Colto, appassionato, attento e curioso. Quattro aggettivi che descrivono bene il consumatore di vino del Giappone. Scriveva così Marco Sabellico nel 2014 raccontando un mondo che si apriva decisamente alla conoscenza dei migliori vini italiani. Oggi, al ritorno dall’evento organizzato dal Gambero Rosso International 2022, a Tokyo, svoltosi il 25 ottobre presso il Ritz Carlton, aggiungiamo un aggettivo: preparato. E ancora: entusiasta. Di conoscere nuove vie (regioni) delle Denominazioni eccellenti del vino italiano, dove la storia fa da vassoio, per forza d’argento, ma il calice di vetro che si appoggia è altrettanto prezioso per la qualità del racconto di oggi, della terra (della vigna) che resiste al cambiamento climatico, e per la capacità di attrarre nella grande bellezza del Paese italico del vino. Un pubblico profondamente appassionato, quello giapponese, che vuole assaggiare e poi viaggiare nell’eccellenza di questo mondo. Per creare una nuova economia fatta prima di cultura (il vassoio) e poi di sostanza (il vino). L’evento Tre Bicchieri, che ha registrato il tutto esaurito, con oltre 64 aziende partecipanti e due Consorzi, quello del Prosecco Doc e quello dei Vini dell’Oltrepò Pavese (presenti nel ruolo di special guest come per Berlucchi), dimostra uno strepitoso successo di questa lungimirante strategia sulla rotta orientale del vino mondiale.

L’evento Tre Bicchieri Gambero Rosso a Tokyo: il Giappone straordinaria opportunità per il vino italiano
A Tokyo, la regia internazionale del Gambero Rosso porta dunque ancora una volta i migliori vini italiani, pochi giorni dopo l’assegnazione dei riconoscimenti dei Tre Bicchieri, per presentarli ad un pubblico di distributori, sommelier e chef di una delle città cardine della gastronomia del Sol Levante.
Marco Sabellico insieme a Isao Miyajima, traduttore della Guida dei Vini, edita in Giappone da Kodansha, hanno in questi anni seminato in questa terra magnifica la cultura del buon vino italiano, scrivendola e raccontandola, per un successo che si sta concretizzano in un momento particolarmente delicato anche per questa economia.
“La storia d’amore tra giapponesi e vino italiano non è solo un’infatuazione. In Giappone ci sono oltre 90mila ristoranti italiani e sono una straordinaria opportunità per le nostre aziende”, ha dichiarato l’ambasciatore italiano a Tokyo.

I vini dell’Oltrepò Pavese in missione nel Paese del Sol Levante: come è andata
Per svelare i suoi tesori al pubblico giapponese il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese è sbarcato nella capitale del Paese del Sol Levante con un importante banco d’assaggio, posizionato nell’area perimetrale lunga della sala predisposta per il walk around tasting, e ha raccontato le perle delle Denominazioni dell’Oltrepò Pavese, terra di 6 Doc e 1 Docg, con l’assaggio di etichette in grado di raccontare la varietà e tipicità di un territorio proposto per la prima volta ad un pubblico molto competente e curioso di conoscere il livello qualitativo di questa area vitivinicola per certi mercati ancora poco esplorata.
“Siamo rimasti sorpresi piacevolmente dalla risposta dei nostri degustatori, numerosi, competenti e curiosi di assaggiare e conoscere le storie che stanno dietro a queste Doc”, ha detto il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Carlo Veronese.



“Abbiamo visto un piacevolissimo, atteso, fermento nell’area bollicine, intendo dire l’area che rappresentava Oltrepò Pavese Docg Metodo Classico Pinot Nero, registrando un successo decisamente positivo”.
Non hanno tradito le attese neanche le altre tipologie, dai Riesling particolarmente apprezzati, ai rossi, “dove hanno stupito le abilità dei vignaioli e dei produttori nell’interpretare vitigni e stile”, riprende Carlo Veronese, “dalla Barbera Doc alla Bonarda Doc, ai Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Doc, dunque in rosso, con annate fresche e via via giocate invece sul tempo, mantenendo comunque la matrice dell’eleganza che non ha tempo. Tipica di questa terra del Pinot Nero. Non ha sorpreso infine la curiosa conoscenza, dimostratasi diffusa e positiva della Bonarda Doc, identificata come interessante e di qualità, piaciuta soprattutto ai ristoratori per l’abbinamento a piatti internazionali, alla cucina italiana e persino a quella giapponese. Il Sangue di Giuda, il nostro rosso dolce Doc, ha fatto la sua parte per dimostrare che dall’antipasto al dessert l’offerta di queste Doc si completa con prodotti curiosi e sempre interessanti”.

Carlo Veronese, direttore del Consorzio in tandem con Isao Miyajima, giornalista giapponese grande esperto di cultura italiana enoica oltre che degustatore dei vini italiani per il Gambero Rosso, ha condotto la masterclass che è stata affrontata come un armonioso viaggio alla scoperta dell’Oltrepò Pavese, attraverso il racconto delle diverse Denominazioni.
“È stata una bella degustazione”, ha detto Isao Miyajima intervistato a fine evento, “e ha fatto vedere questa grande varietà del Territorio dell’Oltrepò Pavese, una degustazione che ha prima attratto e poi affascinato chi ha partecipato, offrendo la possibilità di degustare vini che ancora in Giappone non si bevono. La masterclass ha detto chiaramente che la qualità c’è, che questa area vitivinicola è grande e va presentata e comunicata per fare sempre di più sapere che esiste questo magnifico territorio del vino italiano. E quando il territorio e la sua storia ci sono. C’è proprio tutto”.

Tetsuro Akanegakubo, ormai storico corrispondente da Roma per il Giappone, membro in seno alla Stampa Estera di Roma – Gruppo del Gusto, dichiarava tempo fa:
“Il Giappone è un mercato immenso e i giapponesi amano bere ma si rapportano alla tavola in modo diverso. Mentre la cucina italiana parte dal cibo per proporre il vino in abbinamento, la nostra segue un processo inverso. Da una tipologia di sake, per esempio, si sceglie la preparazione gastronomica, per questo c’è tutto un nuovo mondo da proporre e conoscere, perché si incrocino due culture così diverse ma anche così simili quando si incontrano e raccontano la loro storia”.
Un matrimonio che s’ha da fare. “Il vino italiano con le sue mille diversità ci affascina e si sposa benissimo con la cucina giapponese”, ha affermato Mayumi Obori della Society of Wine Educators, aggiungendo che “da isolani quali siamo ci sentiamo naturalmente vicini ad un Paese circondato dal mare come l’Italia. Ci affascinano la cultura e lo stile di vita mediterraneo, che è salutare, gustoso e solare come il nostro”.
