Nel vasto panorama enoico tricolore esiste un angolo di Belpaese molto particolare. Si tratta delle terre emerse più recenti in Italia, un’area del Delta del Po strappata alla Laguna nei pressi di Rovigo, capoluogo del Polesine. È qui, nel territorio più giovane d’Italia, che nasce Corte Carezzabella, progetto recente che ha trasformato quella che ancora oggi è un’azienda agricola biologica in un nuovo, inusuale dunque ancora più affascinante, volto del vino italiano. Ecco qual è la sua storia e soprattutto cosa rende uniche le etichette dell’azienda della famiglia Reato, tra Pinot Grigio, Turchetta e Manzoni Bianco.

Come nasce il progetto Corte Carezzabella
La storia di Corte Carezzabella racconta di un piccolo mondo antico, che ancora resiste in quello spazio d’Italia che l’uomo ha scelto di “strappare” al mare. Siamo, infatti, nel paese di San Martino di Venezze, presso Rovigo, a poche centinaia di metri dal fiume Adige e non distanti da quel delta del Po’ che si trasforma, canneto dopo canneto, in Laguna, volgendo lo sguardo fisso all’orizzonte che in lontananza mostra il profilo di Venezia.
È qui che la famiglia Reato ha scelto di dare vita un’azienda agricola biologica a tutto tondo. Una realtà multifunzionale, dove oltre alla produzione dei campi si sono sviluppate diverse attività connesse che rafforzano il senso della filosofia aziendale: rinaturalizzare l’ambiente agricolo rendendolo un luogo aperto dove poter accogliere ospiti, locali e internazionali, educare e aggregare.

Qui siamo stati accolti, al cuore de “Il Frutteto di San Martino”, nome storico e tutt’oggi ragione sociale aziendale, le cui origini risalgono ai primi del ‘900.
Una realtà da sempre interamente dedita ai frutteti, fino a quando, all’inizio degli anni 2000, è emersa l’esigenza di rinnovare il suo volto storico: la bellezza della corte e la generosità del fondo agricolo hanno ispirato quindi il restauro dell’immobile e la ridefinizione della campagna.
È così che si sono delineati i tratti del progetto enologico sul Delta del po, che oggi sempre più si va imponendo, un passo alla volta, cercando di distinguersi attraverso tre principali cavalli di battaglia: da un lato, il Pinot Grigio, qui declinato nella sua accezione Doc delle Venezie, dall’altro il “ritrovato” vitigno Turchetta e l’ambizioso Manzoni Bianco, “vini di sabbia”.




“La nostra è un’azienda concentrata in 22 ettari vitati, laddove parliamo di vino”, spiega Chiara Reato, titolare di Corte Carezzabella con la famiglia. “Sono attualmente 18 gli ettari dedicati al Pinot Grigio, con il resto suddiviso sulle altre varietà: dal Merlot alla Turchetta, passando per Manzoni Bianco, Carmenere e Trebbiano”.
Ma quello di Corte Carezzabella, oggi, quando facciamo riferimento al suo volto enoico, è ancora work in progress che vede alla guida il winemaker, ex Duemani e grande conoscitore dei vini di fiume, Francesco Mazzetto. Per una realtà molto particolare e straordinariamente interessante da scoprire nelle sue differenti sfumature.

Dal Pinot Grigio alla Turchetta: un work in progress in bottiglia
A definire Corte Carezzabella nel calice e in bottiglia – circa 20mila l’attuale produzione complessiva – sono una serie di referenze molto particolari, che fotografano in maniera identitaria quello che è il territorio in cui l’azienda sorge.
L’anima del vitigno a bacca nera autoctono della provincia di Rovigo, con la Turchetta Veneto Igt, l’esuberanza di Brillo Bianco Veneto Igt Frizzante Sur Lie, dove il Trebbiano incontra un 15% di Pinot Grigio, l’eleganza del Manzoni Bianco che rivolge lo sguardo verso nord, in direzione delle montagne e del fiume Adige, la sostanza e la riconoscibilità internazionale del 100% Pinot Grigio Doc delle Venezie: questi alcuni dei cardini su cui oggi ruota un progetto ancora nella sua fase di genesi ma dalle grandi ambizioni. L’obiettivo: far uscire le caratteristiche di un terroir impegnativo, ma con il potenziale di regalare vini dalla profonda mineralità, laddove interpretato nel giusto modo. Per vini che nascono sulle sabbie e mirano a porsi a confronto con quelle che sono le espressioni figlie di altri territori vocati bagnati dai fiumi, come ha voluto dimostrare una masterclass promossa da Ais Veneto in occasione della nostra visita che ha posto a confronto il tratto in cui il Po’ si getta nella Laguna con i racconti che si sviluppano lungo Loira e Valle del Reno, Douro e Adige.

