Nuovo anno, nuove speranze. Almeno nel carrello degli italiani, dopo essere sopravvissuti al Covid, oramai assuefatti ai bollettini di guerra, soprattutto quotidianamente alle prese con il carovita e l’inflazione. A registrarlo è l’ultimo aggiornamento del Rapporto Coop 2022, che racconta di uno stato d’animo generale all’insegna certamente di timore (33%) e inquietudine (22%), ma soprattutto di fiducia (39%) e aspettativa (38%) per questo 2023. A conti fatti, nonostante un 2022 vissuto pericolosamente, gli italiani manifestano una imperturbabile accettazione della realtà (28%) e una sorprendente serenità interiore (34%). Così, in questa inattesa propensione zen, il 26% del campione interpellato dall’Ufficio Studi Coop e Nomisma, malgrado tutto continua ad associare all’anno appena iniziato la parola “speranza” e rispetto alla precedente survey di agosto 2022 non può non stupire come la “fiducia” sia salita di 12 punti percentuali e di converso scendano sentimenti più cupi come “irritazione” o “rabbia” (rispettivamente calati di 12 e 6 punti percentuali). Ed ecco come questi sentimenti si riflettono sul carrello e sullo stile di vita nei prossimi mesi dei nostri connazionali, orientati a mangiar “meglio” ma non al ristorante.

Cura di sé stessi e ritorno ai fornelli: il 2023 “salutare” degli italiani
Un’inattesa speranza caratterizza gli italiani che si affacciano sul 2023 coscienti che sarà un anno comunque difficile. Pronti a ripartire da sé stessi e dagli affetti, i dubbi sono per lo più generati dalla situazione economica del Paese.
D’altro canto, è innegabile che gli ultimi anni (ed in particolare gli ultimi mesi di crescita dei prezzi) abbiano lasciato ferite profonde nel corpo sociale italiano. Il 18% delle famiglie dichiara nel 2022 di aver fatto fronte a un permanente disagio alimentare (circa 9 milioni) e un italiano su quattro teme la vera povertà per il 2023 (non avere soldi per cibo, trasporto, abiti, scuola).
Sono soprattutto gli imprevisti a mettere a repentaglio questa fragile armonia: il 66% del campione non saprebbe come far fronte a una spesa improvvisa e non rimandabile di 850 euro. Non stupisce allora che il 70% degli intervistati se disponesse all’improvviso di 10mila euro, non esiterebbe a dirottarli subito nel salvadanaio.

A giocare un ruolo decisivo, vero argine alle difficoltà del presente, sono ancora una volta gli affetti e la vita familiare (tra i buoni propositi per il nuovo anno il 56% indica di voler trascorrere più tempo in famiglia e il 20% vorrebbe mettere al mondo un figlio).
Con la strategia più comune risulta alla fine quella di adottare un lento lifestyle che permette di concentrarsi sulle cose più vicine, come la cura di sé stessi (tra le prime voci in crescita del 2023 con un 29% che farà più di prima visite di prevenzione e controllo), il ritorno tra i fornelli (29%), la fuga dal fast food (il 15% lo farà di meno o smetterà).

Rinuncia al superfluo e carovita: si andrà meno al ristorante?
Proiettando questa “nuova” disposizione d’animo dei nostri connazionali sul fronte dei consumi, inevitabile la rinuncia al superfluo per garantirsi l’essenziale.
Se circa un italiano su due spera di mantenere stabili le proprie spese familiari nel 2023, comunque il 45% conta di spendere di più per le bollette e il 32% per cibo e bevande; il tutto a scapito di ristoranti e altri locali e spettacoli e cultura (rispettivamente per il 32% e il 26% degli intervistati).
Per i durevoli si pensa a cambiare gli elettrodomestici più vecchi ma si rinvia l’acquisto della nuova auto (il 29% conta di acquistare un grande elettrodomestico nei prossimi 12 mesi e per converso un 35% vorrebbe l’auto nuova ma non l’acquisterà), con la casa al top delle priorità.
Un consistente 67%, infine, pensa nel 2023 a una ristrutturazione dell’abitazione (dato forse ancora trainato dal rimodulato bonus edilizia).

Per far fronte all’aumento dei prezzi l’80% degli italiani cambierà anche le proprie abitudini alimentari orientandosi verso diete più salutari e meatless, ma più sobrie e certamente “zero waste” e “no frills”.
Secondo il 40% dei manager Food & Beverage intervistati dall’Ufficio Studi Coop nel suo approfondimento “Planning 2023 and Beyond”, quello che si è appena aperto sarà un anno all’insegna della sobrietà ed essenzialità alimentare.
Sugli scaffali le novità dei prossimi mesi saranno la pasta e le farine prodotte con grani antichi o con prodotti low carb e maggiore contenuto di proteine. E se dovesse rinunciare a quella vera, già oggi un italiano su cinque ai prodotti di origine vegetale preferirebbe la carne coltivata in vitro.

Il carrello degli italiani: l’insostenibile peso dell’inflazione
Sul fronte macroeconomico, grazie soprattutto alla parziale riduzione dei prezzi del gas, il 2023 sarà un anno di stagnazione ma non di decrescita (+0,2% le previsioni del Pil 2023 su 2022 secondo i manager italiani) con una inflazione ancora sostenuta ma inferiore a quella del 2022 (+6,1% secondo i manager italiani).
Gli andamenti più recenti motivano anche un andamento positivo dei consumi (al netto dell’inflazione) che le ultime previsioni collocano all’1,4% rispetto al 2021.
A preoccupare maggiormente sono invece soprattutto i consumi e i risultati economici della filiera alimentare.

Se infatti dopo un anno di aumenti record, le previsioni dei manager stimano un primo rallentamento dei prezzi entro l’estate, l’inflazione dei beni alimentari lavorati resterà elevata (+6,7% medio nel 2023 secondo i manager italiani del settore Food & Beverage), si ridurranno i volumi acquistati dalle famiglie nella Gdo (-0,9%) e si conferma il peggioramento della redditività delle imprese industriali e, soprattutto, distributive (lo teme il 66% dei manager del settore) con conseguente calo degli investimenti (37%) e ricadute anche sul fronte occupazionale (27%).
Innovazione e ristrutturazione sono la ricetta necessaria per uscire da questa difficile crisi sia nell’organizzazione dei processi aziendali (lo afferma il 38%), sia nel prodotto e nel servizio (32%) fino ai canali e alla rete di vendita (26%). E in questo la Marca del Distributore sembra davvero una panacea in grado di risolvere i problemi, mentre rimangono intoccabili la sostenibilità ambientale e sociale delle azioni e dei prodotti.