Le bollicine tengono alta la bandiera del vino italiano nel mondo in questi primi mesi del 2022. Giungono infatti dall’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv) i numeri ufficiali (elaborati dai dati Istat) dell’export vinicolo made in Italy del primo trimestre e le cifre evidenziano di una crescita tendenziale in valore del 18,3%, a 1,7 miliardi di euro, tra gennaio e marzo. Se l’incremento è in parte ascrivibile al dollaro forte e soprattutto ai lockdown registrati su scala mondiale nel pari periodo 2021, dall’altra si assiste a un nuovo record degli spumanti tricolori, che segnano nei primi 3 mesi un +35,6%, crescita più che doppia rispetto ai vini fermi (+14,8%). Sale anche il prezzo medio (+12,2%), in un trimestre in cui anche marzo chiude in positivo nonostante un leggero rallentamento rispetto ai primi 2 mesi dell’anno. In rialzo tutti i principali mercati della domanda, fatta eccezione per Germania e Cina, mentre – nel mese di marzo – Russia (-30% nel trimestre) e Ucraina fanno, come ovvio, segnare crolli rispettivamente del 65% e del 98%.
Vola export spumanti italiani: entro fine 2022 oltre 1 miliardo di bottiglie di bollicine made in Italy
“I numeri messi a segno dal vino italiano, ma anche da quello francese che chiude a +24%, sono sorprendenti, ancor più se si tiene conto di un 2021 in doppia cifra”, sottolinea il segretario generale di Unione Italiana Vini, Paolo Castelletti, commentando i risultati dell’export nel primo trimestre. “È però troppo presto per capire che direzione prenderà il mercato nei prossimi mesi, con una domanda potenziale sempre più afflitta da una congiuntura negativa e dall’escalation della spirale inflattiva. Se a ciò si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime secche, che per le aziende si traduce in un surplus medio di spesa di oltre il 30%, è importante mantenere cautela ed evitare trionfalismi che potrebbero essere confutati nei prossimi mesi”.
In questo quadro, è lo sparkling a fare la parte del leone con segni positivi ovunque, a partire dalle sue top-piazze estere: Usa (+18%), Uk (+87%) e Germania (+20%). Ed è, ancora una volta, il Prosecco a trainare il comparto, con un autentico boom su scala planetaria (+40% a valore, +11,7% il prezzo medio) con quasi il raddoppio degli ordini in Uk (+93%), Polonia (+85%) e Canada (+76%), e con crescite ben oltre il 30% in aree importanti come Germania, Francia, Belgio, Giappone, Repubblica Ceca e Norvegia.
Una crescita, quella degli sparkling italiani, confermata dall’Osservatorio Uiv che stila anche qualche proiezioni sugli orizzonti della categoria: l’esplosione della domanda post-Covid (+26% nel 2021, 7 bottiglie su 10 destinate all’estero) ha bruciato una tabella di marcia che prevedeva entro il prossimo biennio il superamento della soglia psicologica di 1 miliardo di bottiglie prodotte.
A oggi, infatti, il rimbalzo fa prevedere – disponibilità del vetro permettendo – un contingente di 1,1 miliardi di pezzi entro quest’anno e di 1,25 miliardi a fine 2023. Una progressione, per il vino italiano, trainata dal Prosecco e resa possibile grazie all’approccio alle bollicine di una domanda sempre più trasversale, “destagionalizzata” rispetto alle occasioni classiche di consumo, e sempre meno legata a modalità di utilizzo esclusive.
Una rivoluzione quella degli spumanti tricolori focalizzata come per la moda, il design e l’auto sullo spostamento dell’attenzione dal prodotto al contesto. Con tutti i benefici e le variabili del caso, a partire dai competitor che saranno sempre di più legati ad altre tipologie di bevande in grande crescita, come gli hard seltzer, i co-fermentati, i ready to drink e i low alcol.

