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Focus Amarone 2021. WineCouture meets Andrea Sartori: la “seconda vita” di Corte Brà

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Il “nuovo ciclo” della storica realtà di famiglia dopo il cambio di governance, la “seconda vita” dell’Amarone Corte Brà, il futuro e il mercato delle eccellenze di Valpolicella. A tu per tu con Andrea Sartori, presidente di Casa Vinicola Sartori.

Più di 120 anni alle spalle e una storia che continua, oggi rinnovandosi. Quando si parla di governance aziendale, ma anche di vino. Dopo l’uscita, a fine 2020, del ramo di famiglia proprietario del 30% della società, è un “nuovo ciclo”, targato Andrea e Luca Sartori, quello che si è aperto in Casa Vinicola Sartori. E il 2021 ha preso il via già con un’importante novità: l’inizio della “seconda vita” per l’Amarone di punta dell’azienda, l’etichetta Corte Brà. Con Andrea Sartori, presidente della realtà veronese con sede a Negrar abbiamo parlato dello “Stile Sartori” quando si parla del re del vino veneto, delle annate “mito” 2015 e 2016 in Valpolicella, ma soprattutto di futuro.

Più di 120 anni alle spalle e una storia che continua, oggi rinnovandosi, quella di Casa Vinicola Sartori
Più di 120 anni alle spalle e una storia che continua, oggi rinnovandosi, quella di Casa Vinicola Sartori

Il 2021 si apre con una importante novità in Casa Vinicola Sartori: l’inizio della “seconda vita” per il vostro Amarone di punta, l’etichetta Corte Brà. Cosa è cambiato?

Corte Brà, l'Amarone di punta di Casa Vinicola Sartori si rinnova
Il nuovo pack Corte Brà

Quella del “nuovo” Corte Brà è una rivisitazione che ci siamo sentiti di portare avanti perché davvero rappresenta il nostro vigneto “dietro casa”: quello del “brolo”. È di conseguenza l’etichetta portabandiera della nostra proposta in tema Amarone. E abbiamo innanzitutto scelto di elevarlo a status di “Riserva”, andando a certificare quella che già era insito nelle sue corde, essendo da sempre prodotto con un affinamento più lungo rispetto agli altri suoi “fratelli” firmati Sartori. Poi, il “nuovo” Corte Brà ha visto una rivisitazione del packaging, con il passaggio alla bottiglia Borgognotta, ma anche la scelta di presentarlo avvolto da una velina e consegnandolo in casse di legno dedicate.

Che produzione ha l’Amarone della Valpolicella Classico Docg Corte Brà e a chi è destinato?

Sono circa 15mila bottiglie disponibili ogni anno. Tutte destinate principalmente all’ambito della ristorazione, in pochi mercati, ma con l’ambizione di raggiungere anche qualche selezionata enoteca dall’alto posizionamento.

Corte Brà rappresenta il vigneto “dietro casa” per Casa Vinicola Sartori: quello del “brolo”
Corte Brà rappresenta il vigneto “dietro casa” per Casa Vinicola Sartori: quello del “brolo”

L’Amarone della Valpolicella, oggi, è un “must” per chi ama i grandi rossi italiani: nel mondo, quali sono i mercati che lo amano di più?

Fuori dall’Italia, Stati Uniti, Germania, Canada e Regno Unito rappresentano tutti mercati che amano molto l’Amarone. E dove si può crescere ancora, a mio avviso. In Canada, specialmente tra Québec e Ontario, tutto l’universo Valpolicella funziona bene, ma a Ovest ci sono ancora “terre da scoprire e conquistare”. Gli Usa, poi, rappresentano un mercato dove l’Amarone non ha ancora sviluppato appieno tutto il proprio potenziale: è un vino, infatti, che da un punto di vista organolettico, con la sua rotondità, la struttura e il grado importante, è perfetto per il consumatore americano. E, in prospettiva, gli States rappresentano uno sbocco commerciale da tenere bene in considerazione per ulteriori investimenti in azioni di promozione. L’Amarone, però, oggi è a mio avviso sotto quota anche sul continente. Penso a un grande mercato come la Svizzera. Ma si può fare meglio anche in Germania e Regno Unito. Infine, c’è il tema dell’Asia: anche in questo caso, da un punto di vista organolettico, per i palati asiatici l’Amarone, grazie alla sua morbidezza naturale, risulta ideale, poi però abbiamo tanto lavoro davanti a noi da fare per poter affermare di aver conquistato questo contesto di mercato.

"Fuori dall’Italia, Stati Uniti, Germania, Canada e Regno Unito rappresentano tutti mercati che amano molto l’Amarone. E dove si può crescere ancora, a mio avviso" (Andrea Sartori)
“Fuori dall’Italia, Stati Uniti, Germania, Canada e Regno Unito rappresentano tutti mercati che amano molto l’Amarone. E dove si può crescere ancora, a mio avviso” (Andrea Sartori)

Qual è oggi l’offerta di Sartori in tema Amarone?

