Il mercato dello Champagne in Italia è oggi sempre più rilevante nel panorama commerciale nazionale. L’incontro tra l’eleganza e la passione tricolore per il vino e le aziende produttrici dell’iconico Metodo Classico francese sta dando vita a forti sinergie tra le realtà vinicole. Ma cosa porta le cantine italiane e i gruppi del vino a importare Champagne? Abbiamo deciso di esplorare le ragioni dietro questa scelta, confrontandoci con chi ha abbracciato questa tendenza e con le storie dietro alla loro selezione. Scopriremo così come questa fusione di tradizioni enologiche abbia portato a risultati sorprendenti e quanto le aziende italiane abbiano fatto proprie le sfumature e la raffinatezza del prestigioso spumante francese.
Cosa c’entrano le cantine italiane con l’importazione di Champagne
Il nostro viaggio di scoperta inizia dalle vette alpine e dà voce a Klaus Gasser, direttore commerciale di Cantina Terlano:
“Tutto è iniziato da una profonda passione per lo Champagne e da una conoscenza della famiglia Legras e Haas, che ormai va avanti da più di 20 anni. Apprezzando lo Champagne è nata un’amicizia con la famiglia, in particolare con il figlio Jérôme Legras. Convinto dalla straordinaria qualità di questo Champagne abbiamo intrapreso l’importazione di questo marchio, tanto che oggi è l’unico che importiamo e siamo estremamente soddisfatti dei risultati ottenuti. Essendo uno Champagne di Chouilly della Côtes de Blancs, patria dello Chardonnay, ci piacerebbe incrementare la linea di prodotti inserendo un Blanc de Noirs, in quanto questa tipologia d’importazione è per noi stimolante e conferma un’attività molto giusta per la nostra azienda”.
Cambiando regione, ma rimanendo sempre nel Nord della penisola, raccogliamo le considerazioni di un’altra grande azienda nel panorama enologico nazionale: Ceretto, da Alba, in Piemonte. Un racconto attento e già di lunga storia, come evidenzia Giacolino Gillardi, ceo e responsabile del progetto Terroirs – Ceretto:
“Agli inizi del nuovo millennio partecipai all’annuale degustazione del nostro importatore spagnolo Quim Vila. Fu qui che ebbi modo di conoscere Didier Depond, presidente della Maison Salon-Delamotte. Mi chiese un consiglio sull’Italia, poiché al tempo era per loro un mercato da ricostruire. Subito mi balenò l’idea di iniziare un’attività di importazione e rientrando ad Alba telefonai ai fratelli Ceretto che senza esitare mi diedero il mandato per iniziare immediatamente un’importazione di vini stranieri. Fu così che mi proposi a Depond: era il 2002 e di lì a pochi mesi sarebbe nata Terroirs – Ceretto.
La nostra impostazione come importatori si distingue perché abbiamo avuto un approccio diretto e più personale fin da subito, conoscendo, selezionando e degustando con i produttori i loro vini. Nella scelta abbiamo privilegiato i Récoltant: non grandi Maison, ma aziende che rappresentavano coi loro vini il territorio d’appartenenza. Le realtà che importiamo oggi sono: Lelarge-Pugeot, Soutiran, Maurice Grumier, Salon-Delamotte, Perrot-Batteux, Nominè-Renard, Chateau de Bligny, Cottet-Dubreuil, Guenin e Albert Beerens”.

Proseguendo questo nostro viaggio di racconto e scoperta tra le cantine italiane incontriamo l’azienda Cà di Rajo di San Polo di Piave, Treviso. A prendere la parola è Fabio Cecchetto, titolare insieme ai fratelli Simone e Alessio:
“Abbiamo iniziato lo scorso anno, dopo l’acquisizione della tenuta friulana che oggi porta il nome di Aganis. In seguito al lancio sul mercato di questi nuovi prodotti abbiamo deciso di metterci in gioco tra gli interlocutori italiani per la distribuzione di etichette francesi, tra cui Champagne e Borgogna, e di aziende nazionali. Nel nostro portfolio vi sono Paul Déthune e Damien Hugot. Come gruppo Ca’ di Rajo distribuiamo in Italia aziende che condividono la nostra stessa visione: realtà a conduzione famigliare con una filosofia orientata alla qualità e al rispetto dell’ambiente”.
Rimanendo in Veneto, questa volta nel veronese, anche uno dei volti più storici dell’Amarone e della Valpolicella ha scelto di confrontarsi con l’universo dello Champagne, come ci spiega Silvia Allegrini, della storica azienda di famiglia di Fumane che con la commerciale Corte Giara importa anche un marchio di Champagne:
“L’attività di distribuzione ha preso il via circa quattro anni fa, dai primi contatti con una Maison che ha il suo cuore in Borgogna, Olivier Leflaive, ma che ha anche una ramificazione ad Avize: lo Champagne Valentin Leflaive. Ne è nata una collaborazione davvero interessante, che poi si è ampliata coinvolgendo altre realtà borgognone. Abbiamo ricercato sempre aziende che avessero un’affinità con noi, con una connotazione famigliare, eccellenze dei rispettivi territori. Inoltre, essendo noi specializzati nella valorizzazione delle varietà autoctone, abbiamo scelto chi potesse offrire un volto internazionale, a partire dal Pinot Nero.
