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Il Pinot Nero dell’Oltrepò punta sempre più in alto

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C’è la cronaca di tutti i giorni e ci sono poi le invasioni pacifiche del mondo del vino, che generano stati d’animo condivisi che ampliano l’effetto emozione. Dove tutti poi sono contenti. Come nelle favole. Anche i calici, vuoti – pieni – vuoti: di eccellenza del territorio. Ed è l’epilogo di una tipica storia emozionante del vino, da un vitigno in questo caso, sua maestà il Pinot Nero, difficile da gestire (in vigna e in cantina dicono gli esperti) ma facilissimo da amare. Un Pinot Nero che si presenta in grande spolvero in Oltrepò Pavese, che apre le porte attraverso il suo Consorzio Tutela e Promozione, per presentare le sue diverse anime, quella del Metodo Classico, che è una Docg in questa storica terra lombarda del vino, anche con la sua versione rosé (Cruasé è il brand) e quella in rosso. Così, Oltrepò Terra di Pinot Nero diventa un evento pacifista e moltiplicatore di valori, diventa racconto di un territorio che si vuole andare a prendere qualche bella soddisfazione, oltre i premi, i numeri, le valutazioni delle Guide, oltre le statistiche e gli andamenti di una vendemmia mai come quest’anno imprevedibile e per certi versi imprevista, grazie a tanti fattori e complicazioni, iniziando dal clima, con il caldo e la siccità, la grandine, il vento caldo. Meno 20% circa di produzione, ma da più parti arriva la consapevolezza, vuotate le cavagne e le cassette di raccolta, che questa può essere una grande annata, di un’uva di qualità, piccola ma generosa per il potenziale che regala. Concentrazione di ottimismo che in questo momento serve ad allenare anche lo spirito e l’intraprendenza di tanti produttori, molti giovani, molte donne, tanto entusiasmo, nonostante tutto.

Il Pinot Nero dell’Oltrepò punta sempre più in alto: cronaca di una giornata nella Terra di Pinot Nero tra metodo classico e vino rosso.

Cronaca di una giornata in Oltrepò, Terra di Pinot Nero

Oltre tutto questo e oltre la premessa, dunque, anche grazie a questo evento Terra di Pinot Nero, c’è una terra del vino che rivendica valore, qualità, passione, e determinazione: una terra rappresentata in questa rassegna da 34 aziende ma potrebbero essere anche di più, dice la voce esperta di Filippo Bartolotta, e comunque sono già il 70% in più, rispetto all’edizione zero di un anno fa, sempre nella splendida Tenuta Pegazzera, immersa in un paesaggio del quale non ci si può che innamorare, bisogna venire qui per capirlo e vivere questa esperienza, un’esperienza di territorio che cresce si apre ed è bellissimo. Dove tornare.

Un evento di successo e 150 persone concentrate, fra operatori del settore, giornalisti e comunicatori del vino, ristoratori che per una giornata intensa e bellissima, hanno degustato e ascoltato il racconto concentrandosi su tutte le sfumature che rilanciano questa rivoluzione pacifica del Pinot nero d’Oltrepò Pavese. Un’invasione di eccellenze. “Un livello molto alto di qualità del vino”, come più volte ripetuto dai due grandi esperti a guidare le danze di due masterclass – una in rosso – l’altra dedicata alle bollicine, la prima condotta da Filippo Bartolotta e la seconda da Chiara Giovoni.

Il Pinot Nero dell’Oltrepò punta sempre più in alto: cronaca di una giornata nella Terra di Pinot Nero tra metodo classico e vino rosso.
Filippo Bartolotta e Chiara Giovoni

Applausi a scena aperta per i calici in degustazione, rigorosamente selezionati dai due esperti pescando con altrettanto rigore fra etichette delle Denominazioni eccellenti che stanno impegnando il Consorzio nella tutela e nella promozione, come spiega Carlo Veronese, il direttore: 

“Un lungo lavoro che inizia a dare i frutti finalizzato a fare crescere il brand enologico di un territorio, l’Oltrepò Pavese, denominazioni che hanno tutte le carte in regola per presentarsi al mondo, distinguersi, farsi apprezzare e vincere, anche in un contesto complesso come questo, che è anche frutto di un momento economico particolarissimo, dove tutto gioca contro, ma non la serietà di questi produttori e di queste vigne, belle, ricche di storia, persino eroiche. In questi giorni abbiamo stappato le colline del vino anche ad una delegazione di giornalisti europei che porteremo in un tour di cantine, uno dei numerosi progetti finanziati dal Gal Oltrepò Pavese, che prevede diverse attività nazionali e internazionali che seminano cultura e consapevolezza nel mondo del vino rispetto ai traguardi raggiunti da questo territorio in campo enologico”.  

Il Pinot Nero dell’Oltrepò punta sempre più in alto: cronaca di una giornata nella Terra di Pinot Nero tra metodo classico e vino rosso.
Carlo Veronese

Una forza positiva, propulsiva e pacifista è la sintesi di questo grande progetto di valorizzazione dell’Oltrepò del vino. 

“È la forza del gioco di squadra”, racconta Gilda Fugazza, presidente del Consorzio Tutela, “e la forza di un grande territorio si misura soprattutto in eventi come questo. La seconda edizione di Oltrepò – Terra di Pinot Nero ha vinto prima ancora di partire dal via, grazie alle aziende presenti entusiaste di fare parte di questa qualificata vetrina”.

“L’Oltrepò Pavese è un territorio votato alla viticoltura da sempre e in questa regione del vino, terza area produttiva al mondo di Pinot Nero, dopo la Francia della Champagne e della Borgogna, noi ci giochiamo una carta vincente di unicità: la biodiversità dell’Oltrepò Pavese propone infatti un territorio poliedrico capace di proporre un vino tipico per ogni gusto e per ogni momento, in perfetta tendenza con il mercato, anche internazionale”.

Biodiversità, sostenibilità e longevità sono i capisaldi che la presidente evoca contestualizzando il suo intervento di benvenuto ai vignaioli imprenditori delle Denominazioni d’Oltrepò Pavese: 

“Sono produttori che puntano oggi più che mai alla qualità e alla plurale identità dei loro prodotti. Dialogano con nuove proposte enoturistiche, hanno aperto le degustazioni nelle loro cantine e sono sempre più apprezzati sui tavoli anche internazionali. Hanno in dote uno storytelling reale, una storia di vino e di gusto (all’incrocio di quattro regioni), che deve ancora essere diffusamente raccontata e che traccia i profili di emozionanti colline del vino. Abbiamo solo iniziato a farlo anche all’estero come in Italia!”.

Il Pinot Nero dell’Oltrepò punta sempre più in alto: cronaca di una giornata nella Terra di Pinot Nero tra metodo classico e vino rosso.
Gilda Fugazza con Alessandro Fede Pellone

La rivoluzione pacifista dell’Oltrepò Pavese del vino ha un cartello alto che si identifica nella parola “Unicità”. 

“Il nostro è un territorio che non è possibile replicare in nessuna altra parte del globo”, conclude Gilda Fugazza.” È qui che nascono i vini di queste importanti Denominazioni. Il Pinot Nero è un vitigno che richiede non solo terreni vocati, microclima particolari, un territorio, ma anche un grande impegno sia da parte del viticoltore che da parte dell’enologo, da qui l’importanza della mano dell’uomo, e delle aziende che incontrate a Pegazzera, ognuna con il suo stile. Perché una bottiglia di vino sia la sintesi di un perfetto equilibrio tra la natura, la storia di un vigneto e del suo territorio e la mano dell’uomo. Per raccontare tutto questo, qui, non manca niente”.

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