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Doc delle Venezie: in etichetta arriva la versione rosé

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Il vino rosato è oggi più che mai sulla bocca di tutti. I trend parlano chiaro: il consumatore globale, soprattutto quello britannico, tedesco, statunitense e canadese – mercati di riferimento per la Doc delle Venezie con oltre l’80% di export destinato a questi Paesi – cerca e beve rosé. E le prospettive risultano incoraggianti per la tipologia, soprattutto nel complesso panorama post-pandemico. Ma se l’industria vinicola è impegnata a cavalcare l’onda delle “mode rosa”, il Consorzio delle Venezie che rappresenta gli operatori della filiera produttiva di Pinot Grigio Doc del Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della Provincia Autonoma di Trento, una delle aree a vitigno unico più estese al mondo, attraverso uno studio già iniziato in tempi “non sospetti”, nel 2017, e guidato dal dottor Diego Tomasi del Centro Ricerca Viticoltura ed Enologia (Crea-Ve) di Conegliano, ha deciso d’investire nella ricerca associata al Pinot Grigio e, in particolare, alla sua versione rosata o ramata. 

Lo studio sull’identità rosé del Pinot Grigio

Benché sia principalmente diffuso e conosciuto a livello mondiale per la sua versione bianca, il Pinot Grigio deve il suo nome proprio al tipico colore grigio dell’uva e per questo il risultato della vinificazione “tradizionale”, ossia lasciato macerare con le bucce per un tempo variabile, è un colore ramato o “buccia di cipolla”.

Una tipologia, quella in rosa, che a tutti gli effetti rappresenta dunque la storia e la tradizione vitivinicola di questo vino-vitigno legato a doppio filo al Nordest italiano sin dalla fine dell’800: è qui che viene oggi prodotto l’85% del Pinot Grigio nazionale e il 43% di quello globale.

Lo scopo del progetto, condotto dal Crea-Ve e finanziato dalla Regione Veneto, è quello di studiare e confrontare le proprietà ampelografiche di 17 cloni di Pinot Grigio provenienti da diversi areali produttivi di Italia, Francia, Germania e Serbia: struttura e compattezza del grappolo, forma dell’acino, spessore della buccia, proprietà coloranti (quantità di polifenoli e antociani), resistenza alla botrytis, sono tutte informazioni qualitative fondamentali per la progettazione del nuovo vigneto e per la gestione dei processi di vinificazione, in particolare nelle fasi di ammostamento e macerazione. 

Uno studio di grande interesse scientifico e divulgativo, su due annate, che permetterà non solo di selezionare attraverso l’analisi dei diversi campioni e delle micro-vinificazioni i cloni di Pinot grigio migliori per la produzione del “rosato”, ma di definire anche una vera e propria “identità del colore” da applicare anche in etichetta, scegliendo quindi il termine più coerente rispetto al risultato ottenuto, rosato o ramato, nell’ottica di cogliere le migliori opportunità e tendenze di mercato.

La ricerca associata al Pinot Grigio e, in particolare, alla sua versione rosata o ramata è iniziata per la Doc delle Venezie in tempi non sospetti: prima del 2017
La ricerca associata al Pinot Grigio e, in particolare, alla sua versione rosata o ramata è iniziata per la Doc delle Venezie in tempi non sospetti: prima del 2017

Doc delle Venezie: sì all’uso dei termini “rosato”, “rosé” o “ramato” in etichetta

Un tema caldo, quello affrontato dallo studio, portato nel 2020 sul tavolo del Mipaaf dal Consorzio delle Venezie Doc e conclusosi a seguito dell’emanazione del decreto – e la successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del testo con la prima modifica ufficiale al Disciplinare di Produzione – che, senza mettere mano alla base ampelografica, permetterà di riportare in etichetta i termini “rosato”, “rosé” o “ramato” riferiti alla specifica tipologia e che a tutti gli effetti formalizza una tipologia già esistente. 

Spiega Diego Tomasi: 

“Nel frattempo abbiamo provveduto ad allestire un altro impianto sperimentale con lo scopo di confrontare 13 diversi portinnesti tutti innestati su Pinot Grigio”.

“Il cambio climatico, delle tecniche agronomiche, dei caratteri dinamici del suolo e delle attese qualitative, obbligano ad una attenta e forse diversa scelta del portinnesto. Le verifiche fisiologiche e di espressione genica, dovrebbero portare in poche stagioni a nuovi consigli per il viticoltore”.

E il presidente del Consorzio di Tutela, Albino Armani, chiosa:

“È ormai evidente che il trend del rosato sia in forte crescita. Mi preme sottolineare che la nostra attenzione verso la tipologia esula da qualsiasi moda del mercato o del momento”. 

“È un lavoro del tutto indipendente iniziato già agli albori della nostra Doc, che vanta basi molto solide e importanti studi preliminari sull’aspetto enologico e viticolo. La ricerca sarà utile ai nostri produttori di Pinot Grigio per poter fare un grande rosato e categorizzarlo in maniera precisa e scientifica, soprattutto ora che abbiamo ottenuto l’approvazione della modifica del disciplinare che ci permette finalmente di formalizzare una categoria che da sempre è nostra”. 

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