Continua a far discutere la decisione irlandese di porre i cosiddetti health warning in etichetta, di fatto equiparando una bottiglia di vino a un pacchetto di sigarette attraverso avvertenze poste bene in vista come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. Una scelta che la Ue ha di fatto avvallato non intervenendo con un’opposizione alla norma notificata a giugno scorso alla Commissione Europea e nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Paesi Ue. Cosa implica in termini pratici per il vino italiano questo scatto in avanti da parte dell’Irlanda, Paese in cui genera un fatturato di circa 750mila euro, lo spiega il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo.
I vini d’Abruzzo in Irlanda: cosa può cambiare con gli health warning in etichetta
In Irlanda nel 2021 il fatturato per i vini d’Abruzzo si è aggirato attorno ai 750mila euro. E il presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, Alessandro Nicodemi, è seriamente preoccupato per il futuro delle vendite nel Paese. “La decisione dell’Ue è un’azione irresponsabile, l’esempio irlandese potrebbe essere seguito da altri Paesi, andando a mettere in difficoltà una filiera che si traduce in una delle principali voci del nostro agroalimentare”, sottolinea.
E il numero uno del vino abruzzese aggiunte:
“Non è questa l’Europa che vogliamo, il problema dell’alcolismo – diffuso nei Paesi del Nord – non si risolve con un’etichetta sulla bottiglia”.

“Come al solito siamo di fronte ad un provvedimento che ha molta forma ma poca sostanza, è l’ennesima campagna denigratoria da parte di Bruxelles nei confronti di un prodotto – il vino – che è un alimento integrato nella nostra dieta mediterranea”.
“Credo sarebbe più strategico – ma forse più costoso per il Paese in questione e meno di effetto mediatico – investire in percorsi formativi ed educativi rivolti ai giovani per sottolineare l’importanza di un consumo ragionevole e metterli in guardia quando si parla di abuso”.
“Tra l’altro il problema dell’alcolismo – soprattutto nei giovani – è legato come sappiamo ai superalcolici, il cui consumo è in spaventosa crescita. Insomma, non sarà una banalissima dicitura a risolvere il problema ma la stessa potrebbe creare dei danni ai produttori di vino che in Irlanda lavorano bene anche se – per mere questioni di dimensioni – si tratta di un mercato minimale per anche per il vino abruzzese”.