Piove (o non piove), governo attento. Non più ladro. Si spera. Piove o non piove e il governo deve fare qualcosa. Altro che corsi e ricorsi storici. Anche se in Oltrepò Pavese c’è chi giura che 70 anni fa la situazione era analoga, più per i danni del maltempo (la grandinata e le tempeste) che per la siccità: fenomeno che non è più un fenomeno, ma un vero cambiamento climatico. Anche per chi non ci credeva. In vista dell’arrivo della vendemmia 2022, noi abbiamo ascoltato le voci di esperti, istituzioni e anche naturalmente vignaioli che sono particolarmente colpiti dai fatti di questi giorni. Che piova o non piova.
Grandinata e alluvione in Oltrepò Pavese: il parere di Mario Maffi
I fatti raccontano di una terribile grandinata e un’alluvione che ha colpito nei giorni scorsi una terra fragile di per sé soprattutto nella zona di Canneto Pavese, Castana e Santa Maria de La Versa, ma qualche mese fa anche altrove.
La siccità, poi, quest’anno picchia duro: è evidente più che mai nel tempo in cui la natura regala solitamente la maturazione (e l’arrivo della polpa ricca) dell’uva, preparando i cuori alla vendemmia. Una vendemmia che sarà complicata come e più di sempre, ma con qualche nota positiva. Perché – si sa – nel mondo del vino il bicchiere è sempre mezzo pieno.
Il sole e il caldo di per sé significa qualità. Senza esagerare s’intende. Se è troppo caldo alla vigna bastano pochi segnali di pioggia per credere nei suoi frutti. E produrre. Ma qualche segnale ci deve essere: non di sicuro tornado e grandinate.
“Se guardiamo le medie stagionali in Valle Staffora siamo a 40 millilitri anziché 400 e questa è la stima media, appunto stagionale”, spiega Mario Maffi, enologo straordinario e magister Pinot Nero: più di una le cantine che gli devono grandi successi enologici.
Maffi è anche rabdomante, sensibilità che lui seriamente non promuove ma tanto è vero che l’acqua la trova ed è pochissima, oggi come oggi. Lui, grande esperto di Oltrepò Pavese (e di Pinot Nero) ci ricorda che se osserviamo e annotiamo i fatti della natura non ci stupiamo di nulla: fatti che tornano da prime pagine dei settimanali. 70 anni fa circa.

Quel tornado del 1957: ricorsi storici di una terra fragile
La crisi idrica e di estrema siccità persiste, così come, guardando indietro proprio sino a 70 anni fa, si ripresentano eventi climatici difficili da gestire, come fenomeni di rovesci, grandinate, dilavamenti. Corsi e ricorsi, sì storici. Una pubblicazione del 2007, Tracce d’Oltrepò – Immagini, storia e saperi dell’Oltrepò orientale, realizzato dal Comune di Stradella, riporta una prima pagina de La Domenica del Corriere, che narra del tornado del ’57:
“Violenti temporali, grandinate, il torrente Verzate che esonda allagando i campi attorno a Santa Giuletta. Il giugno del 1957 non sembra certo l’anticamera dell’estate, quanto piuttosto il momento in cui la natura mostra tutta la sua terribile forza. Domenica 16, alle 12.30, la valle Scuropasso è scossa dal passaggio di un devastante tornado, che si abbatte sulle campagne fra Broni e Cigognola, prima di spostarsi e scaraventare la sua brutalità su Robecco Pavese. Il bilancio è pesante: 6 morti e decine di feriti”.
Chiesto lo stato di calamità naturale
Ritorniamo ai fatti di questi giorni: martedì 26 luglio, grandinate, vento, tempeste, rovesci d’acqua e temporali nella serata hanno messo in grande difficoltà un’area dell’Oltrepò Pavese, per fortuna circoscritta, ma i danni sono stati ingenti.
“Oltre 350 sono le segnalazioni pervenute”, spiega Giovanni Palli, presidente della Provincia di Pavia che sabato ha incontrato la Protezione Civile e i sindaci dei comuni coinvolti. “12 Comuni hanno effettuato la constatazione del danno sia per il patrimonio pubblico sia per il patrimonio privato. Abbiamo chiesto il riconoscimento dello stato di emergenza regionale di primo livello. Regione Lombardia ha preso atto e fatto sua l’istanza della Provincia di Pavia”.
