Vino dealcolato: che cos’è? Tra dubbi e incertezze su come definirli, i prodotti no alcol possono essere una nuova opportunità d’inclusione. Dopo l’approfondimento su cosa sia e come stia velocemente crescendo il mercato del vino Alcol Free, abbiamo chiesto a due personaggi di primo piano del mondo della distribuzione come Alessandro Sarzi Amadè e Carlo Alberto Sagna il loro punto di vista e pensiero sul tema del vino senza alcol.
La rapida, se non rapidissima ascesa, del vino dealcolato è certamente dovuta alle nuove tendenze di sostenibilità ed healthy life che trovano sempre più spazio. Un segmento che ha saputo creare una rivoluzione, sia in termini di qualità sia di varietà di prodotti. Non più soltanto succhi di frutta e bibite per gli astemi o per coloro che, per varie ragioni di salute, sport o fede, non possono consumare alcol, ora disponibili troviamo una moltitudine di bevande sviluppate e progettate con la stessa cura di un prodotto alcolico. E il vino non fa certo eccezione.
Ma come si produce il vino alcol free? Il vino dealcolato nasce da un vino normalmente vinificato sottoposto ad un processo di dealcolazione parziale o totale. Questa avviene solitamente tramite osmosi, grazie a membrane con le quali si separa l’alcol dal vino, oppure per distillazione a freddo sottovuoto, grazie all’evaporazione dell’alcol.
Secondo molti il metodo a osmosi, riesce a preservare totalmente l’acqua vegetale presente nel vino di partenza, rispetto al metodo per distillazione a freddo, che, facendo evaporare l’alcol, porta a una conseguente evaporazione di parti di acqua vegetale, determinando così la necessità di reintegrarla, spesso con acqua estranea al processo di vinificazione.
Vino Alcol Free: pensieri e considerazioni di due grandi gruppi della distribuzione
Come visto, c’è quindi una salvaguardia del prodotto di base e una modifica su quella che è la sua risultanza finale, che sicuramente fa apprezzare il processo produttivo dietro a queste bevande. Ma quando si parla d’integrare questi prodotti nel commercio del vino classico, come ci si può comportare e qual è l’approccio?
Per rispondere a questa domanda abbiamo coinvolto due imprenditori leader nel mondo della distribuzione come Alessandro Sarzi Amadè, titolare della Sarzi Amadè, e Carlo Alberto Sagna, quarta generazione dell’omonima azienda fondata nel 1928 dal Barone Amerigo Sagna.
Vino Dealcolato: il pensiero di Alessandro Sarzi Amadè
“Sui vini dealcolati ho un’opinione fortemente condizionata dal mio retaggio culturale. Ammetto anche di non aver ancora avuto l’occasione – o forse ho volutamente evitato di farlo – di degustare un vino senza alcol”, sottolinea Sarzi Amadè.
“Dovrei forse scindere l’aspetto commerciale da quello puramente personale, per riuscire a dare un giudizio sulle potenzialità di una bevanda che non possiamo nemmeno più considerare una novità. L’alcol dà un apporto di calorie importante, non per niente i nostri nonni lo consideravano un alimento più che una bevanda, ed in una società che ci vuole sempre più in forma ed in salute, offrire ai consumatori un prodotto con un minore apporto calorico potrebbe avere successo”.

“Non posso non citare le recenti disposizioni emanate dall’Irlanda con le quali sarà obbligatorio apporre etichette sulle bottiglie di vino che avvertono di quanto l’alcol possa essere dannoso per la salute. Sono poi seguite a ruota le affermazioni della ricercatrice Antonella Viola con le quali prende una fortissima posizione contro il vino, denunciandone il rischio di tumori e danni al cervello causati anche da un consumo limitato”.
“Tutto questo andrà sicuramente ad influenzare una buona fetta di consumatori che potrebbero rivolgersi a questo prodotto, creando un nuovo trend di mercato. Le selezioni della mia distribuzione sono fortemente influenzate dal mio gusto, non credo che al momento inserirò un vino dealcolato a catalogo. Ma se in futuro non se ne potrà fare a meno valuterò come comportarmi”.
Vino senza alcol: la parola a Carlo Alberto Sagna
Una visione meno personale ma di contesto è, invece, quella che arriva da Carlo Alberto Sagna, che spiega:
“Basse gradazioni alcoliche e meno zuccheri in favore di vini sempre più freschi, focalizzati sul frutto e sulla bevibilità ma non per questo privi di complessità o aderenza al territorio d’origine: questo è quello che il mercato chiede da qualche anno. Un trend cui assistiamo anche nel mondo dei cocktail bar”.

“Jean-Baptiste Lécaillon, chef de caves della Maison Louis Roederer, ha intercettato questa domanda oltre 15 anni fa, difatti abbiamo assistito ad una graduale riduzione dei dosaggi e dei legni negli Champagne, alla nascita dei Brut Nature ed a una ricerca sempre più definita della tensione”.
“Sul fronte Mixology, invece, Neri Fantechi di Mad Spirits ha messo a punto una linea di liquori a bassa gradazione alcolica e zucchero, a base di sola frutta fresca che mette al centro proprio i gusti degli ingredienti rispetto ad alcol e percezione del dolce. Stessa cosa per l’azienda Antica Torino, che con il suo Vino Chinato propone un sorso dalla concentrazione di zucchero pari alla metà circa rispetto ai prodotti in commercio della stessa categoria”.
Aggiunge poi ancora Carlo Alberto Sagna:
“Rispetto al contesto che ci vede coinvolti la presenza dei vini alcol free non erode gli attuali target ma si può dire che abbiano creano una certa spaccatura, se all’estero si stanno affermando rapidamente, in Italia ci sono criticità culturali prima che normative”.
“In Europa i vini dealcolati sono previsti dal regolamento 2117/2021 e ci si sta adoperando per esplicare le pratiche enologiche autorizzate per produrli così come nel definire le diciture in etichetta; nel nostro paese, invece, il Testo unico del vino (Legge 238/2016) non prevede il vino senza alcol”.
“Sebbene questa tipologia di prodotti non sia all’interno della nostra offerta di distribuzione al momento reputiamo che il loro consumo porterebbe nuovi consumatori ad essere ugualmente coinvolti nell’indotto del vino: dalla cultura, ai paesaggi e alla storia. E, in egual modo, il consumo di vini dealcolati potrebbe anticipare la fase esplorativa di scoperta del prodotto, un cuscinetto tra il non bere e avvicinarsi al mondo del vino”.