Se si pensa che la storia del vino sia solo quella che si trova sui libri, che si può leggere nelle notizie dei rotocalchi di settore o che sia quella che si può ascoltare dalle parole dei suoi grandi protagonisti, si fa un grande errore. Non che quella non sia la via giusta per imparare e approfondire il mondo del vino, ma certamente non è l’unica percorribile. Ci sono infatti storie quotidiane fatte di saracinesche che si alzano, di botteghe che pullulano di persone, di calici e di vino che quella storia hanno contribuito a scriverla, arrivando a farne parte, diventandone silenziosi ma costanti attori, proprio come ne è protagonista, dal 1896, Cantine Isola. In via Paolo Sarpi a Milano, da oltre un secolo, la bottiglieria è una testimone immutabile della storia del vino. Al bancone di Cantine Isola si sono poggiati i più grandi nomi dell’enologia italiana, ma hanno condiviso calici ed assaggi anche persone qualunque, curiosi, esperti e talvolta poeti. In un locale storico e contemporaneo, che ha saputo accogliere mode, culti e tutte le novità del settore, portando in quel quartiere a ovest nella città di Milano, una cultura del vino profonda ma sempre accessibile, inserendo sempre più il vino in un gioco di quotidiana bellezza. A raccontarci questa storia, il suo presente e condividere qualche idea di prospettive future c’è Luca Sarais, che dal 1991, vive, veglia e porta avanti la storica enoteca milanese.
Cosa era e cosa è oggi Cantine Isola al cuore di via Paolo Sarpi a Milano?
Per rispondere a questa domanda non basterebbe un giorno. Cantine Isola nel corso della sua lunga storia è stato un centro di comunicazione, degustazione e incontro molto strategico e importante per il mondo del vino, e questo è accaduto in maniera quasi inconsapevole agli occhi dei suoi protagonisti e avventori. La storia di questo locale si intreccia in maniera stretta a tutto ciò che sappiamo del vino e con le sue persone, e per raccontarla al meglio dobbiamo partire proprio da loro, le persone.
Giovanni Isola fu il fondatore di questa enoteca che al tempo – 1896 – era anche un ristorante con il nome di Boeucc dell’Isola.

Nel secondo dopoguerra, l’attività viene presa in mano da un altro Isola, Carlo, che poi passò il testimone, intorno agli anni ’60, a Giacomo e a sua moglie Emilia. Furono proprio Giacomo ed Emilia – detta Milly – a gettare le basi di quella che ancora oggi è Cantine Isola, inserendo per primi il servizio del vino al calice.
Infine, nel 1991, io e i miei genitori, Giovanni e Tina, abbiamo rilevato l’attività, avendo comunque sempre presenti le figure di Giacomo e Milly, i quali erano profondamente legati alla bottega, che per me sono stati dei veri e propri mentori. Questo è stato il viaggio di Cantine Isola e devo dire che oggi l’atmosfera, il racconto e la scoperta del vino creata da Giacomo e Milly è sempre viva e forte.
Oggi Cantine Isola è un luogo d’incontro e scambio, di vino e di personaggi. Aneddoti e racconti sono presenze quotidiane in bottega e senza non sarebbe certo lo stesso.
Ci vuole amore per questo settore e questa energia e voglia di condivisione attraverso il vino è qualcosa che ho cercato di passare a tutti coloro che mi hanno affiancato dietro a questo bancone e che ora se ne sono andati in giro per il mondo.
L’Italia del vino, e non solo, è passata di qui: noi non possiamo far altro che continuare a custodirla.
Come è stato per Cantine Isola vivere il forte cambio di comunicazione che il vino ha subito negli ultimi tempi?
È stato un cambiamento che abbiamo vissuto da protagonisti e che abbiamo però saputo attraversare e vivere come sempre fatto, parlando di vino e dei suoi protagonisti con i nostri clienti, versando un calice di vino. Da Giacomo e Milly abbiamo ereditato un locale che, come loro, era un forte luogo di comunicazione e questo è rimasto invariato nel tempo.
Aprendo tutto al calice, abbiamo la possibilità di creare un confronto diretto e veloce con i clienti che amano e vivono quel momento. Una velocità non fatta di immagini e qualche parola abbozzata, ma di gusto, sensazioni tattili, di voci e risate, fatta di dialogo.

E per quanto possa essere strategico e importante al giorno d’oggi il mondo dei social, non credo che possa essere minimamente avvicinare le persone al vino, quanto un calice, un bancone e buoni amici con cui parlarne.
C’è poi l’atmosfera, la velocità del lavoro, le bottiglie che si aprono, le voci: tutta questa energia personalmente mi manda in estati. Come può passare tutto questo attraverso uno schermo?
Credo profondamente che le persone nel mondo del vino abbiano fatto sempre la differenza. Io per primo mi sono avvicinato a questo mondo per le storie e le figure che c’erano dietro una bottiglia, il vino e il suo piacere è arrivato dopo. Ecco, questo fa la differenza.
Se parliamo di tendenze attuali, cosa pensa Luca Sarais dei vini dealcolati?
Credo onestamente che sarà un fenomeno che si affermerà ma rimarrà legato ad una fetta specifica di mercato. Non sarà una tendenza e un cambio produttivo che verrà fatto da piccoli produttori, ma solo da importanti aziende con produzioni più grandi.
A livello di consumo credo che possa essere una curiosità da provare per gli appassionati ma che non diventerà un personale stile di beva. Sarà tuttavia importante per coloro che per religione, specifiche esigenze di salute o altro non possono consumare alcol.

Se poi mi soffermo su quella che è la nostra offerta a Cantine Isola, non è escluso che sia presente nel nostro assortimento con qualche etichetta. Dopo tutto, se il settore abbraccerà anche questa tendenza, sarà assurdo non farci coinvolgere mantenendo comunque la nostra identità.
In un tempio del vino come è Cantine Isola, Luca Sarais cosa ama bere?
Sono curioso di tutto. Non credo ci sia un vino specifico che potrei dichiarare il migliore in assoluto. Penso che ogni momento e percorso della vita abbia il suo vino e come cambi tu, cambia anche il tuo modo di bere, cambia il vino e addirittura cambiano quelli che lo producono.
L’idea stessa di definire un unico vino o tipologia come prediletta credo che sarebbe limitante e sarebbe assurdo con tutta la storia che è passata da Cantine Isola mettere questo muro al mio gusto decretando un vincitore.

Quindi, cercando di dare una risposta, dico che avendo fatto questo percorso così immerso nel vino, ad oggi amo bere vini profondi e piacevoli, quando posso godere da quell’esperienza di beva e da ciò che porta con sé. Che sia bianco, rosso o una bolla non ha importanza, l’importante è che accenda qualcosa dentro e ne lascia poi un piacevole ricordo.