Diversificare. Questa la nuova parola d’ordine per Signorvino, come ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Giorgio dell’Orefice su Il Sole 24 Ore il general manager Federico Veronesi (a sinistra in foto di copertina con il direttore dell’enocatena Luca Pizzighella, ndr). E per dare nuovo impulso al progetto vitivinicolo nato all’interno del gigante del retail Calzedonia, ecco l’arrivo dei vini firmati dall’enocatena. Già, perché se in parte già lo è, con le tante etichette personalizzate su misura che rappresentano alcuni dei best seller nelle vendite, Signorvino ora ha deciso di mettersi in proprio “sul serio”. Ed è partita una corsa agli investimenti per consolidare la propria posizione come “nuovo” produttore made in Italy.
Castelli Romani, Alghero e bollicine Trento Doc: i primi vini di proprietà Signorvino pronti a conquistare l’Italia e Parigi
C’è il Lazio, sui Castelli Romani, poi la Sardegna, con Alghero, e a breve anche le bollicine, con il Metodo Classico dal Trentino-Alto Adige: questi i cardini su cui ruoterà il nuovo progetto vitivinicolo in veste produttiva di Signorvino. A svelarlo lo stesso Federico Veronesi, che parla di investimenti a regime che dovrebbero attestarsi attorno ai 20 milioni di euro. Oggi, l’iniziativa vedrà quale capofila Tenimenti Leone, l’azienda agricola bio della famiglia Veronesi nel Lazio, ma è probabile che presto venga data vita a un’apposita struttura, costola dell’enocatena se non addirittura indipendente, per una gestione ad hoc.

“Noi nasciamo nel retail”, specifica Federico Veronesi nell’intervista, “l’essere a stretto contatto con il mercato ci consente di conoscere in maniera diretta il consumatore, migliaia di consumatori al giorno, le loro preferenze e come si evolvono i loro gusti. Questa approfondita conoscenza del mercato è il requisito di fondo che ci ha spinto a risalire la filiera e sbarcare anche nel mondo produttivo”.
E dopo Tenimenti Leone, in “fase avanzata” è dichiarato lo studio dei nuovi brand che andranno a fare compagnia alla realtà da 30 ettari vitati nei pressi di Velletri focalizzata sulle produzioni tipiche dei Castelli Romani. “Ad Alghero nei pressi del parco naturale di Guardia Grande”, specifica il general manager Signorvino, spiegando come siano 16 gli ettari a corpo unico acquistati, cui da poco si è aggiunto l’impianto di altri 10 ettari, con una produzione alla prima vendemmia, tra Vermentino e Cannonau, oltra alle nicchie Bobale e Cagnulari, che al momento si sviluppa tra i 6 e i 7.
Infine, le bollicine in altitudine. Con gli spumanti che al momento parlano la lingua del Metodo Classico Trento Doc, ma in futuro sono annunciate sorprese. In ogni caso, dagli attuali 6 ettari piantati a Chardonnay e Pinot Nero, che diventeranno il doppio a pieno regime, non è prevista nessuna uscita se non prima di due o tre anni, dati i tempi necessari alla produzione. “Stiamo sperimentando la produzione su due lotti, uno a 600 metri di altitudine e un altro sopra i 1000 metri”, racconta nell’intervista Federico Veronesi. “Il progetto in Trentino ha anche il senso di un ritorno alle origini. Mio padre Sandro è nato ad Ala in provincia di Trento ma è originario della Val d’Adige”.
E detto della nuova strada intrapresa, c’è tempo anche per fare un punto su quali saranno gli obiettivi 2022 di Signorvino per festeggiare adeguatamente il decimo compleanno. A iniziare da un fatturato tra i 45 e i 50 milioni di euro, con 1,5 milioni di bottiglie vendute. E poi alle 27 location di oggi, aggiungerne altre 20 nei prossimi due o tre anni, con lo sbarco a primavera oltreconfine.
“A Parigi”, conclude Federico Veronesi, “dove porteremo la grande diversità dei vini italiani che non sono solo Veneto, Toscana e Piemonte. E sbarcherà anche all’estero il nostro format innovativo che prevede che si possa prendere la bottiglia dallo scaffale e consumarla al tavolo al medesimo prezzo”. Bon voyage et bonne chance, allora, a Signorvino.
