto, evidenzia le caratteristiche dell’annata, che si presenta con un’esplosione di bollicine finissime. Nel calice, oro puro, che poi conquista fin dal primo sorso per la sua magnifica complessità aromatica, esaltata da un dosaggio che enfatizza l’essenzialità della creazione. Un Trentodoc in cui si percepiscono armoniose note di agrumi, frutta secca e vaniglia, sorrette da un’intrigante salinità.
Per un vino che è sintesi di opposti che si attraggono: dinamico e profondo, al tempo stesso espressione piena e fresca, tostata ed elegante, con il finale che, come detto, sembra estendersi all’infinito.
Il consiglio finale di chi scrive, ma confermato anche dai tanti presenti al debutto con una storia di assaggi rispetto alle edizioni speciali legate al Giulio Ferrari: non conservate troppo a lungo questa bottiglia in cantina, vale la pena berla nel giro di poco. E se realmente volete assaporare il mito oltre il tempo, non perdete una delle 331 Magnum, dove la diversa evoluzione annuncia, da qui a quattro o cinque anni, un assaggio da sogno.
