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Arriva l’Indice che dà i voti a vigneti e grand cru

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Come valutare il potenziale di uno specifico vigneto? Misurandone in maniera scientifica la qualità, fino ad arrivare a cogliere gli elementi che possano far affermare con un discreto grado di certezza: “dalle uve qui coltivate potrà nascere un grande vino”. Fino ad oggi le risposte a questo fondamentale quesito per chi vive del frutto della vite sono state sempre piuttosto vaghe o difficilmente misurabili. Ma ora le cose potrebbero cambiare, grazie a un nuovo strumento di misurazione: per la precisione, un indice che prende il nome dal suo creatore, l’agronomo friulano Giovanni Bigot.

Che cos’è l’Indice Bigot?

Che cos’è l’Indice Bigot è presto spiegato: un brevettato metodo di valutazione – scientifico e assolutamente innovativo – del potenziale qualitativo di un vigneto, dove a venir correlate sono, attraverso un approccio che si fonda su studi e sperimentazioni pluriennali nei terroir più vocati d’Italia, per l’appunto la vigna stessa analizzata e la qualità finale del vino. A essere presi in considerazione nell’analisi, più nello specifico, i fattori viticoli che hanno influenza diretta sulla qualità del vino: processo produttivo, chioma, rapporto tra foglie e produzione, sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità e microrganismi, età del vigneto.

L'agronomo friulano Giovanni Bigot, ideatore dell'omonimo indice
L’agronomo friulano Giovanni Bigot, ideatore dell’omonimo indice

A cosa serve dare i voti alla vigna?

L’obiettivo principale dell’Indice Bigot è dare ai viticoltori un metodo oggettivo per la valutazione sintetica del potenziale qualitativo di un vigneto, prendendo in considerazione i nove parametri agronomici più importanti e singolarmente riconosciuti a livello internazionale come fattori di qualità. Ma punta ad andare anche oltre. Un altro obiettivo che l’Indice Bigot si prefissa, infatti, è di avvicinare i consumatori, educandoli a comprendere l’importanza che la singola vigna riveste nel determinare la qualità di un’etichetta, fornendo una valutazione ottenuta da osservazioni oggettive e semplice da comprendere. E così, il vigneto è riposto al centro del proscenio attraverso la riscoperta del fattore umano: non a caso, sono i rilievi e le valutazioni eseguite dall’uomo a determinare, sulla base dell’osservazione, quelle deduzioni che porteranno alle successive azioni e contromosse in ambito produttivo.

Tra i padrini nobili del Indice Bigot, anche il re del Barbaresco, Angelo Gaja
Il 1° febbraio, al Castello di Cigognola, la presentazione dell’Indice Bigot

Come funziona l’Indice Bigot

L’Indice Bigot è, dunque, la più concreta combinazione tra facilità di osservazione e valore ottenuto dall’informazione misurata. A venirvi racchiusi sono tutti gli elementi più decisivi. Con le misurazione per poterlo calcolare che risultano tutte semplici e veloci: si tratta, al massimo, di un’ora a stagione per vigneto, dove non servono attrezzature o strumenti particolari, se non una bilancia da campo e l’App 4Grapes per registrare i dati (e creata proprio per fare un monitoraggio intelligente della vigna). 

Le fondamenta su cui è costruita la valutazione

Ma chi determina il peso dei diversi fattori? L’esperienza ventennale di osservazioni sistematica nei vigneti combinata con i risultati della ricerca vitivinicola internazionale. L’Indice Bigot indica, infatti, la strada migliore da percorrere per raggiungere la valutazione massima (espressa in centesimi), in quanto a venir svelati chiaramente sono i parametri ancora da migliorare. Configurandosi, poi, come uno strumento di autovalutazione aziendale, serve a ottenere una classificazione dei vigneti e fissare un livello da poter migliorare nelle annate successive. Inoltre, contribuisce in maniera fondamentale alla determinazione del valore economico della vigna stessa, dato che valori di indice elevati indicano un potenziale maggiore, anche per quel che ne concerne il prezzo. 

Il 1° febbraio, al Castello di Cigognola, la presentazione del Indice Bigot
Tra i padrini nobili dell’Indice Bigot, anche il re del Barbaresco, Angelo Gaja

Su cosa si basa l’Indice Bigot

L’Indice Bigot si fonda su tre elementi cardine: il numero di osservazioni, un algoritmo di calcolo e l’analisi statistica. Rispetto al primo fattore, nell’arco degli ultimi 20 anni sono state più di 80mila le osservazioni eseguite in vigneto. Tutte georiferite e archiviate su un database attraverso l’App 4Grapes, nella gran parte presentano anche un corredo fotografico. Tali osservazioni fanno riferimento a più di 250 aziende e hanno coinvolto oltre 2mila vigneti, in Italia e all’estero. Ad affiancarle, poi, circa mille valutazioni di vini, realizzate assieme al titolare o all’enologo aziendale e con i risultati a venire ricondotti a un singolo e distinto vigneto. Nel processo di definizione dell’Indice Bigot, successivamente, a ciascun fattore preso in considerazione è stato attribuito un punteggio parametrato con la qualità delle uve e del vino, per arrivare da ultimo a definire il peso percentuale rivestito da ciascun elemento sul valore finale. E così, dalla combinazione di osservazione, analisi e calcolo, la potenzialità di ogni vero cru prende vita.

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