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Vino zero alcol: sì o no? Cosa pensano le enoteche del dealcolato

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Vino dealcolato: si o no? Dopo l’approfondimento su cosa sia e come viene percepito dal mondo della distribuzione il settore dei vini no alcol, noi di WineCouture abbiamo continuato la nostra ricerca e scoperta di quelli che sono i sentimenti e le riflessioni dei professionisti che animano il settore vino, e questa volta, la parola passa alle enoteche.

Pensieri e motivazioni spesso contrastanti amano la discussione su quello che dovrebbe essere il ruolo dei vini dealcolati nel mondo del vino “classico”.

Se da una parte, quindi, risulta evidente che il problema di approccio dell’Italia a questi nuovi prodotti sia prettamente un problema culturale, dall’altra, invece, è proprio il movimento dei vini No-Lo (acronimo di No o Low Alcol, ndr) a rappresentare una leva, andando ad ampliare quello che è il portfolio prodotto non solo delle singole aziende ma del settore intero. Se, tuttavia, piano piano, si stanno abbracciando queste nuove produzioni ed esigenze del mercato, allora che cosa spaventa? 

Vino zero alcol: sì o no? Cosa pensano le enoteche del Dealcolato. Spunti e riflessioni sul vino no alcol da parte degli enotecari
Enoteca La Mia Cantina – Padova

Vino no alcol: la parola alle enoteche

Cosa pensano gli enotecari del vino senza alcol? lo abbiamo chiesto ad alcuni di loro, professionisti e gestori di importanti luoghi della vendita al dettaglio del mondo vino e abbiamo trovato importanti spunti di riflessione ma anche ancora molti interrogati, specie quando ci si trova a definire vino la tipologia no alcol.

Interessanti risultano le diverse dichiarazioni e punti di vista di tre enotecari come Filippo Carraretto, giovane rappresentante della storica enoteca La Mia Cantina di Padova, Giuliano Rossi, titolare dell’enoteca La Fiaschetta di Roma, e di Luca Sarais di Cantine Isola a Milano. 

Filippo Carraretto, terza generazione della storica enoteca di Padova, sul vino dealcolato ha idee ben chiare e afferma:

“Da consumatore di vino con la V maiuscola, onestamente non mi sento attratto da questa novità del settore. Credo inoltre che sia inesatto che un vino che subisce tale processo, possa essere chiamato vino. Penso sia sbagliato ma soprattutto, temo possa creare confusione nel consumatore”.

L’enotecario padovano, poi, aggiunge: 

“In tutta onestà non penso che sarà presente nel nostro assortimento, dopo tutto siamo solo all’inizio e prima che un prodotto si affermi e consolidi un po’ di tempo è necessario”.

Vino zero alcol: sì o no? Cosa pensano le enoteche del Dealcolato. Spunti e riflessioni sul vino no alcol da parte degli enotecari. Filippo Carraretto
Filippo Carraretto – La mia cantina – Padova

Di altro avviso, invece, è Giuliano Rossi proprietario dell’enoteca La Fiaschetta, il quale dichiara:

“Penso sia una tendenza giusta e che aspettava solo di manifestarsi e consolidarsi nel tempo. So che molti vedono questo movimento come un qualcosa di momentaneo e quasi offensivo al mondo del vino, ma da imprenditore rinunciare a questa tipologia di prodotto significherebbe non considerare una forte opportunità di mercato che già conquista molti territori, specialmente all’estero”.

“Inoltre, chiunque conosca il mercato sa che per affermarsi un’offerta deve rispondere ad un bisogno, e quello del vino dealcolato per molti culti, religioni, stili di vita o ragioni varie è certamente un bisogno che molti consumatori iniziano a manifestare e voler trovare quando siedono ai tavoli anche dei locali più blasonati”.

Giuliano Rossi – La Fiaschetta – Roma

Dal bancone milanese di Cantine Isola, Luca Sarais va invece più nello specifico quando si parla di vino senza alcol, dichiarando: 

“Credo onestamente che sarà un fenomeno che si affermerà ma rimarrà legato ad una fetta specifica di mercato. Non sarà una tendenza e un cambio produttivo che verrà fatto da piccoli produttori, ma solo da importanti aziende con produzioni più grandi. A livello di consumo credo che possa essere una curiosità da provare per gli appassionati ma che non diventerà un personale stile di beva”.

“Se poi mi soffermo su quella che è la nostra offerta a Cantine Isola, non è escluso che sia presente nel nostro assortimento con qualche etichetta. Dopo tutto, se il settore abbraccerà anche questa tendenza, sarà assurdo non farci coinvolgere mantenendo comunque la nostra identità”.

Vino zero alcol: sì o no? Cosa pensano le enoteche del Dealcolato. Spunti e riflessioni sul vino no alcol da parte degli enotecari. Luca Sarais
Luca Sarais – Cantine Isola – Milano

Spunti e riflessioni di profondo interesse e che generano a loro volta altre riflessioni su opportunità, apertura e definizione nella dicitura. L’importanza di riportare un determinato nome in etichetta resta di fatto fondamentale, in quanto si parla di un fortissimo veicolo comunicativo e informativo ma anche legislativo e di tutela del prodotto stesso.

Un problema, come giustamente spiega Carraretto, effettivo e tangibile, non solo per la salvaguardia del vino ma anche per la comunicazione del vino no alcol e di quello che rappresenta.

Un po’, se vogliamo, come il grande dubbio e confusione che ancora oggi molti consumatori hanno nei confronti dei solfiti, la cui presenza o meno all’interno del vino rappresenta ancora un dibattito poco chiaro e poco definito quando si tratta di rivolgersi ad un consumatore meno preparato ma comunque col diritto di essere informato.  

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