L’affaire sull’etichettatura delle bevande alcoliche in Irlanda è tutt’altro che vicino a una conclusione. Con il fronte dello scontro più caldo che mai. Il 6 febbraio, infatti, il Paese ha notificato all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) il suo progetto di regolamento ai sensi della sezione 12 dell’Ireland’s Public Health (Alcohol) Act 2018, che stabilisce norme stringenti in etichetta per le bevande alcoliche, compreso l’uso di avvertenze sanitarie. Di fatto, come spiegato in precedenza, così si andrebbe ad equiparare l’alcool alle sigarette, come estremamente nocivo per la salute, con indicazioni quali: “Bere alcol causa malattie del fegato”, oppure “C’è una correlazione diretta tra alcol e tumori mortali”. Il progetto irlandese sugli Health Warning, dunque, resta immutato. nonostante la forte opposizione, in quanto incompatibile con il diritto dell’Unione Europea, di un numero elevato di Stati membri dell’Ue, che accusano la Commissione Europea, insieme alle principali associazioni di categoria, d’inerzia davanti a un tema che andava affrontato senza pericolosi scatti in avanti da parte dei singoli. Ora, tutto passa in mano all’Organizzazione mondiale del commercio, l’ultimo passo procedurale prima che l’Irlanda possa adottare la legge sottoposta a giudizio. Ma dal mondo del vino italiano e della politica si annuncia più che mai battaglia. Con le prime mosse che non si sono fatte attendere.
L’Irlanda porta gli Health Warning in etichetta davanti all’Organizzazione mondiale del commercio
Schierato in prima fila contro la decisione irlandese è il Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), che con il suo segretario generale, Ignacio Sánchez Recarte, attacca:
“L’Irlanda ha deciso di non modificare una sola virgola del progetto notificato all’Omc nonostante il fatto che non meno di 13 Stati membri – Croazia, Repubblica ceca, Danimarca, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Spagna – hanno espresso commenti critici sul disegno di legge durante il processo di consultazione dell’Ue nell’ambito della procedura Tbt. Ci si potrebbe chiedere che senso abbia la procedura di consultazione del Tris”.

I regolamenti Irish Draft, infatti, risultano chiaramente incompatibili con il diritto dell’Ue e anche le autorità irlandesi lo hanno riconosciuto, con umorismo, durante un evento sul contrasto al cancro organizzato dalla presidenza svedese il 1° febbraio.
“Recentemente abbiamo attraversato un processo di valutazione dell’Ue perché chiaramente ciò che stavamo facendo violava in qualche modo il mercato unico. […] Siamo molto grati e anzi in qualche modo sorpresi che la nostra proposta abbia superato con successo il processo di valutazione dell’Ue. In qualche modo sorpreso è un eufemismo”, le parole del rappresentante irlandese.
Il tema Health Warning è dunque scottante, in quanto prima che dei comparti produttivi, a venire posto in pericolo è innanzitutto un più generale contesto normativo che oggi regola il Mercato Unico europeo.
Grande il rischio, poi, anche per la sostenibilità economica delle aziende vinicole dell’Ue, il 99% delle quali sono piccole e microimprese incapaci di affrontare schemi di etichettatura diversi in ogni singolo Stato membro.
Elementi di cui tutti, tranne la Commissione Europea, sembrano aver preso atto. Per questo, un terzo degli Stati membri dell’Ue ha esortato l’organo stesso, attraverso una lettera comune inviata alcuni giorni fa, ad avviare discussioni approfondite con le autorità irlandesi al fine di evitare barriere commerciali e mantenere l’uniformità e la fluidità del Mercato Unico, garantendo nel contempo informazioni adeguate a consumatori.
“Ora è tempo che i partner internazionali a livello di Omc sollevino nuovamente le loro preoccupazioni riguardo alla proposta irlandese”, sottolinea Ignacio Sánchez Recarte. “L’Irlanda li ascolterà o rimarrà sorda com’era ai commenti dei partner dell’Ue? Ho forti dubbi su qualsiasi reazione. In assenza di un’azione da parte della Commissione Europea, poco si può fare. Immagino che solo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea sarebbe in grado di difendere l’Ue in questa fase”.
Tra chi maggiormente si sta adoperando a difesa di un mondo centrale per il proprio export e per la propria storia, oltre che economia, è proprio l’Italia.
Le mosse della politica italiana davanti all’inerzia della Commissione Europea sul progetto irlandese
L’Italia sta lavorando sottotraccia per risolvere il delicato affaire Health Warning sull’etichettatura delle bevande alcoliche in Irlanda. A confermarlo è lo stesso Governo, con il Masaf in prima linea, ma anche tutti i partiti d’opposizione a proclamare con voce univoca la necessità di una risoluzione che non penalizzi il mondo del vino.
È del 26 gennaio il primo intervento del ministro Lollobrigida al Senato, a fronte di un’interrogazione a risposta immediata sull’etichettatura europea dei prodotti vinicoli. Durante il Question Time, Lollobrigida ha sottolineato: “La nostra posizione è netta: qualsiasi etichettatura che preveda uno stigma sugli effetti del vino per la salute umana è inaccettabile”.
Per poi attaccare: “Abbiamo l’impressione che chi lo propone nasconda, dietro l’alto richiamo alla tutela della salute umana, un più pratico intento a impedire ai prodotti di eccellenza italiani, qual è il vino, di affermarsi sul proprio mercato. Parliamo, infatti, di un complesso di obblighi per la creazione di una etichettatura specifica per i prodotti destinati al mercato irlandese che potrebbe portare le nostre aziende ad abbandonare quel mercato o dissuadere gli operatori dal farvi ingresso”.