Nel tempo, abbiamo strutturato la nostra offerta in tema Amarone, da una parte guardando alle zone di produzione, dall’altra alla segmentazione del mercato. Si parte con quello che definiamo l’Amarone “standard” Sartori: un frutto tanto delle uve dalla Valpolicella Classica, la zona più storica, quanto della restante parte che costituisce la Denominazione. Si tratta della più diffusa tra le nostre produzioni, anche perché dedicata al canale della Grande distribuzione. Poi sviluppiamo una serie di eccellenze figlie di specifici cru, che raccontano le diverse anime della Valpolicella. A partire proprio dalla “Riserva” Corte Brà, che rappresenta il vertice della nostra piramide. Appena sotto c’è il Reius, Amarone della Valpolicella Classico Docg. Nel 2000, poi, quando è iniziato il lavoro con il nostro consulente enologo Franco Bernabei, abbiamo individuato un’azienda agricola, I Saltari, nel comune di Mezzane, dove nasce un Amarone che affianca il Corte Brà in termini di posizionamento, oltre che di numeri, arrivando “solo” attorno alle 10mila bottiglie prodotte ogni anno.

Ma in questo racconto delle diverse anime della Valpolicella, qual è il fil rouge dello “stile Sartori” in tema Amarone?

Lo “stile Sartori”, quando si parla di Amarone? "Siamo contrari agli Amarone da botte di legno con grado alcolico e residuo zuccherino importante"
Lo “stile Sartori”? “Siamo contrari agli Amarone da botte di legno con grado alcolico e residuo zuccherino importante”

Se parliamo di “stile Sartori”, forse occorre partire da quel in cui non crediamo: siamo contrari agli Amarone da botte di legno con grado alcolico e residuo zuccherino importante. Il nostro mantra aziendale è sempre stato quello di ricercare la massima eleganza per i nostri vini. Se questo significhi esser definiti tradizionalisti o modernisti, non saprei dirlo. Ma quel che per noi è importante è lasciare spazio al frutto e a ciascun terroir. Poi, l’eleganza non passa mai di moda: anche se ovviamente è più difficile riconoscerla laddove messa a confronto con vini maggiormente “opulenti”, dall’impatto più “immediato”. E anche per il futuro, la direzione su cui intendiamo proseguire è questa: esprimere nel calice una continuità in termini di eleganza col nostro blend, facendo esprimere ogni territorio e dosando il legno con grande discrezione. 

Le ultime annate uscite sul mercato quando si parla di Amarone, la 2015 e la 2016, sono state festeggiate da operatori e critica come due tra le migliori di sempre: condivide il giudizio?

"Quel che per noi è importante è lasciare spazio al frutto e a ciascun terroir" (Andrea Sartori)
“Quel che per noi è importante è lasciare spazio al frutto e a ciascun terroir” (Andrea Sartori)

2015 e 2016 sono annate giustamente lodate e celebrate dalla critica. Noi siamo fuori da poco con Corta Brà “Riserva” 2013 e per I Saltari con la 2012: qui, dunque, ci sarà ancora da attendere. Mentre Reius presidia già il mercato con il millesimo 2015 e, a breve, esordirà anche il 2016. Per l’Amarone “Standard” Sartori, poi, fa ora la sua uscita la nuova annata 2017, che si caratterizza per una buona qualità, nella media dopo i due straordinari precedenti.

L’ultima domanda è d’obbligo ed è legata al futuro: dopo l’uscita, a fine 2020, del ramo di famiglia proprietario del 30% della società e la conclusione dell’ultraventennale collaborazione con Paolo Sartori, quale la direzione che intraprenderà la cantina nel “nuovo ciclo” targato Andrea e Luca Sartori?

Con oltre 120 anni di storia alle spalle, in Sartori non possiamo essere certo considerati dei “newcomer” tra i produttori. L’obiettivo per l’immediato futuro, dunque, è quello di studiare e porre in atto le migliori strategie per nobilitare la nostra presenza a scaffale. Vogliamo valorizzare sempre di più ogni contesto di canale che presidiamo, in Italia e all’estero. E qualificarci attraverso le nostre produzioni, anche quelle meno “mainstream”, tanto in Grande distribuzione, quanto all’interno dell’universo Horeca.

È un “nuovo ciclo”, targato Andrea e Luca Sartori, quello che si è aperto in Casa Vinicola Sartori dalle fine del 2020
È un “nuovo ciclo”, targato Andrea e Luca Sartori, quello che si è aperto in Casa Vinicola Sartori dalle fine del 2020

Sull’online, poi, andrebbe aperto un capitolo a sé: personalmente reputo che sia una risorsa, ma che occorre sia gestita come azienda affidandosi a partnership con chi opera in questo campo in maniera strutturata. Sotto questo punto di vista, quello che oggi è il nostro shop digitale rappresenta una continuazione del punto vendita aziendale, per offrire un servizio in più, ma non è la risposta definitiva sul tema. Il lavoro che ci attende è molto, ma siamo certi di aver tutte le carte in regola per vincere la sfida della crescita sui mercati.

Scopri tutti i segreti delle nuove annate dalla viva voce dei produttori nelle interviste del Focus Amarone 2021 di WineCouture.

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