Abbiamo dato così forma a sinergie, individuando produttori non ancora distribuiti in Italia, che per noi rappresenta anche un grande stimolo, essendo aziende di prestigio di un territorio prestigioso con cui potersi confrontare. Poi, la ristorazione ha sposato fin da subito il nostro progetto distributivo, tanto che spesso queste etichette che portiamo su questo lato delle Alpi si trasformano in un’occasione per consolidare nuovi rapporti commerciali a tutto tondo”.
Ci spostiamo in Toscana, dove a fornirci nuovi spunti sull’esperienza aziendale in termini di import di Champagne sono protagonisti assoluti come Rocca delle Macìe e Marchesi Antinori.
Sergio Zingarelli, patron di Rocca delle Macìe a Castellina in Chianti, racconta:
“Quando ho fondato Rocca delle Macìe, nel 1973, ho realizzato il sogno che accarezzavo da molti anni: produrre vini di qualità e farli conoscere ovunque. Tuttavia, l’obiettivo era anche quello di strutturare la mia impresa in modo tale che potesse affiancare e realizzare i sogni di altri produttori. Su questa idea s’innesta la collaborazione con aziende che devono avere specifiche caratteristiche di filosofia produttiva ed etica: una proprietà che faccia anch’essa capo ad una famiglia, una determinazione a cercare sempre il massimo della qualità possibile, il rispetto per l’ambiente, tecniche di produzione in vigneto e in cantina non invasive, infine l’attenzione all’identità del territorio. Attualmente abbiamo una sola etichetta d’Oltralpe, più precisamente della zona dello Champagne: una collaborazione iniziata nel 2021 con Maxime Blin, giovane vignaiolo di lunga tradizione. È un progetto nel quale abbiamo creduto fin da subito e che ci sta regalando immense soddisfazioni”.
Passando, invece, alla storica ed illustre azienda Marchesi Antinori, a prendere la parola è Leo Damiani, direttore commerciale e marketing spumanti e Champagne:
“Marchesi Antinori ha iniziato quest’attività nel 1982, volgendo le sue attenzioni su un’unica area vitivinicola, quella della Champagne, collaborando solamente con due maison: Krug e Perrier-Jouët. Fin dall’inizio si è trattato di una scelta ben precisa nei confronti di un territorio storico, unico ed evocativo, quale è la Champagne, partendo dal rapporto personale e dalla condivisione degli stessi valori di eccellenza, così come l’approccio artigianale, tra la famiglia Antinori e le proprietà delle due Maison. L’importazione e distribuzione in Italia dello Champagne resta un’eccezione per Marchesi Antinori, dettata da motivi di grande stima tra le famiglie e, di conseguenza, tra le aziende coinvolte”.

La Toscana passa il testimone all’Umbria e a parlare è Chiara Lungarotti dell’omonima cantina:
“La mia famiglia ha sempre avuto un rapporto privilegiato con il mondo vitivinicolo francese. Quando mio padre venne a mancare, chiedemmo a Denis Dubourdieu, di aiutarci e seguirci nel cambio generazionale. E così, un paio di anni fa, abbiamo deciso di selezionare una serie di produttori di nicchia di Champagne, di cui condividiamo la filosofia produttiva, inserendoli nella nostra distribuzione. Con le aziende che abbiamo selezionato condividiamo la stessa filosofia produttiva: vini espressione del territorio da cui provengono, selezione delle migliori uve, cura artigianale, ricerca dell’eccellenza. Abbiamo scelto di distribuire aziende storiche di famiglia, piccoli produttori che rappresentano tre territori diversi della regione dello Champagne: Guy Charbaut, Alain Bailly, A. Viot & Fils e Minard & Filles”.
Rimanendo in Umbria, troviamo la Cantina Roccafiore e le parole di Luca Baccarelli, patron dell’azienda:
“Abbiamo iniziato a distribuire Champagne nel 2017 come parte del nostro progetto Les Bulles. Questa iniziativa si concentra su piccoli produttori artigianali e rappresenta una parte significativa di Roccafiore. È guidata dalla passione per la Champagne e il suo cambiamento grazie a nuove generazioni di vignaioli. Distribuiamo 19 produttori, per circa 90 referenze. Le storie dei Vigneron sono simili, unite da radici, terroir e stile distintivo. Valutiamo anche l’umanità e guardiamo alle nuove generazioni che interpretano il vino in modo contemporaneo”.
Siamo giunti all’ultima tappa, e questa volta siamo in Abruzzo con la celebre cantina Masciarelli, che ci viene raccontata nella sua attività d’importazione da Miriam Lee Masciarelli, brand manager di Masciarelli Tenute Agricole:
“La Gianni’s Selection, la nostra linea di distribuzione, nasce nel 2004 da un’idea di Gianni Masciarelli e dalla sua continua ricerca dell’eccellenza anche al di fuori dei confini nazionali. Interpretandone la visione, continuiamo ad arricchirne la gamma, per mettere a disposizione dei nostri partner un’offerta sempre più completa, adatta a ogni esigenza. Per quanto riguarda lo Champagne, distribuiamo Andrè Jacquart e li abbiamo scelti perché, come tutte le altre aziende entrate a far parte della nostra Gianni’s Selection, incarnano i valori di qualità, artigianalità e forte legame col territorio condivisi da sempre anche dalla nostra realtà”.