Prosegue l’allarme rincari per le materie prime nel mondo del vino. In questi giorni l’industria del vetro sta inviando alle imprese vitivinicole nuove modifiche unilaterali dei contratti. La variazione delle tariffe, nell’ordine del +20%, è prevista, a partire dal prossimo gennaio: si tratta, sottolinea una nota di Unione Italiana Vini, del quarto aumento imposto alle aziende nel giro di un anno. Secondo l’Osservatorio Uiv – Vinitaly, l’escalation dei soli costi energetici e delle materie prime secche (vetro, tappi, capsule, carta, cartone) riscontrata dal settore nel 2022 equivale a un aumento dell’83% rispetto ai budget iniziali, per un totale di circa 1,5 miliardi di euro di spese aggiuntive. Un importo che penalizza i segmenti basic e popular dell’offerta enologica, sempre meno in grado di scaricare sui consumatori il surplus dei costi. E così c’è il rischio che il vino arrivi a costare più caro a Natale.
Unione Italiana Vini lancia l’allarme sui rincari del vetro: il vino rischia di costare più caro a Natale
Il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti, così commenta la situazione attuale del settore:
“Con questa nuova modifica, il conto sul costo del vetro per il settore del vino sale in media di circa il 70% in appena 12 mesi. È un ulteriore fardello difficile da sostenere ma anche da comprendere, sia in ragione di tariffe energetiche stabili che soprattutto per il credito di imposta del 40% accordato ai comparti energivori anche per calmierare i prezzi”.
“A questo punto sarebbe forse più utile che fossero le imprese del vino a percepire le agevolazioni fiscali, se – come riscontrato – l’industria energivora scarica comunque a valle aumenti che ora non sono più sostenibili”.
E conclude con un appello all’esecutivo:
“In tal senso, chiediamo al Governo di valutare un aiuto ad hoc nell’ambito della legge di bilancio per supportare un aumento dei costi che rischia di compromettere la competitività delle nostre imprese”.
