Se n’è già parlato molto e se ne parlerà ancora per tanto tempo. Un’annata sicuramente difficile in Champagne, questa 2023 la cui vendemmia si è da poco conclusa. Se vogliamo provare a descriverla sinteticamente con le parole degli addetti ai lavori: un’annata da Chardonnay, un’annata da Vigneron. Ricordiamo bene, come fa notare Alberto Lupetti, uno dei principali esperti riconosciuti nel mondo dello Champagne in Italia, in un recente intervento su Instagram che “non si può parlare di annata prima di aver assaggiato i vin clair (quindi occorre attendere almeno gennaio del prossimo anno, ndr), oggi possiamo parlare solo di andamento dell’annata in vigna e della vendemmia”. L’annata agronomica è stata estremamente complicata. Molti Vigneron a cui abbiamo domandato qualche considerazione hanno utilizzato il termine “stressante”. In tanti hanno dovuto annullare le ferie, che di solito si programmano verso metà agosto per ricaricarsi prima della vendemmia: la situazione in vigna necessitava la loro presenza costante. Ma andiamo con ordine: cosa ha caratterizzato l’annata 2023 tra i filari e cosa l’ha resa così complicata? Vi raccontiamo come è andata la raccolta 2023 attraverso la voce di chi l’ha vissuta in vigna.
L’annata 2023 nelle parole dei Vigneron
“La primavera è stata molto fredda”, racconta Antoine Coutier, Vigneron ad Ambonnay, “quindi la vigna era in ritardo. Poi si sono alzate le temperature e ha spinto molto rapidamente a maggio e giugno”. Gli fa eco Benoit Munier, Vigneron dalla Cote de Blancs: “A maggio però sono arrivate anche le prime piogge, si è generata umidità e si sono viste le prime tracce di Peronospora. Nel mese di giugno è stata poi la volta dell’Oidio, che noi ci ha più lasciato fino alla vendemmia”.
“Il problema delle muffe è stato particolarmente sentito nel mese di agosto”, riprende Coutier. “Nella seconda parte del mese di agosto poi, a complicare ulteriormente le cose, si è assistito ad un forte rallentamento dell’evoluzione della maturità. Fortunatamente a cavallo tra fine agosto e inizio settembre le temperature si sono alzate in maniera importante. Questo è stato molto utile perché ha dato una spinta (per alcuni insperata) alla maturità”.
Una caratteristica assoluta dell’annata è stata la dimensione dei grappoli, enormi e con tanti acini. “Il peso medio del grappolo negli ultimi 10 anni è stato di 130/135 grammi”, ricorda Coutier.
“Quest’anno siamo arrivati 200/220 grammi”. Anche Alberto Lupetti, che frequenta la Champagne assiduamente da decenni, parla di “grappoli giganteschi che non si ricordano a memoria d’uomo”. Tanta quantità, quindi, che da un lato è sicuramente positivo ma dall’altro in molti casi ha messo a rischio la qualità, con parti dei grappoli che faticavano a maturare.
La vendemmia 2023 in Champagne: un anno da Chardonnay
È bene innanzitutto precisare che non si può descrivere un’annata in Champagne senza fare distinzioni di zone e di vitigni. Se è vero che la 2023 è stata difficile per tutti, lo Chardonnay è quello che ne è uscito meglio, il Pinot Noir segue a distanza, con differenze anche abbastanza nette da zona a zona. Per il Meunier, ma la Vallée de la Marne in generale, discorso a parte: ne è uscito piuttosto male, con intere parcelle completamente distrutte dalle muffe.
“Da noi abbiamo potuto raccogliere lo Chardonnay a maturità perfetta”, racconta Brigitte Beaufort, Vigneronne a Bouzy, “e con una qualità impeccabile. Il Pinot Noir è stato molto più attaccato dalle muffe e abbiamo dovuto gestire il marciume. Abbiamo dovuto fare tanta selezione per ottenere l’alto livello qualitativo ricercato. Alle fine, comunque, sono molto soddisfatta sia dello Chardonnay sia del Pinot Noir e sono pressoché certa che millesimerò entrambe”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Benoit Munier:
“Io sono molto soddisfatto del mio raccolto. Nella 2023 trovo frutto, aromi, una bella maturità, una bella acidità: mi aspetto una grande annata per i miei vini. Io ci sto per avere altre annate come questa, anche se è stata molto difficile e stressante per tutti i problemi e i conseguenti lavori che abbiamo dovuto fare tra i filari. Chi ha seguito molto bene la vigna durante tutto l’anno è stato ricompensato”.
L’importanza dei vendemmiatori
Thomas Rossi, che frequenta la Champagne da diversi decenni e quest’anno vi ha speso un po’ di tempo in periodo di vendemmia, racconta nel podcast Champagne Talks: “Ci si è trovati davanti ad una vendemmia mai fatta prima: non ci sono paragoni con il passato. Situazione mai successa: tantissima quantità ha permesso di fare una bella selezione, ma ovviamente è stato un lavoraccio. E a complicare il lavoro il caldo e l’umidità”.
