Amarone Opera Prima è stata l’occasione non soltanto per scattare una fotografia in anteprima dell’annata 2018 delle etichette in degustazione, ma anche per tracciare un’istantanea dell’attuale stato di salute del vino veronese più iconico e del più ampio fenomeno Valpolicella. Ed è il Consorzio tutela vini Valpolicella a tirare le somme di quello che è stato il 2022 dell’Amarone, definendo anche il profilo del consumatore modello, tra Italia ed export mondo.
Gli Usa tornano primo mercato export: tutti i numeri 2022 del re della Valpolicella
Calano i volumi, crescono i valori per le vendite di Amarone in Italia e nel mondo nel 2022. Con gli Stati Uniti, sempre più mercato estero di riferimento, che hanno messo la freccia e superato le altre due destinazioni Top Buyer, ovvero Canada e Svizzera.
Complessivamente, secondo l’indagine realizzata per il Consorzio tutela vini Valpolicella da Nomisma Wine Monitor e rilasciata in occasione di Amarone Opera Prima, il re della Valpolicella fissa la propria ultima performance con una contrazione in volume del 7,2%, a fronte di un valore in crescita del 4%, a circa 360 milioni di euro franco cantina.
Meglio il mercato interno – che incide circa il 40% sulle vendite totali – rispetto all’export: in positivo sia i volumi (+1,5%) sia i valori (7,4%) per la piazza italiana; -13%, invece, il quantitativo esportato e una crescita valoriale dell’1,8%.
Evidenzia a tal proposito il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Christian Marchesini:
“Il 2021 è stato un anno eccezionale sul piano delle vendite, il 2022 è servito per consolidare la crescita, con risultati meno eclatanti ma comunque significativi”.

“Lo testimoniano anche gli imbottigliamenti, che registrano un incremento del 12% rispetto al pre-Covid (2019) per un’annata commerciale che è stata comunque la seconda migliore del decennio, con oltre 17 milioni di bottiglie immesse sul mercato”.
“La Denominazione si conferma in equilibrio, grazie anche a una stabilizzazione finalmente raggiunta sul fronte della superficie vitata dopo il blocco degli impianti del 2019”.
Tra i mercati di sbocco, Regno Unito in leggera decrescita (-2%); male la Germania che perde quota (-15%), mentre incrementa ancora la Svezia (+6%). Riparte l’emergente Cina con +22% mentre frena la Danimarca, a -7%.
Gli Stati Uniti guidano la classifica in valore dell’export, con un incremento del 24% e un’incidenza sulle vendite oltre frontiera del 14%. Seguono, a ruota, Canada – che sale in valore del 16% – e Svizzera (+2%).
“La crescita dell’Amarone sul mercato nazionale è legata soprattutto al recupero dei consumi fuoricasa e in particolare presso la ristorazione che ha potuto beneficiare del ritorno dei turisti stranieri, aumentati nei primi 10 mesi del 2022 di oltre il 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”, spiega Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma.
E proprio sul fronte dell’Horeca Italia il vino veronese più iconico trova sempre più spazio nel calice.
Chi beve Amarone? Il profilo del consumatore tipo in Italia
Amarone fa rima con ristorazione, anche sul fronte del mercato. Oltre la metà del fatturato complessivo del re della Valpolicella (circa 350 milioni di euro) arriva infatti dall’Horeca, un partner del vino che lo scorso anno grazie a turismo e riaperture ha rappresentato una spinta decisiva per il prodotto enologico, a fronte di un calo delle vendite nella Grande distribuzione.
Sulla piazza interna, sempre secondo l’indagine realizzata da Nomisma Wine Monitor per il Consorzio tutela vini Valpolicella e diffusa in occasione di Amarone Opera Prima, il fatturato della ristorazione nei primi nove mesi del 2022 ha registrato una crescita tendenziale del 47%, a tutto vantaggio degli ordini di vino.

L’indagine sul posizionamento dei vini della Valpolicella presso il consumatore italiano, realizzata da Wine Monitor su un campione di 1000 consumatori, inquadra tutta la centralità del canale Horeca tra gli enoappassionati.
Il 54% degli italiani negli ultimi 2/3 anni ha consumato i prodotti della denominazione veronese, e il 43% lo ha fatto anche nei ristoranti; tra questi, il 26% si dichiara consumatore abituale (2-3 volte a settimana).
È invece del 29% la quota di italiani – in prevalenza maschi, millennial, dirigenti o imprenditori – che ha bevuto Amarone fuori casa con una spesa media dichiarata di circa 40 euro, un prezzo che per sette su 10 è ritenuto corretto.
Un rapporto, quello tra clienti e Amarone, considerato “privilegiato” nel 51% dei casi e da consumarsi in particolare nelle occasioni speciali o formali (28%).
Evidenzia Christian Marchesini:
“Il sistema Valpolicella, Amarone in primis, non può prescindere dalla ristorazione, che era e rimane il canale privilegiato dei nostri vini. Per questo, dopo anni di forti limitazioni siamo contenti di essere tornati a lavorare a pieno regime con chi ha contribuito in maniera determinante alla crescita del nostro territorio”.
Nel complesso, i vini della Valpolicella riscuotono una valutazione a cavallo tra ottima e buona nel 76% delle risposte, grazie anche alla versatilità dell’offerta in rapporto alla cucina e alle occasioni di consumo; sostanzialmente positivo anche il rapporto qualità prezzo, ritenuto insufficiente solo dal 5% del campione.
Infine, per il 41% dei rispondenti l’offerta della Denominazione negli ultimi anni è migliorata (invariata per il 42%) tanto da divenire oggetto di raccomandazione presso amici e parenti in otto casi su 10.
Per il 2023 prevale la voglia di sperimentare aziende meno note, con i fattori di scelta legati anche ai prodotti biologici e sostenibili, oltre al brand aziendale.