Tra le infinite tonalità che compongono le diverse sfumature di bollicine nel mondo, ne esiste una che per colore e caratterizzazione è realmente irreplicabile. Tanto che da sempre gli stessi “maestri” francesi ce la invidiano, non avendo nulla di simile all’interno del loro patrimonio enologico con cui poterla porre a paragone. È la sua veste in rosso a definirla nel calice, ma poi al palato gli orizzonti che può schiudere sono ampi e definiti in primis dalle sue radici. Da anni, la nouvelle vague di quella che è una storia al plurale che si dipana tra Modena a Reggio Emilia, dal rosa chiaro, al rubino, fino al porpora, ha la sua terra d’elezione in una piccola frazione che prende il nome di Sorbara. È in questo angolo della provincia modenese, tra il fiume Secchia e il Panaro, che prende vita una bollicina che ha saputo impressionare anche sotto forma di Metodo Classico: parliamo del Lambrusco di Sorbara. E tra i suoi volti più celebrati, ce n’è uno che da sempre s’identifica tra i pionieri di questa sfida al tempo: Cavicchioli.
L’alternativa che anche i “maestri” francesi invidiano: il Lambrusco di Sorbara raccontato da un simbolo come Cavicchioli
A Francesca Benini, Sales & Marketing Director di Cantine Riunite & Civ, abbiamo domandato quale sia oggi la modernità e l’unicità del Lambrusco di Sorbara.

Il Lambrusco di Sorbara oggi entra a pieno titolo nel novero dei vini contemporanei?
Certo, proprio per i suoi tratti assolutamente unici che conferiscono a un’intera categoria una premiumness capace di esaltare al contempo tradizione e innovazione.
Se per le sue caratteristiche il Sorbara si eleva all’interno della famiglia dei Lambruschi, parlando di peculiarità e pregio, con i suoi tratti freschi, fruttati ed equilibrati, non solo è una promessa di versatilità in tavola, ma è anche coerente con quella riscoperta delle tradizioni territoriali che oggi è più che mai forte da parte dei consumatori.
Cavicchioli è senza dubbio un marchio tra i più storici di questo universo, ma quanto ha saputo anche essere anticipatore dei tempi?
La storia delle referenze iconiche di Cavicchioli è particolarmente affascinante e ha la propria origine in un appezzamento di terra in provincia di Modena, nella località di Cristo, a 200 metri dall’argine del fiume Secchia: un vigneto di cinque ettari dal quale provengono le uve utilizzate per la vinificazione dell’omonimo vino e del Metodo Classico Rosé, oggi premiato con i Tre Bicchieri Gambero Rosso.
D’altronde, l’orientamento alla ricerca e ad innovare sono parte di un DNA familiare che ha decretato poi, nel tempo, il successo della Cantina Cavicchioli.