Ma cosa cerca di esprimere nel calice lo stile di Corte Carezzabella, oggi definito dalla mano di Francesco Mazzetto, nuovo enologo della realtà di San Martino di Venezze?
I vini di sabbia e fiume dal Delta del Po di Corte Carezzabella
È un progetto di viticoltura attento alla sostenibilità e alla biodiversità, quello di Corte Carezzabella, che pone grande attenzione alla naturalità dei processi produttivi, sia in vigneto sia in cantina.
I vini, tutti con certificazione biologica, esprimono il territorio polesano, caratterizzato dal costante incontro e scambio tra terra e acqua. Ed è questo ciò che rende unico il volto di un progetto agli albori ma dalle grandi ambizioni.
“Nei terreni aziendali si nota infatti la presenza di uno strato superficiale di sabbie silicee di deriva fluviale, sopra a lenti argillose più profonde”, spiega l’enologo Francesco Mazzetto. “Questa stratificazione racconta esattamente la storia idrogeologica del territorio, in cui il passaggio dei fiumi, al termine del loro corso, ha arricchito terreni per lo più forti rilasciando un’importante componente minerale”.

È esattamente la sapidità e la mineralità di vini sinceri e freschi, che con orgoglio raccontano il loro territorio e le sue peculiarità, quello a cui mira nel calice la giovane azienda di San Martino di Venezze. “I terreni di quest’area si caratterizzano per la scarsa acidità che li connota”, prosegue Mazzetto, “quindi il tempismo di raccolta è tutto: un giorno di troppo in vendemmia e si rischia di perdere la peculiare caratteristica beverina nei vini”.
Vendemmia a mano, ampie celle frigorifere che accolgono immediatamente l’uva appena raccolta, poi l’acino intero va in pressa a 4°C. Ed è anche per merito di questa grande attenzione nella filosofia di vinificazione che quelli di Corte Carezzabella sono innanzitutto vini da bere. Espressioni solari che scorrono al palato, proprio come il grande fiume che ne accompagna la nascita.
Ed è così che l’attenzione prima si posa su Brillo Bianco Veneto Igt Frizzante Sur Lie, rifermentato in bottiglia base Trebbiano in cui la percentuale minoritaria di Pinot Grigio offre il tocco di sapidità e quanto basta di struttura, per un vino capace di restare in bottiglia anche oltre i due anni senza perdere di piacevolezza.

Poi spazio al Pinot Grigio, ma in purezza e nella versione Doc delle Venezie con l’annata 2021: la sapidità qui è accentuata, poi una bellissima nota di buccia di agrume che tende all’arancia, con il finale che parla di un giusto equilibrio tra struttura e acidità. Per un vino spiccatamente beverino, solare, fedele istantanea di quelle che sono le sabbie che regalano alla Doc delle Venezie una tra le sue migliori espressioni.

Infine, la Turchetta Veneto Igt, prodigio “di casa” destinato a un radioso futuro. L’emblema, ad avviso di chi scrive, del work in progress del progetto di Corte Carezzabella. Oggi è vino che sta cercando in bottiglia di recepire le linee guida della mano dell’enologo Francesco Mazzetto, con l’annata 2020 che al momento si esprime con esuberanza, mentre la 2021 mostra un potenziale per ora ancora non del tutto pienamente espresso. Serve per questo vitigno, nella nostra visione del suo futuro, scommettere sulla dinamicità, alleggerendo il grado alcolico per esaltarne la bevibilità al massimo, in linea con gli altri “campioni” dell’azienda. Abbassandone la temperatura di servizio, si guadagna in piacevolezza, esaltando la sua freschezza e facendo emergere una piacevole nota floreale che verte in direzione della camomilla.

A chiudere, l’ultima grande scommessa: il Manzoni Bianco. Con un’annata 2021 che però abbiamo accolto con il più classico degli asterischi: semplicemente in quanto solo dalle successive 2022 e 2023 si potrà leggere qual è l’idea della mano di Francesco Mazzetto per questa varietà.
Oggi il confronto nel calice conduce ancora sulle sponde del fiume, con un orizzonte che si spinge fino alla valle del Reno, nella Rheingau, con il suo Riesling inizialmente citrico, esuberante, elettrico, scoppiettante e dinamico, che scalpita, e che con i minuti vede emergere la dolcezza e amabilità grassa tipica: il Manzoni Bianco Corte Carezzabella, nel raffronto che prende avvio dalla caratterizzazione citrica in principio, vede in seguito una spiccata sapidità fare capolino in maniera prepotente, lasciando così spazio a un maggiore slancio. Per un vino che è annuncio di un territorio, ma ancora di più di un progetto dal grande futuro.