Governo attento. L’incontro avvenuto a Canneto Pavese, tuttavia, non si è limitato a constatare la situazione difficile creatasi a seguito dei temporali, ma a recepire le informazioni per una richiesta di aiuti per una situazione generale di fragilità ed incertezza legata comunque agli effetti del climate change:
“Provincia di Pavia ha altresì annunciato che provvederà a sollecitare il riconoscimento dello stato di calamità naturale che interessa le attività agricole”, spiega Giovanni Palli, che è anche presidente della Comunità Montana Oltrepò Pavese e sindaco di Varzi. “Sollecito che verrà fatto a Regione Lombardia (che è il titolare della richiesta al Ministero) ed a Ministero. Si stima una richiesta di 10 milioni di euro per i privati (danni lato Protezione civile ovvero tetti/abitazioni) di oltre 4 milioni per le infrastrutture pubbliche”.
“Adattarsi e resistere” è da sempre il motto dei vignaioli, di tutti ma soprattutto di quelli che coltivano in zone complesse, affrontando pendenze e nature “variabili” dei terreni, da un parte ricchezza garantita per il mondo del vino (soprattutto le altitudini che permettono maggiori freschezze), dall’altra rischio, allenamento ad operazioni che sfiorano modus operandi da coltivatori eroici (sono pochi ormai coloro che sanno gestire su un trattore – a cingoli – lavori nelle vigne con certe pendenze e magari su certi terreni fragili).

Adattamento e lungimiranza, sono gli obiettivi del presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Gilda Fugazza, commercialista ma anche produttrice di vino sulle pendici di Mondonico, San Damiano al Colle – quasi al confine con l’Emilia – che ha voluto testimoniare solidarietà ai vignaioli colpiti da questi terribili eventi climatici e sabato ha raggiunto la sede del Club del Consorzio del Buttafuoco Storico per verificare di persona l’accaduto.
“Siamo così abituati a reagire al cambiamento in agricoltura e in viticoltura che basta una pioggia bella come quella dell’altra sera (venerdì 29 luglio) per strapparci un sorriso ed essere ottimisti”, spiega. “La solidarietà fra viticoltori è sempre presente e certamente il Consorzio è molto vicino a chi è rimasto colpito da questi eventi, ma non c’è tempo per le parole. Siamo più per fare e poi i numeri. Stiamo lavorando sodo per fare crescere il livello e la qualità delle nostre Denominazioni e per fare in modo che siano quotati come si deve rispettando i traguardi raggiunti”.
Le buone pratiche – sostenibili e innovative – sono un modello a cui si ispira la presidente del Consorzio, modello che vuole adottare e non da ieri per il suo Oltrepò del vino:
“Siamo gente allenata all’ottimismo che ti regala la terra se la sai rispettare che ci sta chiedendo innovazione e nuove pratiche e cambiamenti per aiutarla in modo sostenibile ad adattarsi al climate change. Si parla spesso anche abusandone di resilienza, io dico adattabilità. E aggiungo ricerca e innovazione. Le pratiche urgenti per noi viticoltori sono invasi e portinnesti: come sperimentato con successo in altre regioni e la terra con i suoi frutti ci ringrazierà in modo naturale”.
Vendemmia 2022 in Oltrepò Pavese: la fotografia di Carlo Veronese e Gilda Fugazza
Tutela e sviluppo, ma anche gestione della comunicazione e pianificazione degli eventi di promozione, il Consorzio Oltrepò risponde così a queste giornate calde e difficili allo stesso tempo. “A proposito di queste giornate particolarmente difficili”, dice Carlo Veronese, direttore del Consorzio, “ho avuto modo di esternare la massima solidarietà a chi è stato gravemente colpito in un modo o nell’altro, grandine e alluvione comprese, il mio invito è rivolto a restare tutti insieme concentrati per avanzare con strategie positive nel programma di valorizzazione di tutta l’area vitivinicola che già ha dimostrato un cambiamento quasi epocale”.
Si va verso una vendemmia 2022 delicata:
“Sarà di qualità, di solito non anticipo mai la previsione”, riprende Gilda Fugazza, “e lo dico consapevole del cambiamento climatico che stiamo vivendo”.
Inutile recriminare sulle avversità della natura, piuttosto si guarda oltre, come spiega Carlo Veronese:
“Dobbiamo continuare a tenere saldo il contatto con il mondo dell’opinione del vino che sta apprezzando molto il livello dei nostri vini e con il consumatore che ha percepito questa qualità diffusa e tutti gli sforzi che stiamo facendo per conquistare posizioni più idonee sui mercati che contano, sui mercati belli e che devono diventare anche gratificanti economicamente, con una crescita di valore che è economia vincente del vino. Il cambiamento climatico ci impone attenzione a fare bene con queste condizioni, senza perdere la barra dritta della qualità”.