Ribadendo quello che deve essere il rispetto dei principi che regolano il Mercato Unico, il ministro Lollobrigida ha indicato nell’occasione quelle che già erano state le prime mosse poste in atto dall’Esecutivo italiano, con la lettera inviata al commissario europeo al Mercato interno Breton già il 12 gennaio scorso e firmata anche dal vicepresidente del Consiglio Tajani, dove a essere denunciati erano gli effetti distorsivi per il mercato della normativa irlandese legata agli Health Warning.
Il numero uno del Masaf, nell’occasione, aveva annunciato il fronte comune che si era aperto sul tema con il sostegno degli altri grandi Paesi produttori: “Informo inoltre che abbiamo parlato ed aperto un canale diplomatico con gli omologhi di Francia e Spagna, danneggiati anche loro da questo tipo di indicazione, per proporre azioni condivise allo scopo di ribadire la necessità di lavorare sulla distinzione tra consumo responsabile ed abuso di alcool, che va ovviamente contrastato”.
All’Esecutivo italiano, a tal proposito, è giunta la solidarietà dei partiti d’opposizione, che all’interno del Commissione Agricoltura della Camera hanno messo nero su bianco in una risoluzione il sostegno al vino italiano da parte di tutta la politica tricolore.
Un passaggio fondamentale, quest’ultimo, come evidenziato dal presidente dell’organo, il leghista Mirco Carloni, che a WineCouture ha spiegato:
“Il voto unanime da parte di tutti i partiti in Commissione Agricoltura è stato un segnale importante di unità nella protesta. La risoluzione offre un mandato molto forte al Governo per difendere l’interesse dell’Italia in seno alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e davanti all’Organizzazione mondiale del commercio, facendo vedere il significativo sforzo dell’Italia nell’azione di contrasto all’introduzione in etichetta delle indicazioni sulla salute”.
E proprio oggi, a Berlino, Carloni ha in agende un incontro con il suo omologo del Bundestag, Hermann Färber führt Agrarausschuss, per discutere della vicenda e coinvolgere la Germania in un’azione comune a riguardo.

“Ora la battaglia si sposta a Ginevra”, sottolinea Paolo De Castro, membro Pd della commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale dell’Europarlamento, “dove dovremo trovare alleati a livello internazionale, a partire dagli Stati Uniti. Per questo siamo in contatto con la Missione statunitense a Bruxelles, affinché anche Washington possa sollevare osservazioni in sede Omc”.
“Non ci diamo per vinti”, conclude il membro della Comagri del Parlamento Ue, “e continueremo a lavorare per contrastare una norma non solo sbagliata e discriminatoria nei confronti di migliaia di produttori d’eccellenza italiani ed europei, ma che rappresenta anche una barriera commerciale anche a livello internazionale”.
E sul tema degli Health Warning in etichetta è intervenuto ieri anche il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, che in merito alla notifica all’Organizzazione mondiale del commercio ha commentato:
“L’Irlanda ha fatto il suo passo, ora tocca a noi. Dopo che il governo di Dublino ha presentato all’Organizzazione mondiale del commercio le sue etichette allarmistiche, i Paesi che hanno già dichiarato la propria contrarietà devono fare fronte comune e presentare formale opposizione in quella sede entro i tre mesi previsti. A guidare questa coalizione non può che essere l’Italia”.
“Dispiace dover constatare che ancora una volta l’Europa non si sia dimostrata capace di difendere i propri prodotti di qualità e perfino il libero mercato interno, che l’Irlanda per sua stessa ammissione violerebbe con queste etichette. Non possiamo accettare questa concorrenza sleale nei confronti dei nostri produttori di vino, sarebbe un precedente molto preoccupante. Di fronte all’ignavia del silenzio-assenso di Bruxelles, non rimane che proseguire la nostra battaglia anche su altri tavoli, senza abbandonare comunque quello europeo”.
Sulla stessa linea d’onda si pone Federvini, che in una nota emessa nella giornata di ieri domanda la creazione di una coalizione di Paesi contro ogni discriminazione delle bevande alcoliche.
Federvini: “A difesa del vino italiano, l’Italia guidi la coalizione di Paesi dell’Omc contro ogni discriminazione”
Federvini fa nuovamente appello al Governo italiano in merito agli Health Warning della nuova etichettatura delle bevande alcoliche, con termini e diciture tipiche dei pacchetti di sigarette, dell’Irlanda.
Da ieri, infatti, sono scattati i 90 giorni entro i quali qualsiasi Paese membro dell’Omc può presentare pareri contrari.
E Micaela Pallini, presidente di Federvini, evidenzia:
“Ora è il momento che i partner internazionali a livello di Omc sollevino le loro preoccupazioni in merito alla proposta irlandese, che rappresenta un chiaro ostacolo al commercio internazionale. L’Irlanda li ascolterà o rimarrà sorda come ha fatto con i commenti dei partner dell’Ue?”
“Facciamo un appello al Governo italiano: dopo avere guidato la battaglia in Europa invitiamo il Governo Meloni a fare altrettanto al livello di Omc, creando una coalizione di Paesi a sostegno delle nostre posizioni”.