In cosa si traduce tutto questo?
In molte scelte, oggi dimostratesi decisive: a iniziare dall’aver introdotto, a partire dalla vendemmia del 1987, per celebrare il suo 60esimo anniversario, il concetto di cru applicato ai territori del Lambrusco di Sorbara. È proprio in quell’anno che viene presentato l’iconico Vigna del Cristo, il primo Lambrusco di Sorbara Doc in purezza, conferendo alla cantina il primato per aver “interpretato” in modo assolutamente unico un prodotto fortemente ancorato alla tradizione contadina emiliana.
Da quel momento, la voglia di sperimentare e dare forma a nuovi orizzonti, in primis degustativi, ha condotto alla creazione del Rosé del Cristo, altra icona. Era il 2000 quando Sandro Cavicchioli, enologo e nipote del fondatore della cantina, ha presentato la prima versione di un Lambrusco di Sorbara in purezza vinificato seguendo i dettami del Metodo Classico.
Questo spumante nasce da quella visione avanguardista di Cavicchioli volta a nobilitare un vino “pop” fino ad arrivare alla vinificazione attraverso il procedimento usato tradizionalmente per lo Champagne, elevandolo così in termini di eleganza e raffinatezza. Una qualità che ha saputo nel tempo conquistare appassionati ed esperti, oltre a conseguire numerosi riconoscimenti.
Come cambia Cavicchioli col nuovo volto che si presenta oggi al pubblico?
Cavicchioli vuole oggi rafforzare i propri valori e comunicare in modo più forte e incisivo la connessione con il territorio. Vuole enfatizzare la conoscenza di un prodotto che è figlio dei ricordi della tradizione emiliana e di un territorio ricco di valori, emozioni ed esperienze. Infine, vuole comunicare un vino fatto per essere condiviso, grazie al carattere spumeggiante e frizzante che lo rende unico.
Cavicchioli rappresenta “la nuova autenticità”, in un momento in cui, a livello generale, come risposta alle incertezze e all’eccessiva presenza del mondo digitale nella vita reale, cresce l’attenzione verso la semplicità, la riscoperta delle tradizioni, di valori etici e di una genuinità in ogni aspetto dell’esistenza.
Per questo la sua comunicazione prende forma attorno al concept di una “nuova autenticità”, perché il brand attinge forza e sviluppa le sue radici nel territorio della tradizione, che continuerà a sposare a quell’innovazione che diventa elemento fondamentale per affrontare il futuro, anche se si tratta di vino.

Un nuovo modo di ribadire anche le radici emiliane?
Nella nuova veste di Cavicchioli c’è dinamicità, vivacità come le bollicine dei suoi vini, c’è voglia di convivialità nel pieno senso dell’essere emiliani.
Ma essere emiliani, e modenesi, significa anche far parte di un tessuto economico produttivo di grande valore, dove la qualità e la ricerca sono diventate il motore del successo.
Il nuovo visual vuole essere un omaggio proprio a questo territorio e ai suoi simboli: quindi, ecco che appare un’auto, un casolare che domina le colline vitate in mezzo alle quali si trova un gruppo di amici, eleganti ma in contesto informale, per gustare i prodotti di una tavola ricca di sapori.
Da qui anche il nuovo claim: “Battito Emiliano”. La massima espressione di quell’allegria inclusiva, dello stare insieme e dei momenti unici che solo un’emozione forte e sincera sa dare. Ma è anche ritmo dinamico e vibrante, in grado di farci sentire vivi: proprio come il vino, il Lambrusco Cavicchioli, che ci trasmette tutta la forza di una terra, l’Emilia.
L’alternativa per gli appassionati di bollicine oggi può essere proprio la riscoperta dell’universo Lambrusco con il Sorbara?
Sì, senza dubbio per i tratti eleganti e per quel che significa in termini di storicità il Sorbara per tutto il mondo Lambrusco.
Un vino che anche nel calice, con la sua versione Metodo Classico, per la finezza che sposa l’esuberanza regalando un profilo che conquista al primo sorso, ben si pone in scia a quella che è l’eccellenza delle bollicine di Champagne.
Si tratta, certo, di due prodotti diversi, ma che hanno il potenziale per essere complementari in tavola.
Cavicchioli in quasi un secolo di storia ha sempre guidato l’avanguardia del Lambrusco: quanto viene apprezzato oggi il suo stile nel calice?
Cavicchioli è sempre stato, e resta ancora, un must quando parliamo di Lambrusco.
Quelli che sono stati i riconoscimenti che hanno colorato il nostro 2023 e che preannunciano un 2024 altrettanto performante lo ribadiscono con forza: tanto si parli di Tre Bicchieri Gambero Rosso con il Metodo Classico Rosé del Cristo 2020, quanto si faccia riferimento al rapporto tra qualità e prezzo con la segnalazione Berebene del Lambrusco Sorbara Doc Secco Cavicchioli 1928, passando per le selezioni degli esperti del The Champagne & Sparkling Wine World Championships o dei migliori sommelier con Bibenda e Ais Emilia-Romagna da Bere, fino al bollino del The WineHunter Award di Merano WineFestival o la corona Vini Buoni d’Italia.