Il via libera della Ue alla possibilità d’inserimento di health warning in etichetta in Irlanda unisce grandi e piccoli del vino italiano, per una comune lotta all’insegna del buon senso. Da una parte le grandi realtà, con Alleanza Cooperative Agroalimentari, dall’altra i Vigneron della Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti. Ad accomunarli, il deciso no ai messaggi allarmistici sugli effetti dei prodotti alcolici sulla salute umana, di fatto equiparati a tabacco e sigarette.
No a vino come le sigarette: la posizione di Alleanza Cooperative Agroalimentari contro gli health warning in etichetta in Irlanda
“La scelta della Commissione di mandare avanti il progetto di legge irlandese sugli health warning ci lascia davvero sconcertati”, esordisce Luca Rigotti, coordinatore vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari, commentando la notizia della mancata opposizione da parte della Commissione Ue al progetto di legge irlandese che porterà a una rivoluzione in etichetta per le bevande alcoliche, di fatto assimilandole alle sigarette.

“Con questa azione l’Irlanda è andata a ledere e a mettere in discussione i principi del mercato unico, nel cui perimetro è disciplinato il settore vitivinicolo e che dovrebbe garantire, tramite l’Organizzazione Comune di Mercato, un’applicazione per l’appunto comune, dei principi e delle regole europee in tutti gli Stati membri”.
Prosegue Rigotti:
“Questa, a mio avviso è la prima e definitiva argomentazione contro la decisione della Commissione di avallare il progetto di legge irlandese, come peraltro le istituzioni italiane, insieme a quelle di altri otto Stati membri, avevano già avuto modo di manifestare alla Commissione con i propri pareri circostanziati, inviati nei mesi scorsi. L’iniziativa dell’Irlanda rappresenta un precedente davvero pericoloso per il mercato unico dell’Ue”.
Con il coordinatore vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari che conclude:
“Non meno grave è il contenuto della regolamentazione che l’Irlanda andrà ad implementare: in sostanza il vino, un prodotto agricolo dalla tradizione millenaria, che non è mai mancato sulle tavole dei Paesi mediterranei, viene caratterizzato come un prodotto nocivo alla salute alla stregua del tabacco, senza alcuna distinzione in relazione alle quantità e alle modalità di consumo”.
“È esattamente l’approccio contro il quale ci eravamo battuti, come organizzazione e come Paese, nella redazione del Piano Europeo di lotta contro il cancro, e che invece la Commissione ha lasciato, in maniera arbitraria, prevalere: un approccio ideologico e mistificatorio che non pone alcuna differenza tra abuso e consumo consapevole”.
I Vigneron della Fivi: “Promuovere differenza tra abuso e consumo”
A dare eco alle parole dei big del vino quelle dei piccoli Vigneron, che si schierano sulla stessa linea d’onda, criticando l’iniziativa irlandese e denunciando il via libera europeo al Public Health Alcohol Labelling Regulations, con il mancato intervento della Ue nonostante i pareri contrari presentati da diversi Paesi membri, tra cui l’Italia.
Evidenzia il presidente Fivi, Lorenzo Cesconi:
“I Vignaioli italiani ed europei sono alleati delle istituzioni, non nemici, nelle campagne per l’educazione e il consumo responsabile: lo siamo per definizione, proprio perché il nostro vino non è una semplice bevanda alcolica, ma un prodotto culturale lontano anni luce dalle sostanze di cui si abusa nella ricerca dell’ubriachezza”.
“Ma le regole di etichettatura proposte dall’Irlanda e il sostanziale via libera europeo rappresentano un madornale errore”.

Spiega Cesconi:
“Non solo sono un evidente ostacolo alla libera circolazione delle merci e comportano ulteriori costi, che si sommano agli altri già onerosi costi amministrativi che si devono affrontare per le vendite all’estero. Ma il dato più preoccupante è che le avvertenze proposte dal governo irlandese non tengono minimamente in considerazione la differenza tra abuso e consumo, elemento presente anche nel Piano Europeo di lotta contro il cancro”.
Con il presidente della Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti che chiosa:
“Non ci sottraiamo certo al confronto sulla tutela della salute e sul consumo moderato, che da sempre promuoviamo in Italia e in Europa. Abbiamo preso parte al programma Wine In Moderation, proprio perché crediamo nell’importanza di una comunità coesa su questo fronte. Ma è necessario che i legislatori europei e nazionali capiscano che la strada del proibizionismo è un vicolo cieco, e che è necessario distinguere il vino dalle bevande alcoliche in generale e dagli spirits”.
“Il tema dei consumi alimentari andrebbe affrontato in modo complesso, partendo dai tanti determinanti della salute e abbandonando le crociate, che uccideranno il vino ma non porteranno certamente un aumento dei livelli di benessere della popolazione”.