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Noblesse oblige: racconto di un cavalleresco incontro con lo Champagne De Venoge

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La prima volta di un’etichetta illustrata nella storia dello Champagne e del vino risale al 1838. A crearla fu Henri Marc de Venoge, il fondatore dell’omonima maison con sede ad Epernay. Una novità assoluta per i tempi. L’etichetta era ovale e molto innovativa: oltre al tipo di vino ed al nome del produttore, infatti, conteneva anche un disegno a colori rappresentante due bottiglie. Ma questo è solo l’inizio di una storia ricca di fascino e curiosità che continua ancora oggi.

Il lato nobile della Champagne: De Venoge tra Cuvèe des Princes e Cordon Bleu

Passano cent’anni e, nel 1938, la maison raggiunge l’apice della sua notorietà. Il merito va alla creazione della Cuvèe des Princes, dedicata ai principi di Orange e riposta in particolari bottiglie a forma di decanter. Come mai questa particolarità? È presto spiegato: è un ricordo della pratica, in voga al tempo, di travasare appunto in decanter di cristallo lo Champagne, per evitare che le fecce intorbidissero il vino.

Queste singolari bottiglie, da allora, sono rimaste in uso e ancora oggi rappresentano, assieme all’etichetta Cordon Bleu (rimando a quel cordone blu simbolo di nobiltà che accompagnava gli appartenenti all’Ordre du Saint-Esprit, uno degli ordini cavallereschi più prestigiosi di Francia ed Europa), il segno distintivo che rende inconfondibile il nome De Venoge.

Il caveau sotterraneo di De Venoge, dove sono custodite anche tutte le bottiglie più storiche, alcune ancora sui lieviti
Il caveau sotterraneo di De Venoge, dove sono custodite anche tutte le bottiglie più storiche, alcune ancora sui lieviti

Viaggio nelle pieghe più segrete del caveau: la Cuvèe des Princes 1979

Cuvèe des Princes 1979: sboccata à la volèe dal presidente della Maison, Gilles de la Bassetière, e conservata in un’antica bottiglia, ma non quella classica a forma di decanter
Cuvèe des Princes 1979: sboccata à la volèe dal presidente della Maison, Gilles de la Bassetière, e conservata in un’antica bottiglia, ma non quella classica a forma di decanter

In un recente viaggio in Champagne abbiamo potuto visitare la sede De Venoge, ubicata nella prestigiosa Avenue de Champagne. Un sito già patrimonio dell’Unesco, interamente ristrutturato dall’attuale presidente della Maison, Gilles de la Bassetière, in carica dal 2005 e nostro anfitrione. Al suo interno è conservata una delle più antiche e prestigiose collezioni al mondo di etichette di Champagne. E nel caveau sotterraneo sono custodite anche tutte le bottiglie più storiche, alcune ancora sui lieviti. Gilles, Monsieur le président, ci ha fatto il regalo di sboccarne una a la volèe durante la nostra visita: annata 1979, una delle migliori degli anni ‘70.

Un’esperienza unica, in ogni senso: si trattava di una Cuvèe des Princes conservata in un’antica bottiglia, ma non nella classica a forma di decanter. Le sensazioni lasciate da questo vero e proprio viaggio alla scoperta del lato più segreto di De Venoge? Al naso la nota ossidativa in un primo momento è predominante, lasciando il vino nel bicchiere poi emergono sentori di tostatura e pasticceria. In bocca la bolla è abbastanza percepibile, ma è l’acidità che sorprende: perfettamente equilibrata. Una bellissima bevuta: ma le sorprese non sono finite qui. 

La maestosità del palazzo De Venoge, sito già patrimonio dell’Unesco
La maestosità del palazzo De Venoge, sito già patrimonio dell’Unesco

Una passerella di lusso: il savoir faire De Venoge in tutto il suo splendore

Una degustazione di eccellenza in compagnia del presidente della Maison, Gilles de la Bassetière, per Francesca Mortaro e Andrea Silvello da De Venoge
Una degustazione di eccellenza in compagnia del presidente della Maison, Gilles de la Bassetière, per Francesca Mortaro e Andrea Silvello da De Venoge

Saliti nelle stanze superiori del palazzo De Venoge, che colpiscono per la loro luminosità, eleganza e maestosità, abbiamo avuto il piacere di degustare, insieme a Gilles de la Bassetière, altri quattro vini. Una rassegna di particolarità e un vero privilegio. Protagonisti della passerella: il Louis XV 2006, il Louis rosé 2002, un Rosè base millesimo 1982 e un Blanc de Noirs 1990. Un plauso particolare va ai due più anzianotti che ci hanno davvero stupito. Nel Rosè base 1982 a emergere subito al naso sono i sentori di caffè, carbone, note affumicate e burrose. In bocca è un’esplosione di acidità inaspettata, equilibrio e corpo. Un vino che non dimenticheremo facilmente, davvero buonissimo. Il Blanc de Noirs 1990, poi, è risultato perfettamente in forma, con un’acidità incredibile. Sicuramente gioca a favore di questo Champagne anche l’annata, che è stata strepitosa. Si tratta di un vino pieno, evoluto, complesso e che non stanca alla beva. Il commento tecnico migliore a esprimere cosa abbiamo assaggiato: davvero wow!

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