Quest’anno più che mai si è rivelato fondamentale il lavoro dei vendemmiatori. Fare una attenta selezione in vigna in molti casi è stata l’unica strategia per portare in pressa uva di altissima qualità.
La regola base per chi raccoglie ce la svela sorridendo Brigitte Beaufort: “Se il grappolo che avete in mano lo mangereste, allora lo mettete nella cesta, altrimenti lo buttata in terra”. Nulla di più semplice ma allo stesso tempo nulla di più vero.
“Stare in vendemmia è come vivere in una grande famiglia”, prosegue Thomas Rossi. “Si inizia la mattina presto. Sveglia alle 6, se non prima, poi si parte in squadriglia e si arriva sul punto di vendemmia. Finita una parcella, si parte e ci si sposta in quella successiva”.
La vendemmia 2023 “italiana”
Tra i vendemmiatori quest’anno davvero tanti gli italiani. In molti giovani, giovanissimi appassionati di Champagne che hanno voluto vivere questa esperienza. Alcuni invece sono ormai dei veterani. Tra questi Stefania Vignoli, originaria di Correggio, residente in Svizzera da quattro anni:
“Quella appena conclusa è stata la mia settima vendemmia: la prima volta nel 2017. La mia voglia di approfondire la conoscenza sullo Champagne non si limita alla programmazione di un viaggio, sono alla ricerca di qualcosa di più. Per una strana coincidenza arrivo a dialogare con Céline Rousseaux (vigneronne di Verzennay, Champagne Jacques Rousseaux, ndr) e parto. Oggi io e Celine siamo grandi amiche. Un’amicizia nata per caso, da una passione”.
“Ogni anno, poi, è un’emozione nuova. Nonostante il rituale sia sempre lo stesso, sembra sempre tutto diverso. La routine è la stessa, ma le persone sono diverse, ed è anche quello che rende l’abitudine una novità”.

Un esordio per Yari Paletti, che è stato ad Ambonnay, da Coutier. “È stata la prima vendemmia per me, non sapevo bene cosa aspettarmi. Ho trovato grande ospitalità. Ci hanno fatto sentire a casa. C’è stato tanto coinvolgimento, tanta condivisione sia con loro che con gli altri membri dell’equipe di vendemmia. I pranzi e le cene per me restano dei momenti indimenticabili di questa settimana. Sia per l’ottimo cibo che per le bottiglie stappate”. Con lui, anche Davide Ferrari, che conferma le stesse emozioni. “È il secondo anno che vado. Mi ero trovato molto bene lo scorso anno da La Borderie e quest’anno ho deciso di tornare a vendemmiare. Sono andato da Coutier. Siamo praticamente sempre stati con la famiglia, condiviso tutti i pasti con loro. Mangiato benissimo e assaggiato delle bottiglie che credo non avrei mai potuto assaggiare altrimenti. La vendemmia è sicuramente molto faticosa ma passare tante ora nella natura e tutto il resto ne ripagano il sacrificio”.
Eduard Baltag, solo 22 anni, racconta la sua prima esperienza, da La Borderie, nella Cote des Bar. “Emozioni uniche, un tuffo nell’atmosfera della campagna e un incontro con persone provenienti da tutto il mondo. Il ritmo delle giornate è scandito dalla natura. Si crea un’atmosfera unica. Tanta fatica in vigna ma dopo questa esperienza guarderò ogni calice di Champagne con occhi diversi”.
Poi c’è anche chi è “del mestiere”. Andrea Micheloni ha un’azienda agricola in Valpollicella e quest’anno è partito per fare la sua prima vendemmia in Champagne, da Pierre Brocard: “Bellissimo. Ospitalità super. Si è creato un gruppo spettacolare. Una grande esperienza umana prima di tutto. In vigna si faticava ma tutto questo era in secondo piano per quello che stavamo vivendo”.
Come è andata la raccolta dell’uva in Champagne vista da chi era in vigna
Dopo qualche frammento di storie di vita vissuta in vendemmia in Champagne, con tante emozioni e ricordi di esperienze umane, prima di tutto, la sintesi della vendemmia 2023 da un punto di vista vitivinicolo la lasciamo alle parole di Marcello Brunetti, da un suo post Instagram al rientro.
Alla quinta esperienza, anche lui a Verzenay da Jacques Rousseaux, conclude:
“Quest’anno otto giorni. Intensi. Da noi la qualità era ineccepibile con l’80% delle parcelle con uva intatta come la 2022 e le restanti parcelle dove con un po’ di selezione abbiamo comunque portato a casa un’ottima qualità. Se si fa la media tra le diverse zone, con situazioni molto diverse, alla fine l’umore in giro è buono. La quantità per selezionare e smistare c’era. Questa è un’altra di quelle vendemmie dove chi raccoglie pagando al kilo non oso immaginare cosa possa avere portato a casa. Per me, alla fine, l’annata è sempre molto relativa. Chi sa lavorare fa grande vino sempre, chi non sa lavorare non fa grande vino mai”.